7 Marzo 2016
23:00
Il rugby, Tre Rose, la Drola e la ricerca del riscatto
CASALE MONFERRATO – “O noi risorgiamo adesso come collettivo, o saremo annientati individualmente“. La frase di Al Pacino nel film “Ogni maledetta domenica” aiuta a rappresentare la storia di una partita di rugby, disputata alle Vallette di Torino. Le mura del carcere circondano un campo verde in cui il singolo fa l’insieme. Tante storie, tutte diverse, alcune costellate di errori, altre di tragedie, altre ancora in cerca di un percorso ancora da trovare, eppure tutte hanno recuperato serenità in un prato. Domenica le Tre Rose, squadra di rugby di Casale Monferrato, fatta di giocatori arrivati da tutte le parti dell’Africa, ma anche da italiani, albanesi e romeni, hanno incontrato la Drola, formazione delle Vallette che milita nella C2 piemontese, composta tutta da detenuti, ognuno con la propria vicenda personale. Tra di loro anche un ex campione di calcio della A albanese e un ex nazionale Montenegrino di pallanuoto. Ma il passato non conta più. Quel che conta per ciascuno di loro è l’oggi, l’attimo. Una maglia, dei pantaloncini corti, l’aria che profuma di fango ed erba e il sole che assottiglia lo spazio concesso agli occhi. Quell’attimo è libertà. Su quel campo verde ci si sente parte di un tutto, non una parte di niente. La differenza è sostanziale. Così la partita inizia, sul tabellone i numeri girano fino a fermarsi al 50-10 per la Drola.
Su quel campo ognuno sulle spalle ha portato il peso invisibile di un passato, tradito solo in parte dal fisico. Per questo, ha spiegato Paolo Pensa, presidente delle Tre Rose, “è stata una partita storica. Si sono incontrate due squadre che per diversi motivi cercano riscatto con lo sport. Una gara carica di valori umani. Sono ragazzi che da una parte hanno sicuramente sbagliato da una parte e dall’altra giovani che nonostante le difficoltà non è finita sulla cattiva strada. Entrambe le situazioni cercano riscatto dalla vita. Per questo è stata una partita storica.”
Sicuramente sarà un’esperienza “difficile da dimenticare – ha raccontato il fotografo Walter Zollino, autore del reportage a corredo dell’articolo – in cui il clima di serenità e di tranquillità è stato l’elemento più forte, nonostante i problemi con cui ciascuno dei giocatori deve convivere al momento“. Sala Seriki, per esempio, atleta della squadra di Casale nato in Costa d’Avorio, ha raccontato la sua storia, segnata fin da piccolo. La mamma morta quando lui era giovanissimo, il padre, ucciso per motivi politici, la sorella sequestrata e poi deceduta anche lei. Poi la fuga, in Burkina Faso e infine in Libia dove, senza documenti, è stato costretto in carcere fino a che è stato liberato. L’ex azzurro, Walter Rista, ideatore della onlus “Ovale oltre le sbarre“, ha voluto che il giovane giocatore della Tre Rose raccontasse la sua storia, simbolo di una vita dura, difficile, spietata e inspiegabile, ma che con caparbietà si vuole raddrizzare.
Nel rugby la palla è ovale, come nella vita non rotola, non ha rimbalzi regolari, è imprevedibile. I vincitori ci sono perché ci sono gli sconfitti.
Il ritorno tra le Tre Rose e la Drola sarà a maggio. Per quel periodo sicuramente molte cose saranno cambiate, come nella vita di tutti.
Fabrizio Laddago, foto di Walter Zollino