Autore Redazione
lunedì
19 Maggio 2025
18:01
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Cronaca - Alessandria

Rinnovo Autorizzazione Ambientale Solvay: comitati e associazioni chiedono azioni concrete contro l’inquinamento

Rinnovo Autorizzazione Ambientale Solvay: comitati e associazioni chiedono azioni concrete contro l’inquinamento

ALESSANDRIA – Alla vigilia della terza Conferenza dei Servizi per il riesame dell’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) per le attività di Solvay a Spinetta Marengo, i comitati “Stop Solvay” e “Vivere in Fraschetta” insieme a Greenpeace Italia hanno inoltrato alla Direzione Ambiente Viabilità della Provincia di Alessandria una serie di osservazioni e rimarcato preoccupazioni ambientali e sanitarie.

Solvay, ricostruiscono i comitati “Stop Solvay” e “Vivere in Fraschetta” e Greenpeace Italia, è stata “autorizzata a produrre in deroga dal 2020″ e segue le disposizioni di un’AIA risalente al 2010. La società ha quindi prolungando la sua attività produttiva oltre il termine decennale previsto: “In questo arco temporale di 15 anni è stato ufficializzato il pesante inquinamento della falda acquifera peraltro noto agli abitanti della Fraschetta da decenni. Fin dal dopoguerra, infatti, a Spinetta Marengo si è diffusa l’abitudine di non utilizzare l’acqua attinta dai pozzi a scopo alimentare. Sulla base dei risultati delle analisi continuative di Arpa, inoltre, il Comune di Alessandria ha vietato di attingere acqua di falda in una vasta zona intorno al Polo Chimico. Le analisi hanno evidenziato che l’acqua risulta inquinata sia all’interno che all’esterno della fabbrica, fino a notevoli profondità. Si tratta di un grave disagio, oltre che di un danno economico, per la popolazione, costretta a utilizzare l’acqua dell’acquedotto comunale anche per l’irrigazione di giardini e orti“.

Indagini successive condotte da Ispra e Arpa – si legge ancora nella nota – hanno inoltre dimostrato che l’inquinamento si trasferisce ai prodotti ortofrutticoli, alle uova e al latte, aggravando ulteriormente la situazione ambientale e sanitaria”.

Negli ultimi 15 anni, ricordano ancora i comitati “Sto Solvay”, “Vivere in Fraschetta” e Greenpeace Italia, la comunità scientifica ha approfondito gli studi sui PFAS, definiti “inquinanti eterni” per la loro estrema persistenza nell’ambiente. Solvay, nel sito di Spinetta Marengo, ha prodotto ed utilizzato, fino al 2012, sostanze come PFOA e ADV, per poi concentrarsi su cC6O4 e ADV negli anni successivi.
Il PFOA è stato dichiarato cancerogeno dall’OMS nel 2023. Si presume che lo siano anche molti altri PFAS fra i quali quelli prodotti a Spinetta. Quando la loro nocività e cancerogenicità verranno definitivamente dimostrate potrebbe essere troppo tardi“.
In base al principio di precauzione, Stop Solvay” e “Vivere in Fraschetta” e Greenpeace Italia chiedono di “bandirli fin da subito”, sostituendoli con sostanze non pericolose come sta succedendo negli Usa.

Arpa ha reso pubblici i risultati di una campagna accurata e continuativa di analisi dei PFAS che ricadono sui centri abitati e che permeano l’aria circostante. Le analisi hanno rilevato la presenza di queste sostanze anche a oltre 10 km di distanza dal Polo Chimico e sta proseguendo le indagini per determinare l’effettiva estensione dell’inquinamento atmosferico. Le indagini mostrano che il dilavamento di sostanze nocive nelle falde acquifere continua. Questo evidenzia l‘inefficacia della cosiddetta ‘barriera idraulica’, più volte citata come misura di contenimento nelle considerazioni della Corte d’Assise e della Suprema Corte nel processo a carico di Solvay”.

I comitati e Greenpeace hanno avanzato richieste chiare e mirate in vista del riesame dell’Autorizzazione Integrata Ambientale. Tra queste c’è quella di progetti pubblici e trasparenti per il contenimento dell’inquinamento e “trasparenza” sugli studi relativi alla nocività delle sostanze impiegate, compresi i PFAS prodotti nello stabilimento. “Stop Solvay” e “Vivere in Fraschetta” e Greenpeace Italia chiedono poi “chiarezza” sullo smaltimento dei fanghi degli impianti di depurazione, “il cui destino deve essere tracciabile e reso pubblico” e la sostituzione delle lavorazioni che qualificano Spinetta Marengo come “sito Seveso” con produzioni sicure oppure che vengano “cessate del tutto”.

Nel 2020 si è tenuta la Conferenza dei Servizi, conclusasi l’anno seguente, che ha autorizzato Solvay ad ampliare la produzione del PFAS cC6O4, nonostante fosse già noto un grave sversamento nelle falde e nelle acque superficiali. La Provincia, pur consapevole della situazione date le evidenze riportare da Arpa, ha scelto di privilegiare gli interessi economici dell’azienda, concedendo l’ampliamento e comunicando alla cittadinanza una fantomatica tutela dei loro diritti fondamentali imponendo prescrizioni che si sono rivelate del tutto inefficaci nel contenere l’inquinamento. Ricordiamo che tra le 32 prescrizioni previste per il rilascio dell’Autorizzazione, la prima prevedeva che nessuna molecola di inquinante sarebbe più dovuta fuoriuscire dallo stabilimento: a quattro anni di distanza sappiamo con certezza che quella prescrizione non è mai stata ottemperata.
Oggi la Provincia dispone di una significativa quantità di dati e studi scientifici che offrono l’opportunità di prendere una decisione storica e finalmente responsabile: non permettere che questo impianto continui a produrre PFAS e che ogni emissione venga azzerata in ogni matrice, in acqua, nel suolo e in atmosfera”. “Questa – per “Stop Solvay” e “Vivere in Fraschetta” e Greenpeace Italia – è l’unica scelta davvero lungimirante per tutelare il territorio e la salute delle persone. Permettere la prosecuzione della produzione significherebbe continuare ad esporre deliberatamente la popolazione ai rischi di contaminazione da sostanze altamente persistenti.
Bloccare l’attività di produzione di PFAS dell’impianto è un atto di responsabilità istituzionale, un segnale concreto che la salute pubblica non è più negoziabile. In caso contrario, la Conferenza dei Servizi si terrà in un contesto già drammatico e grottesco: mentre decine di cittadini apprendono di avere il sangue contaminato, le istituzioni continuano a dimostrare di non avere le giuste priorità, discutendo su cavilli tecnici del tutto irrealizzabili e contribuendo deliberatamente al danno verso la salute di tutta la cittadinanza”.

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