25 Marzo 2016
23:00
“Bene la nuova legge sull’omicidio stradale, ma c’è ancora da lavorare”
ALESSANDRIA – Da ieri è entrata in vigore la nuova legge sull’omicidio stradale. Il nuovo reato prevede che chiunque provochi la morte di una persona in seguito a comportamenti pericolosi alla guida, conducendo un veicolo sotto l’effetto di sostanze stupefacenti o in stato di ebbrezza, verrà condannato a una pena che va dagli 8 ai 12 anni di reclusione. La pena si aggraverà ulteriormente (18 anni) in caso di fuga oppure omicidio di più persone.
A questo si aggiunge anche il ritiro della patente con la revoca del permesso di guida a partire da 5 anni per arrivare fino a 30. La legge è arrivata dopo anni di discussione e di rimandi, ma ora è operativa, peraltro in un weekend durante il quale la mobilitazione in auto è particolarmente marcata.
Comprensibile la soddisfazione di Ezio Bressan, dell’Associazione Familiari e Vittime della Strada: “la firma del Presidente della Repubblica mi ha reso felice – ha spiegato Bressan. Dato che è un grande costituzionalista, temevo potesse trovare qualcosa che non andasse bene, ma la sua firma mi ha reso felice. È un primo passo verso una condizione nuova di reato anche se secondo noi occorre lavorare ancora, ma avremo modo di tornare su questo. Volevamo far capire che questa fattispecie è un reato. In più, per la prima volta, l’Italia è il primo Stato che ha creato il reato di omicidio stradale ed è una cosa importante perché per esempio i nostri cugini francesi vorrebbero mutuarlo anche nel loro Paese. Di questo dobbiamo obiettivamente essere grati al Governo“.
Adesso però si lotta su altre cose a cominciare da un evento previsto per il 9 aprile. L’Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada infatti, ha aderito all’iniziativa voluta dell’Associazione “Un Chemin pour Demain“. Si tratta di una manifestazione per far sentire la profonda contrarietà alla scarcerazione, con arresti domiciliari, dell’automobilista che nell’agosto 2011 provocò la morte di quattro ragazzi francesi. L’uomo, Ilir Beti, con il suo suv, percorse per chilometri, contromano, la A26 fino a che impattò contro il veicolo dei giovani francesi. Uno scontro terrificante che stroncò la vita del gruppo di amici, in viaggio insieme per andare in vacanza.
In primo grado, ad Alessandria, l’automobilista era stato condannato a 21 anni e 4 mesi. In Corte d’Assise d’Appello, la condanna era stata confermata ma poi la Cassazione annullò il verdetto di secondo grado, rinviando il fascicolo in Appello, davanti a giudici diversi. A gennaio tuttavia l’organo giudicante ha confermato l’omicidio volontario pur riducendo la pena da 21 a 18 anni. In questi giorni Ilir Beti è però uscito dal carcere perché sottoposto agli arresti domiciliari e proprio questo aspetto ha indignato i familiari delle vittime e anche diverse associazioni, tra cui quella rappresentata ad Alessandria da Ezio Bressan. “È assurdo – ha spiegato Bressan – che una persona condannata a 18 anni esca dal carcere dopo soli 4 anni. Per questo con gli amici francesi abbiamo organizzato una manifestazione che punti l’attenzione su questo aspetto”.
Il ritrovo, sabato 9 aprile, sarà davanti alla Prefettura Piazza della Libertà di Alessandria alle 9.00 e dalle 10.00 partirà poi il corteo pacifico per le vie del centro di Alessandria.