Cinghiali, riduzione dei fondi Pac e costi: per la Cia Alessandria Asti i nodi del 2025 ancora da sciogliere
PROVINCIA DI ALESSANDRIA – Un bilancio del 2025 in chiaroscuro per la Cia Alessandria e Asti. Se da una parte la scelta di fondere i due territori provinciali in una unica organizzazione si è rivelata vincente, con una più solida capacità operativa grazie a 11 uffici territoriali a supporto di oltre 3 mila aziende associate, dall’altra restano tante le difficoltà del comparto, tra produzioni condizionate dal cambiamento climatico e dal complicato contesto socio-economico, fino ai costi sempre elevati. Nel 2025, inoltre, si è registrato un calo dell’8% delle imprese agricole tra Alessandrino e Astigiano, rispetto al biennio 2023/2024.
Non è mai rallentato l’impegno per gestire la fauna selvatica, in attesa della revisione della legge 157/92 che Cia invoca da tempo, secondo piani di abbattimento utili a ridimensionare il numero, per conseguenze che investono l’agricoltura ma anche l’incolumità pubblica. Bene l’allentamento delle restrizioni in zona rossa in provincia di Alessandria del mese di settembre 2025 in relazione alla Peste Suina Africana, ma in tre anni molti allevamenti di suini hanno chiuso e il comparto non si riprenderà in tempi brevi. Inoltre, non è da dimenticare il continuo aumento della popolazione dei cinghiali nei nostri boschi.
Sulle questioni agrarie, Cia ha dato impulso alla Regione, in attesa che la richiesta sia accolta e portata avanti, per gli Stati Generali del Vino, non più prorogabili, alla luce della crisi in atto sul comparto dei rossi e delle eccedenze di cantina. Ad Asti, Cia si è schierata da subito contro l’estensione della zona di origine del Moscato d’Asti e Asti Docg, rappresentando le critiche dei soci.
Richiesto anche un Tavolo nazionale sui cereali: Alessandria è tra le prime province in Italia per estensione e i problemi di prezzo sono notevoli.
Ad Alessandria è sul tavolo da anni il problema del transito dei mezzi agricoli sulla tangenziale di Alessandria e la percorrenza dei trattori in città, impegno portato avanti con Comune, Prefettura e Regione. Su impulso di Cia Alessandria-Asti, ora la questione è in discussione con Anas a Roma.
Il 2025 è stato ancora impietoso con gli agricoltori esposti alle zone alluvionali, con due importanti esondazioni (aprile e settembre) che hanno causato ingenti danni e perdita di semine prima e raccolto dopo. I terreni nelle zone golenali non si possono assicurare, e laddove è possibile, i risarcimenti arrivano con anni di ritardo. Cia chiede la revisione del sistema assicurativo e una più costante e attenta manutenzione della rete idrica, dei corsi principali ma anche secondari del territorio. Cia è impegnata nel confronto con Aipo riguardo l’innalzamento degli argini dei fiumi.
A livello locale, l’annata agraria ha generalmente restituito una fotografia di luci e ombre sui vari settori. Bene il riso, il miele (la ripresa, dopo anni disastrosi) e il prezzo per la zootecnia da carne e da latte. Buona qualità ma prezzo invece insoddisfacente per cereali (per il terzo anno il prezzo stenta a coprire i costi di produzione), mais e uve. I problemi alluvionali hanno impattato su importanti aziende orticole; maglia nera per le nocciole, con una produzione fino al 70% in meno.
Importanti iniziative sono state avviate nel 2025 sul territorio; tra queste, la collaborazione con l’Istituto “G. Penna” di Asti per la formazione degli allievi in materia di Sicurezza, con l’avvio dei corsi teorici e pratici di guida dei mezzi agricoli, secondo l’accordo Stato-Regioni. Si è parlato anche di internazionalizzazione, costruendo un ponte tra le aziende associate Cia e l’Arabia Saudita, per l’export a Riyad di alcuni prodotti di eccellenza del territorio, lavorando con i funzionari e dirigenti ministeriali arabi. Il settore degli Agriturismi mostra segnali positivi e Cia-Turismo Verde ha sviluppato molte azioni a supporto, dagli incontri formativi sul territorio delle due province (anche con la Polstrada in relazione al consumo di alcolici a tavola e le responsabilità degli esercenti) alla mappa digitale e cartacea delle aziende associate (circa 120), strumento utile per il turismo di prossimità e da fuori zona.
Cia Alessandria-Asti ha sostenuto anche iniziative territoriali a vario titolo, dal Motoraduno Internazionale Madonnina dei Centauri alle raccolte fondi della Fondazione Uspidalet, dagli eventi di promozione dei prodotti locali alle attività di sensibilizzazione sociale, alla costituzione (o loro consolidamento) di mercati agricoli locali.
Le sfide, e le preoccupazioni, principali su cui Cia sta lavorando a livello europeo riguardano: il Mercosur, il Fondo Unico, i dazi statunitensi, il Green Deal.
Il Mercosur (Mercado Común del Sur – Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay) si riferisce all’accordo di libero scambio tra l’UE e il blocco sudamericano, per cui Cia teme una concorrenza sleale e perdite per i settori sensibili come le carni, lo zucchero e i cereali. Cia ha chiesto l’introduzione di clausole di salvaguardia rapide e trasparenti per proteggere i prodotti europei più vulnerabili.
Il Fondo Unico è la proposta di riforma a livello europeo che prevede di accorpare la Politica Agricola Comune (PAC) in un unico fondo di bilancio dell’UE, in opposizione a un finanziamento separato. Cia contesta la proposta sostenendo che ridurrebbe le risorse, creerebbe disparità tra gli Stati membri e minaccerebbe la specificità dell’agricoltura e la sicurezza alimentare europea. Cia ha partecipato, con delegazioni di agricoltori associati da tutta Italia, ad una manifestazione di protesta a Bruxelles (mese di luglio) e scenderà di nuovo in piazza nella capitale belga il prossimo 18 dicembre.
I dazi, per Cia, rappresentano una spiacevole novità rispetto alla costante e lunga tendenza di crescita che aveva contraddistinto, negli anni, le vendite del cibo e del vino italiano negli Usa. Gli accordi raggiunti, sostiene Cia, sembrano essere più “una resa” che una conquista. Ma a fine anno si riscontra che non abbiamo intaccato sensibilmente gli affari degli imprenditori associati.
Il Green Deal è un progetto dell’UE che mira a rendere l’Europa il primo continente a impatto climatico zero entro il 2050, ma alcuni aspetti sembrano essere fuori controllo, per Cia.
L’Organizzazione fa l’esempio della gestione delle fitopatie e di forme di difesa che non tutelano l’agricoltura italiana.
È di estrema attualità la preoccupazione per il 2026 riguardo il credito di imposta (legge di Bilancio 2026), non più utilizzabile in compensazione nei costi previdenziali; Cia chiede la revisione. Mette in ulteriore tensione la mancata copertura finanziaria per le Misure di agricoltura 4.0 e 5.0: gli agricoltori hanno sostenuto investimenti significativi appoggiandosi a bandi pubblici che probabilmente non potranno essere finanziati come promesso. Ad aggravare il sistema c’è un complesso scenario burocratico che investe tutto il settore e complica particolarmente lo svolgimento delle attività, nonostante il supporto dei consulenti tecnici Cia (ad esempio: Quaderno di Campagna, gestione fertilizzanti, iscrizioni Sistri, decreto Sicurezza, flussi migratori, corsi zootecnia discutibili e altro).
Per il 2026 è stato già presentato un progetto di Sicurezza, a implementazione del servizio Cia strutturato e operativo da anni nelle varie sedi, ribadendo la centralità della prevenzione sui Luoghi di lavoro, con l’avvio di un percorso di formazione linguistica specializzata per lavoratori stranieri. Cia ritiene necessaria una profonda revisione del Pacchetto Sicurezza, dato l’andamento di decrescita nell’ultimo triennio di infortuni sul lavoro: le attività sanzionatorie troppo rigide rischiano di scoraggiare le attività di prevenzione degli imprenditori (le sanzioni rispetto alle uscite sono quantificabili nel 100% dei casi nelle due province, secondo i consulenti tecnici Cia Alessandria-Asti).
Proseguirà senza sosta il lavoro di rappresentanza delle imprese agricole nei confronti delle istituzioni regionali e nazionali, con particolare attenzione a tematiche strategiche come prezzi agricoli, fauna selvatica, contratti di filiera e sostenibilità, agricoltura nelle zone marginali.
“Quest’anno abbiamo consolidato la nostra presenza sul territorio e rafforzato i servizi per le imprese agricole” le parole della presidente provinciale Daniela Ferrando “guardiamo al 2026 con determinazione: continueremo a rappresentare le esigenze degli agricoltori, valorizzare le eccellenze locali e promuovere un’agricoltura sostenibile e competitiva”. Conclude il direttore Paolo Viarenghi: “Riteniamo che buona parte delle nostre proposte siano facilmente risolvibili. Basterebbe una migliore concertazione tra organi e livelli di operatività, per apportare benefici sostanziali alla nostra agricoltura. Ringraziamo i parlamentari del territorio, gli assessori e i consiglieri regionali per l’ascolto prestato alle nostre proposte, sempre da loro rappresentate ai Tavoli di lavoro competenti”.
ANDAMENTO COMPARTO CEREALI
Il grano italiano è pagato meno del suo costo di produzione, nonostante la produzione sia qualitativamente buona. È un’ingiustizia che gli agricoltori denunciano da tempo e che oggi trova conferma anche nei dati ufficiali di Ismea: coltivare frumento duro e tenero, pilastri del Made in Italy e della Dieta mediterranea, significa lavorare in perdita. Cia-Agricoltori Italiani lancia un allarme chiaro: basta con l’indifferenza, servono subito misure concrete per salvare il grano e chi lo produce.
Recentemente Cia ha lanciato un appello anche a livello provinciale, spiegando che per i cereali, l’annata 2025 è stata buona per qualità e quantità, ma l’aumento di pochi euro nel corso degli anni non pareggia l’equilibrio con i costi di produzione. Nel dettaglio, secondo i dati della Camera di Commercio di Alessandria (listino 22/9/2025, ultima seduta della Commissione Prezzi), la rilevazione per il frumento tenero biscottiero è di 205 euro/tonnellata; nel marzo 2024 la rilevazione (minima/massima) è stata 194-197 euro/tonnellata; nel 2023 è stata 193-198 euro/tonnellata. Secondo le stime di Cia Alessandria – Asti, sotto i 250 euro/tonnellata non è economicamente redditizio produrre.
Analogamente, il mais (nazionale ibrido) nell’ottobre 2023 era rilevato a 200 euro/tonnellata, nel 2024 con una forbice di 189-192 euro/tonnellata (dati Camera di Commercio Alessandria-Asti) e nelle stesse settimane del 2025 (indice della Granaria di Milano) 230 euro/tonnellata. La stima per la redditività minima, secondo Cia Alessandria-Asti, è qui di 260 euro/tonnellata, tenendo conto anche dei costi di irrigazione.
Inoltre, Cia ricorda come ormai oltre il 45% del grano duro e quasi il 70% del tenero provengano dall’estero, con un impatto diretto sui prezzi e sulla tenuta della cerealicoltura nazionale. Ed è per questo che è fondamentale, in questo scenario, la corretta applicazione di “Granaio Italia”, fortemente voluto dalla Confederazione, che possa garantire maggiore trasparenza sull’import e tutelare i produttori.
Cia Alessandria-Asti continua a partecipare alle sedute settimanali di quotazione del prezzo alla Granaria di Milano, con soci delegati alla rappresentanza.
NOCCIOLE
La raccolta 2025 è stata scarsa, fino al 70% in meno: la cascola del mese di luglio è stata impattante e i quantitativi sono bassi. Il prezzo si è alzato rispetto alla rilevazione annuale battuta a fine agosto a Castagnole delle Lanze, come era presumibile data anche la scarsa quantità prodotta, ma i costi di produzione per i produttori si mantengono elevati. Il prezzo dovrebbe coprire i costi e garantire un reddito, cosa banale ma non scontata. Cia segnala la necessità di maggiore ricerca e sperimentazione in corilicoltura per contrastare gli effetti del cambiamento climatico.
La produzione è in diminuzione e per la Tonda Gentile Trilobata è davvero un guaio: importantissima per l’industria dolciaria per le sue qualità organolettiche e di trasformazione, sembra essere messa a repentaglio, ogni anno sempre di più. Nella disastrosa campagna agraria del 2024 si è registrato un calo del 70% della produzione, a causa delle gelate primaverili e delle piogge troppo insistenti e abbondanti che hanno successivamente provocato malattie fungine e attacchi parassitari. Per far fronte al susseguirsi di annate sfavorevoli, la ricerca è l’unica chiave possibile per la resilienza del settore.
ZOOTECNIA DA CARNE
Cia Alessandria-Asti durante l’anno ha organizzato alcuni incontri dedicati al settore con i soci allevatori. L’andamento generale riguarda in particolare la mancanza di vitelli da carne e ancor di più di allevatori di nutrici, che è un problema europeo, conseguenza di un allontanamento dalle zone rurali sempre più importante, della mancanza del ricambio generazionale, della fatica che il lavoro comporta, dell’immagine e reputazione ingiustamente attribuita agli allevatori e dei risicati margini di guadagno che hanno caratterizzato il passato. A questo si abbina un’esponenziale richiesta da parte di paesi emergenti di giovani vitelli da ingrassare che non solo non si fermerà ma diventerà sempre più importante e pressante. Il momento del comparto dei bovini da carne, studi alla mano, risulta essere cruciale: è necessario intervenire con risolutezza, e prepotentemente, nel promuovere e dare nuovo sviluppo al settore della vacca nutrice, con un progetto di rilevanza nazionale, e voluto dal governo, che preveda sostegni finanziari senza precedenti, e che contempli a 360 gradi anche gli aspetti legati al territorio, alla società, all’ambiente fino alla filiera.
Il prezzo è alto alla stalla ma si tratta di una bolla: è nella realtà motivato dal fatto che mancano le fattrici, non dal valore riconosciuto al lavoro degli allevatori e alla qualità dei capi.
Riguardo la diffusione della Dermatite bovina (focolai in Sardegna e uno nel Mantovano), Cia è intervenuta a livello nazionale con una lettera al ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida per individuare gli strumenti più efficaci per sostenere il settore e affrontare con tempestività e responsabilità questa nuova sfida.
FRUTTICOLE
Annata finalmente positiva per il comparto frutticolo. A fronte di un generalizzato ritardo delle fioriture rispetto alle medie annuali (circa 10-15 giorni), l’annata ha poi recuperato con epoche di maturazione solo leggermente ritardate. Da segnalare le temperature particolarmente elevate del mese di giugno, responsabili di un blocco vegetativo e relativo stress delle piante, che successivamente hanno provocato un accavallamento nella maturazione delle diverse varietà, complicando non poco l’organizzazione e la pianificazione delle raccolte.
Precipitazioni ben distribuite nei mesi primaverili e anche – dopo la siccità estiva – qualche temporale di varia intensità non hanno compromesso le ultime raccolte delle drupacee; per le pomacee il ritorno a temperature notturne più fresche nell’imminenza della maturazione sta consentendo un recupero dell’ottimale colorazione dei frutti, leggermente deficitaria spesso nelle varietà estive (ad esempio, il gruppo Gala).
Produzioni finalmente presenti su albicocco, generalmente buone su pesco, susino e melo (dove la coltura non ha risentito di alternanza di produzione); scarsa invece la produzione di pere.
La difesa fitosanitaria non ha presentato particolari criticità, nelle aziende più attente e tempestive negli interventi, grazie anche a condizioni microclimatiche non estreme, a un graduale aumento della confusione sessuale nella lotta contro i principali insetti parassiti e, finalmente, alla pressoché assenza di fenomeni grandinigeni.
Si sono presentati localmente problemi di Bolla sul pesco alla ripresa vegetativa, e un generale aumento delle infestazioni di Afidi sulle varie colture. Particolare attenzione e specifici monitoraggi sono rivolti alle avversità di nuova introduzione: Drosophila suzukii su ciliegio e Halyomorpha halys su drupacee che, pur non causando danni ingenti come in zone frutticole a noi limitrofe, vedono la loro presenza in aumento anche nel nostro areale.
Non nuovo ma in quest’ultimo anno particolarmente dannoso nella nostra zona è risultato invece Capnodis tenebrionis, buprestide le cui larve sono responsabili di diffuse morie di giovani impianti di albicocco e ciliegio e contro il quale la difesa ha ben poche armi.
Lobesia botrana (tignoletta) non su frutta ma su vite, per il primo anno nell’Alessandrino è stata responsabile di danni sensibili, erodendo gli acini e favorendo attacchi generalizzati di botrite sui grappoli, specialmente su varietà a buccia sottile come il Timorasso, molto presente nel Tortonese. Per gli anni futuri sarà necessaria una difesa mirata anche contro questo insetto.
MIELE
L’annata è stata finalmente positiva, un’eccezione in un trend da lungo tempo negativo. si sono prodotte tutte le varietà tipiche delle zone, senza periodi di carestia che comportano l’intervento dell’apicoltore per sfamare le api. La primavera regolare, senza eventi estremi, ha favorito il ritorno dell’acacia che è stata abbondante, nella norma se considerate le annate di un decennio fa.
Chi vende al piccolo dettaglio e con vendita diretta in azienda ha buoni riscontri, mentre chi opera sul mercato all’ingrosso si scontra con le grosse partite a basso costo provenienti dall’estero, di dubbia qualità. Nota negativa: l’UE ha firmato con l’Ucraina il prossimo ingresso di miele per ingenti quantitativi di prodotto, che penalizzeranno i produttori italiani. Nota positiva: l’approvazione della “direttiva Breakfast” che rende obbligatoria l’indicazione della provenienza del miele in caso di miscela (i confezionatori, in presenza di due o più paesi di origine delle componenti, dovranno indicare in ordine decrescente i Paesi e le relative percentuali).
RISO
La campagna 2025 è stata nella media fino al mese di settembre, che ha portato ad un risvolto inaspettato a causa della grandine che ha interessato l’areale risicolo delle province di Vercelli, Novara e Milano. Non è ancora stato ben quantificato il danno, comunque significativo, che ha comportato una riduzione di prodotto sul mercato (probabilmente il 20%). Questo crea scompiglio in aggiunta alle incertezze del mercato: c’è attesa di capire le conseguenze che si verificheranno nei prossimi mesi. Molto riso non è stato ancora venduto al mese di novembre, gli agricoltori incasseranno entro la fine dell’anno il rimborso assicurativo per la grandine subita, ma molto riso è venuto meno sul mercato. Questo dovrebbe giovare al rialzo dei prezzi. Il mercato stenta a decollare ed è drogato dalle importazioni asiatiche, soprattutto delle varietà Indica e Lunghi A. La campagna (fino allo scorso settembre) era buona, con rese produttive nella norma e non avrebbe comportato particolari sbilanciamenti. Nei prossimi mesi sarà meglio definita la situazione.
Un problema importante da risolvere, in collaborazione anche a Ente Nazionale Risi, è la stabilità di mercato; si dovrà trovare un equilibrio tra produttori e industria, identificando le varietà più interessanti da coltivare per la campagna 2026. Inoltre, a livello governativo, i produttori ritengono che si debbano calmierare le importazioni di dubbia qualità: in Italia non si lavora alla pari con l’estero, essendo sottoposti a numerosi e rigidissimi controlli (anche sulla presenza di metalli pesanti), mentre la legislazione asiatica è molto meno rigida e incisiva riguardo la salubrità e i limiti concessi.
Nel 2025 si è svolta la prima edizione di Risò – Festival Internazionale del Riso a Vercelli, appuntamento che sarà replicato anche il prossimo anno. Cia era presente con uno stand a livello nazionale, a sottolineare l’importanza di questo prestigioso comparto per l’economia italiana e il Made in Italy.
LATTE
Il comparto della zootecnia da latte sta entrando nuovamente in periodo di incertezze dovuto a una serie di circostanze nazionali, europee e internazionali.
Sul fronte delle produzioni a livello nazionale si registra un quantitativo per l’anno in corso in linea con il 2024, cosa diversa in Europa dove, ad esempio, in Germania si registra un aumento importante del 6% e anche nel mondo come la Nuova Zelanda dove il clima favorevole determina buone performance produttive.
Tutto questo con i dazi americani, dollaro debole e prezzi al consumo molto alti creano contrazione sui volumi consumati.
Analizzare la situazione è abbastanza complicato in quanto se da un lato in recente report redatto dalla Ue ci dice che c’è un eccesso di materia prima nello stesso periodo, secondo il World Dairy Situation Report diffuso all’IDF World Dairy Summit 2025 di Santiago, sulla base delle informazioni attuali la crescita della produzione è attesa inferiore all’espansione dei consumi per i prossimi 10 anni.
Fatta questa panoramica, la situazione Piemontese dal punto di vista economico il 2025 è stato positivo, si è creato un clima fiducioso che magari in prima battuta ci consentirebbe di affrontare uno dei problemi principali del nostro settore che è il ricambio generazionale, ovviamente tutto vano se si entra nuovamente in una spirale recessiva.
Altra problematica del settore, ma potremmo dire dell’agricoltura in generale, è la distribuzione del reddito lungo la filiera (produttore, trasformatore e consumatore). Negli anni il valore si è spostato alla fine della filiera creando alcuni problemi. Per remunerare adeguatamente la materia prima, si trova un prodotto al consumo molto costoso, e in un paese dove il carrello della spesa aumenta più degli stipendi crea inevitabilmente contrazione dei consumi. Un’altra problematica per i produttori Piemontesi è che ci sono molte tabelle per valorizzare la qualità che creano confusione e un sistema di fatto poco trasparente. Come detto anche al “Tavolo tecnico monitoraggio qualità” della Regione Piemonte cui Cia ha partecipato, sarebbe auspicabile usare una tabella unica, sul modello Lombardia, dove di fatto gli allevatori riescono a realizzare di più rispetto ai colleghi piemontesi.
UVE
La vendemmia 2025 in provincia di Asti e Alessandria è iniziata piuttosto in anticipo ed è stata caratterizzata da ottima qualità ma con rese più contenute rispetto alle annate precedenti, diminuzione dovuta da più fattori contingenti, di natura climatica, patologica e normativa.
Un inverno mite, seguito da una primavera fresca e caratterizzata da piogge regolari, ha favorito una fioritura uniforme e una buona allegagione. L’estate ha avuto un decorso regolare, con giornate soleggiate e luminose e buona escursione termica giornaliera, condizioni ideali per l’accrescimento e la maturazione dei grappoli. Le grandi ondate di caldo nel mese di agosto hanno provocato un’accelerazione nella fase fenologica della vite, facendo anticipare la raccolta di alcuni areali e delle basi spumante. Le piogge e l’escursione termica notturna ha poi contribuito positivamente ad una ottima maturazione delle uve, che si sono quindi presentate generalmente molto belle, con un buon equilibrio tra zuccheri e acidità.
La crisi del vino rosso, gli stoccaggi in cantina preoccupano gli imprenditori, sommati a esportazioni incerte, cambiamento climatico, diminuzione del potere di acquisto, tendenze dei consumatori a tavola che sono, in un secondo momento, fattori che incidono sul mercato del vino. Ma l’annata 2025 dal punto di vista produttivo è stata particolarmente buona.
ORTICOLE INDUSTRIALI
La produzione è stata soddisfacente, ma nel mese di aprile le intense precipitazioni hanno impattato negativamente facendo addirittura perdere ad alcuni agricoltori parte del loro raccolto.
Il pomodoro è ancora buono per qualità e quantità, confermando il trend alessandrino, ma la primavera particolarmente piovosa ha messo alla prova i produttori.
Le orticole, anche di chi produce per il dettaglio, hanno visto ritardare i trapianti per il maltempo, ma la stagione si è sviluppata in modo positivo.
Le aziende di pianura delle aree golenali hanno subito gravi danni e perdite di raccolto a causa delle due esondazioni del Tanaro (aprile e settembre).