2 Agosto 2016
01:00
Incontro alla Camera di Commercio: il grano “imballa” la filiera
ALESSANDRIA – Sono state due ore di confronto serrato. Riuniti alla Camera di commercio, lunedì mattina, c’erano tutti i rappresentanti della filiera del grano, con ampia presenza degli agricoltori, le associazioni di categoria CIA e Confagricoltura e anche il Sindaco Maria Rita Rossa. Oggetto della discussione: come uscire dalla grave crisi del settore cerealicolo. Tanti i problemi affrontati, tra frizioni e lamentele, e, alla fine, una soluzione di breve termine: non presentarsi per la terza settimana consecutiva alla borsa-merci per la quotazione del listino del grano.
Il tavolo di confronto continuerà a settembre per trovare un accordo tra tutte le parti. Intanto, i fatti sono noti. Nel 2016 il grano duro ha fatto registrare una media di 18,5 euro al quintale, mentre il grano tenero ha un valore di 14 euro al quintale, “prezzi insostenibili” secondo gli agricoltori, vertice basso della filiera. Si aggiunga, poi, che in Italia le importazioni di grano aumentano, soprattutto da Ucraina e Canada, fattore che contribuisce alla caduta dei prezzi.
La filiera, però, come emerso dalla riunione, si è dimostrata essere tutto tranne che compatta e con una strategia comune. Già nell’individuare le cause della crisi, è stata evidente una certa divergenza tra agricoltori e trasformatori (chi sta all’interno della filiera). Gli agricoltori, ad esempio, hanno lamentato la competizione sleale con l’est Europa e la mancanza di una legge sull’etichettatura di provenienza, i trasformatori invece hanno risposto che il problema dipende da un’eccessiva fluttuazione dei prezzi della materia prima e la scarsa presenza di grano di qualità in provincia. Nel mentre, i prezzi continuano a scendere, ma solo quelli che riguardano il grano, a danno proprio degli agricoltori. I prezzi di farina, grano e pasta, infatti, rimangono stabili: oggi a parità di valore 100 kg di frumento equivalgono a 5 chili pane.
Per Gian Piero Ameglio, presidente CIA Alessandria, rafforzare la filiera e programmare un percorso comune tra produttori e trasformatori è fondamentale. Ha commentato a Radio Gold: “Credo che non ci sia differenza di interesse, ma di visione. Eppure tutti trarremmo benefici a far parte di una filiera forte e organizzata. Se però ognuno fa come vuole, l’intero settore non funziona. Per rafforzarci, dobbiamo cambiare le regole e farlo assieme, abbiamo toccato il fondo e non abbiamo altre strade da percorrere. Siamo in un mercato globale, dove competiamo con aree che non hanno la cultura, la storia, la qualità, le regole e i controlli sanitari che abbiamo noi. Solo uniti possiamo fare quella massa critica necessaria per rilanciare un vero Made in Italy”.
Il confronto tra le parti, quindi, andrà avanti, ma decisioni o progetti reali sembrano ancora mancare. Una base di partenza può essere il Progetto Grano alessandrino, lanciato dalla Camera di Commercio nel 2009, ma non tutti i trasformatori hanno concordato. Per ora, dunque, l’unica decisione è quella di chiedere ai rappresentanti dei produttori di grano di continuare a non presentarsi alla borsa-merci per le quotazioni del listino del grano.