3 Agosto 2016
01:00
Musulmani a messa anche ad Alessandria. Don Valerio:”Solo con la conoscenza reciproca superiamo il sospetto”
ALESSANDRIA – Confronto, conoscenza e condivisione. Queste le uniche “armi” nell’integrazione tra Cattolici e Musulmani, per “conoscersi e superare il sospetto“. Lo ha ribadito, con un messaggio chiaro, don Valerio Bersano, parroco di Santa Maria di Castello, che nella messa di domenica mattina ha ospitato alcuni membri della comunità Islamica alessandrina.
“Dopo l’uccisione di Padre Jacques Hamel a Rouen“, ha detto don Valerio, “noi volevamo organizzare qualche evento con la comunità islamica a metà agosto. Loro invece ci hanno anticipato e ci hanno chiesto volontariamente di poter partecipare alla messa. E ovviamente io sono stato d’accordo: ben vengano situazioni del genere“.
Domenica mattina alle 10:00, tre rappresentanti dei Giovani Musulmani d’Italia (organizzazione che riunisce i ragazzi di fede Islamica) Hajar Chadli, Mohamed Ed Derras e Said Chadli, hanno preso parte alla sacra celebrazione. Prima dell’inizio, però, Hajar ha preso la parola davanti a circa 150 fedeli, prendendo le distanze dagli attacchi terroristici in nome dell’Islam e manifestando solidarietà per tutte le vittime innocenti del terrorismo.
La stessa Hajar ha affidato il proprio pensiero a Facebook, con un post in cui ha invitato tutti alla conoscenza reciproca e all’accettazione della diversità.
“Noi dobbiamo continuare sulla strada del dialogo e del confronto” ha continuato don Valerio “è l’unico modo per superare la diffidenza e il sospetto. Dobbiamo aprirci e conoscerci, anche perchè io negli anni ho avuto molti più problemi con persone di fede cristiana che magari sporca o fa schiamazzi, che con i rifugiati dell’ostello di fede islamica. Negli anni, è successo solo una volta che un profugo, da ubriaco, avesse spaccato dei vetri della macchina. Ma sono cose che posso fare anche gli italiani, non c’entra la religione“.
Per il parroco la religione non ha nemmeno a che fare con il terrorismo. Ha detto: “Lo hanno anche detto i giovani musulmani: quella violenza non ha nulla a che vedere con la religione. A compiere questi gesti sono ragazzi giovanissimi, spesso estranei alla comunità islamica che non sono ancora formati religiosamente o culturalmente. E’ necessario seguire un dialogo di pace, e non voglio nemmeno che il Cristianesimo diventi un insieme di simboli vuoti da contrapporre solo per una sfida identitaria e culturale“.