29 Ottobre 2016
22:00
Rfi pronta a prendere in mano la direzione dei lavori del Terzo Valico, anzi del “Tunnel dei Giovi”
ALESSANDRIA – Dopo la maxi inchiesta e gli arresti per gli appalti del Terzo Valico “nulla può essere come prima“, forse a partire dal nome dell’opera. “Non un valico” ha precisato l’amministratore delegato di Rfi Maurizio Gentile ma “un tunnel di base” che sta “mettendo in pianura” i binari per far viaggiare “merci e passeggeri“. Non a 300 o 400 Km/h “ma a una velocità in grado di connettere le città in modo efficace“. Arrivato sabato mattina al Centogrigio di Alessandria, il vertice di Rete Ferroviaria Italiana ha parlato di un “passo avanti” rispetto al passato dopo “quell’oggettiva sbandata” che, però, non ha fatto ‘deragliare’ il treno dei lavori. I cantieri non sono stati fermati e tutti i protocolli, a partire da quello sull’occupazione, “non sono messi in discussione”, ha garantito l’ad di Rfi. Ciò che oggi si vuole cambiare sono però “quelle logiche antiche e superate” dove sarebbe nato “il problema” che ha coinvolto “i privati”, ossia il General Contractor Cociv. In attesa degli esiti dell’inchiesta, ha precisato Gentile, Rfi ha comunque avviato controlli sui lavori realizzati fino ad oggi e anche sulla qualità dei materiali impiegati. L’amministratore delegato ha inoltre espresso la volontà di Rfi di “prendere in mano da subito” la direzione lavori e di “cambiare le regole di assegnazione delle gare” designando un membro all’interno delle Commissioni. La gestione dell’opera da parte del Committente, secondo Gentile, sarebbe “una garanzia” per la tutela dell’interesse pubblico, perché il Terzo Valico, anzi “Il tunnel dei Giovi” come è stato proposto di chiamarlo, deve tornare a viaggiare sui binari “della trasparenza“.
Scansare Cociv, che è quello che hanno chiesto con forza i sindaci del territorio, però, potrebbe non essere così semplice. “I vincoli contrattuali ci sono” ha ammesso Gentile, ma le nuove norme sul Codice degli Appalti potrebbero venire in aiuto. La strada, questa o un’altra, va comunque imboccata perché i sindaci non sembrano intenzionati a veder cadere nel vuoto la richiesta di commissariamento. “Sulla trasparenza non sono ammessi sconti”, ha rimarcato la presidente della Provincia Rita Rossa “ma guai a pensare che per evitare l’illegalità si fermi lo sviluppo di un Paese“. Uno sviluppo che non può prescindere dai controlli sulla tutela dell’ambiente, “che necessitano di maggiori fondi”, e anche dall’occupazione.
Posti di lavoro che devono essere creati “subito e sul territorio” ha puntualizzato il sindaco di Novi, Rocchino Muliere. Per un’opera da oltre 6 miliardi di euro il numero degli occupati della provincia non può limitarsi ai 150 lavoratori previsti nel protocollo siglato questa estate. I numeri devono essere altri, anche nel campo base di Novi, dove 450 persone hanno bisogno di servizi per i quali oggi non è stato però assunto nessun novese, o alessandrino in genere. Insomma, i sindaci che hanno accettato di mettere “la faccia” anche all’Open Space Technology di richieste ne hanno ma “credono nelle opportunità legate all’opera”.
“Opportunità” che tradotte in soldoni fanno 60 milioni di euro, che Rfi si è detta disponibile ad aumentare. Gli annunciati finanziamenti sono confermati, ha precisato in apertura dell’evento l’amministratore delegato che ha poi aperto alla possibilità “di aggiungere qualcosa”. Quanto? La presidente della Provincia ha fissato l’asticella di partenza ai 70 milioni chiesti dagli 11 comuni interessati dai lavori. “Visto che tutte le proposte che si stanno avanzando oggi hanno un costo – ha precisato Gentile – se le cose intelligenti avranno un costo superiore ai 60 milioni di euro non le lasceremo da parte”. Insomma, i sindaci dovranno saper scegliere tra le proposte avanzate dalle 300 persone (gli iscritti erano 340) che hanno partecipato all’Ost, un evento non più solo sulle “opportunità” da cogliere ma anche “sulle misure di garanzia per la sicurezza e la legalità dei cantieri” ( i report dell’evento sono sul sito commissarioterzovalico.mit.gov.it).
Seduti sulle sedie disposte a cerchio sabato c’erano, amministratori pubblici, operatori economici, rappresentanti di associazioni e cittadini che “hanno scelto di esserci nonostante le annunciate contestazioni” ha sottolineato soddisfatta il Commissario del Terzo Valico, Iolanda Romano. Qualcuno, in particolare due sindaci, avrebbe anche rimediato un calcio. Sono state però le parole a ferire di più chi, come il primo cittadino di Voltaggio Michele Bisio, si è sentito “additato come ladro o mafioso” anche per aver sostenuto un evento in cui credeva per raccogliere “buone idee per creare davvero lo sviluppo” del territorio.
In quelle sedie disposte a cerchio i No Tav hanno però da subito visto una “farsa” e “l’ennesima presa in giro nei confronti dei cittadini”. Loro, davanti al centro sportivo al quartiere Cristo, si sono radunati già prima delle 8 del mattino con l’annunciato intento di “rovinare la festa alla passerella dei responsabili della costruzione del Terzo Valico”. Una promessa che hanno “mantenuto“, come hanno scritto sul sito del movimento. Una contestazione nata “dall’indignazione” provata nel leggere le cronache della maxi inchiesta che avrebbe “palesato quanto è stato sempre sostenuto dai comitati” e che sabato ha generato anche momenti di tensione quando gli attivisti si sono mossi per bloccare l’accesso agli iscritti all’Ost. Nella calca con le Forze dell’ordine sono volati insulti, calci e manganellate. Due attivisti No Tav sono stati colpiti, uno in particolare ha riportato una ferita alla testa e anche due membri delle Forze dell’ordine hanno avuto bisogno di cure mediche. Ritornata la calma i No Tav sabato hanno portato avanti la protesta finchè l’ultimo degli iscritti non ha varcato l’accesso secondario del centro sportivo, scortato dalle Forze dell’ordine. Lasciato il Centogrigio ora, hanno chiarito, andranno avanti “con ancora più determinazione” per fermare l’opera.
Tatiana Gagliano