Autore Redazione
martedì
13 Dicembre 2016
00:49
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Cronaca - Valenza

Il futuro di Valenza è nell’appeal dell’arte orafa e nella capacità di raccontarlo

Il convegno sul futuro del distretto di Valenza organizzato da Confindustria esalta le potenzialità dell'arte orafa
Il futuro di Valenza è nell’appeal dell’arte orafa e nella capacità di raccontarlo

VALENZA – L’arte orafa di Valenza ha un passato lungo 170 anni, ma può guardare con fiducia il futuro se saprà sfruttare tutte le potezialità che possiede e se la politica ne comprenderà il valore. Certo, non c’è nulla di scontato, e occorre lavorare ancora molto, ma il convegno di Confindustria organizzato lunedì sera al Teatro comunale, ha messo in risalto le qualità di un distretto ancora vivo. Perché, come ha detto il presidente nazionale di Confindustria, Vincenzo Boccia, ospite principale dell’appuntamento, la storia di Valenza è un po’ il sentimento che vive oggi il settore industriale italiano. Racchiudono un “doppio stato d’animo: di rabbia e orgoglio. L’orgoglio – ha dichiarato con convinzione Bocciaè rappresentato dalle aziende italiane. La rabbia sta invece nei costi in più che le imprese hanno rispetto agli altri paesi”.

nonostante tutto siamo il secondo paese industriale d’Europa, sapendo però di essere primi“.

Vincenzo Boccia (Presidente Confindustria)

Però, ha aggiunto il Presidente di Confindustria, “nonostante tutto siamo il secondo paese industriale d’Europa, sapendo però di essere primi. Se riuscissimo a rimuovere gli ostacoli alla competitività saremmo uno dei più grandi paesi al mondo”.

Questo però non vuol dire che il distretto di Valenza non abbia ancora molto su cui lavorare perché tra i rischi del territorio, ha spiegato il Presidente Aov Francesco Barberis, “c’è quello della desertificazione della manodopera”. E per questo “bisogna lavorare contro questa eventualità“.

“Abbiamo un knowhow fortissimo. Questo tesoro va mantenuto come nei paesi arabi si preserva il petrolio.”

Guido Damiani (Gruppo Damiani)

Il territorio d’altra parte ha coltivato una tradizione di decenni e proprio questo patrimonio rappresenta “un knowhow fortissimo – ha aggiunto Guido Damiani, del Gruppo Damiani che va tutelato e portato avanti. Questo tesoro va mantenuto come nei paesi arabi si preserva il petrolio. Il distretto ha le chances giuste per diventare sempre di più un punto di riferimento della gioielleria“. Però è fondamentale non scivolare in percorsi pericolosi e poco specializzati: “i player spesso vogliono fare un po’ di tutto e si rischia di farlo male. Si mira a fare il produttore, il grossista e il contoterzista contemporaneamente. Invece è necessaria una specializzazione forte. Il distretto deve essere concentrato sulla produzione e sull’industria e non sul marketing o sul brand. Noi Damiani siamo diventati un brand internazionale quando ancora si poteva fare. Oggi forse questo non è più possibile.”

Dobbiamo dare appeal al mestiere, cominciando dalla formazione

Augusto Ungarelli (Vendorafa lombarda)

La forza del distretto risiede dunque nelle competenze maturate nel tempo e potrà vivere grazie alla formazione e alla capacità degli imprenditori. Per questa ragione entrambi i settori hanno bisogno di giovani. “C’è la necessità di creare la formazione di base, ma anche la capacità imprenditoriale – ha infatti spiegato Augusto Ungarelli di Vendorafa lombarda. Se vogliamo dare continuità al distretto bisogna abbassarne l’età media. Dobbiamo valorizzare non solo la manualità ma anche la tradizione del nostro Paese. I giovani, per esempio, oggi sono attratti dall’idea di fare cucina perché ha un fascino maturato recentemente. Noi dobbiamo dare una nuova attrattività a questo mestiere, quello dell’arte orafa. Dobbiamo dare appeal al mestiere, cominciando dalla formazione. E’ fondamentale aprire e far conoscere Valenza in una dinamica di appeal”.

Un fascino che Valenza possiede da tempo ma senza averne la consapevolezza. Come ha spiegato Guido Damianinascere nel distretto valenzano è un vantaggio: vuol dire nascere nel posto dove prendono vita i gioielli più belli del mondo. C’è una cultura del prodotto a Valenza enormemente superiore ad altri luoghi geografici.”

Una situazione testimoniata dai dati illustrati da Stefania Trenti dell’ufficio Studi e ricerche dell’Istituto San Paolo: “la redditività delle imprese del distretto di Valenza mantiene un margine superiore rispetto agli altri distretti e questo aspetto si affianca a una produttività del lavoro più elevata“. Tutto questo grazie a una convivenza virtuosa tra grandi e piccole imprese: “quelle medio-grandi, a Valenza, hanno registrato un tasso di crescita del fatturato superiore al 15% nellultimo anno, trainando anche le realtà più piccole”.

Sebbene poi il 2016, nei primi nove mesi, abbia segnato un -11.8% del settore dei gioielli, il futuro sembra essere comunque positivo perché “lo scenario macroeconomico evidenzia punti di miglioramento e accelerazione rispetto al 2016. Quest’anno le esportazioni in USA, Regno Unito e Giordania sono state buone e sempre gli Usa rappresentano un bel mercato anche nei prossimi mesi, con una ripresa prevista anche da parte del mercato russo.”

“Il distretto può ancora crescere quindi – ha spiegato Luigi Buzzi, Presidente Confindustria Alessandriaperché i dati del settore sono positivi nonostante sussistano numeri tuttora difficili per il nostro territorio.”

Più che imprenditori del gioiello i nostri gioielli sono i nostri imprenditori per il futuro del paese”.

Vincenzo Boccia (Presidente Confindustria)

Valenza però deve maturare una consapevolezza che ancora non possiede, come ha spiegato nele sue conclusioni il Presidente nazionale di Confindustria, Vincenzo Boccia: “dobbiamo avere un concetto di innovazione a 360 gradi. Alessia Crivelli ha descritto la creatività del papà per cui ogni pezzo è un pezzo di valore. Questa descrizione racconta cos’è l’industria 4.0: prodotti personalizzati in chiave industriale. Noi siamo il 4.0 solo che non sappiamo raccontarlo, lo facciamo raccontare ai tedeschi. Noi invece siamo già il 4.0″. Per questo, ha concluso Boccia: “se riuscissimo a rimuovere gli ostacoli alla competitività saremmo uno dei più grandi paesi al mondo. Più che imprenditori del gioiello i nostri gioielli sono i nostri imprenditori per il futuro del paese“.

Il futuro di Valenza è nell’appeal dell’arte orafa e nella capacità di raccontarlo
Vincenzo Boccia
Il futuro di Valenza è nell’appeal dell’arte orafa e nella capacità di raccontarlo
Vincenzo Boccia
Il futuro di Valenza è nell’appeal dell’arte orafa e nella capacità di raccontarlo
Gianluca Barbero
Il futuro di Valenza è nell’appeal dell’arte orafa e nella capacità di raccontarlo
Luigi Buzzi
Il futuro di Valenza è nell’appeal dell’arte orafa e nella capacità di raccontarlo
Guido Damiani
Il futuro di Valenza è nell’appeal dell’arte orafa e nella capacità di raccontarlo
La giornalista Filomena Greco con Guido Damiani
Il futuro di Valenza è nell’appeal dell’arte orafa e nella capacità di raccontarlo
Luigi Buzzi
Il futuro di Valenza è nell’appeal dell’arte orafa e nella capacità di raccontarlo
La platea del convegno di Confindustria a Valenza
Il futuro di Valenza è nell’appeal dell’arte orafa e nella capacità di raccontarlo
Luigi Buzzi, Guido Damiani, Vincenzo Boccia
Il futuro di Valenza è nell’appeal dell’arte orafa e nella capacità di raccontarlo
Gianluca Barbero
Il futuro di Valenza è nell’appeal dell’arte orafa e nella capacità di raccontarlo
La platea del convegno di Confindustria a Valenza
Il futuro di Valenza è nell’appeal dell’arte orafa e nella capacità di raccontarlo
Alessia Crivelli
Il futuro di Valenza è nell’appeal dell’arte orafa e nella capacità di raccontarlo
I dati illustrati durante il convegno
Il futuro di Valenza è nell’appeal dell’arte orafa e nella capacità di raccontarlo
Vincenzo Boccia
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