Autore Redazione
mercoledì
25 Gennaio 2017
01:32
Condividi
Cronaca - Alessandria - Casale Monferrato

Il Piemonte perde pendolari e la colpa è dei tagli dei treni e delle tariffe in aumento

Negli ultimi sei anni, dal 2010 al 2016 taglio ai servizi ferroviari piemontesi dell'8.4% e un incremento delle tariffe paria al 47.3%
Il Piemonte perde pendolari e la colpa è dei tagli dei treni e delle tariffe in aumento

PIEMONTE – I pendolari piemontesi hanno passato un altro anno difficile. Il rapporto Pendolaria di Legambiente ha infatti tracciato un bilancio negativo per il trasporto ferroviario italiano, piemontese compreso. Negli ultimi sei anni, dal 2010 al 2016 la regione ha dovuto scontare un taglio ai servizi dell’8.4% e un incremento delle tariffe paria al 47.3%. Una situazione che ha determinato una riduzione dei viaggiatori, scesi a 165mila, il 9,5% in meno rispetto al 2011. È questa la più evidente e diretta conseguenza dei tagli al servizio ferroviario regionale che dal 2010 a oggi hanno portato alla soppressione di intere linee. Legambiente denuncia per il Piemonte l’ulteriore soppressione di treni, con l’aggravante che quelli rimasti sono anche più lenti che in passato.  Tra il 2005 e il 2015 inoltre il Piemonte ha investito appena 7,06 euro l’anno per abitante contro i 14,35 euro della vicina Lombardia. Stanziamenti che nel 2015 hanno raggiunto in Piemonte la risibile cifra dello 0,06% del bilancio regionale.

Fabio Dovana, presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta spera ora che “la Regione inverta finalmente questo trend aumentando gli investimenti sul trasporto ferroviario pendolare e dando tempi certi per la riapertura delle linee tagliate. Puntare sui treni pendolari è nell’interesse dei cittadini, con vantaggi non solo in termini ambientali in una regione che continua a vivere una situazione critica per lo smog, ma anche di attrattività delle nostre città e dei territori, con ricadute positive sull’occupazione e sul turismo”.

Per fare questo occorre però lavorare molto. I punti dolenti infatti sono tanti.

La linea Genova-Alessandria-Torino, presenta problemi per la la quantità di carrozze disponibili e il conseguente sovraffollamento dei treni che molto spesso impedisce un regolare svolgimento del servizio. In regione sono molte le criticità e per questo “dal 2012, si sono costituiti nuovi comitati pendolari specialmente dopo la soppressione di 12 tratte ferroviarie piemontesi, a cui si sono aggiunte nel 2013 e 2014 altre tre chiusure. Per quanto riguarda il Piemonte questa è proprio la scelta più grave presa negli ultimi anni con la sostituzione del servizio su ferro con quello su gomma. In questo elenco figurano la Alessandria-Castagnole-Alba, Asti-Casale-Mortara (già chiusa da settembre 2010 per galleria pericolante), la Novi-Tortona e la Alessandria-Ovada, con l’aggiunta, nel 2013, della linea Vercelli-Casale Monferrato.”

“Fino a pochi anni fa da Casale Monferrato si poteva andare a Vercelli in 18 minuti. Oggi ci vogliono un’ora e trenta minuti.”

Ed è proprio a Casale che si vede con chiarezza cosa voglia dire “l’isolamento dei territori, a seguito dei tagli sulle linee. Fino a pochi anni fa da Casale Monferrato si poteva andare a Vercelli in 18 minuti, con diversi collegamenti diretti al giorno (esiste una linea diretta). E si poteva andare a Mortara in 25 minuti, anche qui con diversi collegamenti attraverso una linea diretta. Incredibilmente nel 2013 è stato cancellato il servizio sulla linea, lunga 20 km, che collegava Casale con Vercelli, come tratto terminale della direttrice strategica GenovaAlessandria-Vercelli (e poi Novara con l’asse Milano-Torino). Oggi per andare a Vercelli, ci vogliono nella migliore delle ipotesi più di un’ora e trenta minuti, con cambi, se si vuole utilizzare il treno. Altrimenti i soliti pullman. Questa linea, rientrata nel piano delle soppressioni decise nel corso degli ultimi anni dalla Regione Piemonte, permetteva ai pendolari da Casale Monferrato di arrivare a Torino e Milano, Alessandria attraverso la linea Alessandria-Casale-Chivasso. La modalità di gestione, una programmazione del servizio sostanzialmente inadeguata e le sempre più frequenti giornate di soppressione hanno dato alla linea la caratteristica di secondaria con un numero di passeggeri molto inferiore alle potenzialità. Addirittura prima degli anni Duemila la linea era oggetto di studio per una programmazione più efficiente e la redazione di un secondo asse nord-sud regionale; si arrivò quindi allo stanziamento dei fondi dell’elettrificazione del tratto Casale-Vercelli poi però trasferiti sul tratto di linea BraAlba. Dal momento della soppressione della linea Casale-Vercelli è stato notevolmente incentivato il servizio degli autobus provinciali che però non sono stati per nulla integrati, sia come programmazione che dal punto di vista tariffario, con il servizio ferroviario residuo che converge su Casale Monferrato ed Alessandria. Aver spostato buona parte dei collegamenti su gomma ha comportato diverse conseguenze per il servizio. Innanzitutto un notevole allungamento delle percorrenze soggette alle aree del traffico e la totale mancanza di coincidenze tra Casale e le altre destinazioni servite. Sembra assurdo avere corse che per pochi minuti non si riescano a coordinare con il treno che serve Alessandria e i paesi verso Chivasso. Inoltre non si considera il disagio per molti pendolari di dover acquistare abbonamenti per tratte diverse servite da vettori differenti. È importante sottolineare come la domenica e nei festivi il servizio sia inesistente, non vengono fornite informazioni o assistenza per i servizi bus ed in particolare gli studenti della vicina Università del Piemonte Orientale vivono una situazione di sostanziale disagio. La riapertura della linea con un servizio cadenzato sull’asse Alessandria-Vercelli integrato con corse navetta Casale-Vercelli risulta quindi essere di fondamentale importanza. Situazione simile, ed un esempio emblematico dell’abbandono di una infrastruttura efficiente è la Casale-Mortara. La tratta di 28 km, al confine tra Piemonte e Lombardia, fino a qualche anno fa vedeva diversi treni diretti lungo tutta la giornata che la percorrevano in 27 minuti. Oggi per andare a Mortara occorre, a seconda dei treni, da più di un’ora a più di due, con cambi. La decisione di abbandonare la linea è assurda, anche perché è stata riammodernata negli impianti e riarmata ex-novo nel 2010, ma poi ritenuta non strategica dalle due Regioni”.

“Oggi esiste un solo treno Intercity diretto che impiega almeno 6 ore e 30 minuti per arrivare a Roma”

In provincia non sono esenti da problemi anche coloro che devono raggiungere le grandi città. Per Firenze o Roma, le soluzioni ferroviarie sono misere. Fino al 2009 c’erano collegamenti diretti mentre nel 2011 era necessario effettuare un cambio, con conseguenti aumenti dei tempi di percorrenza. Oggi esiste un solo treno Intercity diretto che impiega almeno 6 ore e 30 minuti per arrivare a Roma a cui si affianca un Frecciabianca con 5 ore e 47 minuti di percorrenza.

Condividi