31 Gennaio 2017
05:00
In via Forlanini a due mesi dall’alluvione: “ci sentiamo invisibili”
ALESSANDRIA – Lo scorso 25 novembre solo per una trentina di centimetri gran parte della città di Alessandria è stata risparmiata dall’acqua e dal fango. Non sono stati altrettanto fortunati, però, gli alessandrini di via Forlanini o di via Margiocchi. A distanza di due mesi dall’alluvione c’è chi ogni giorno può solo continuare a osservare con amarezza l’ennesimo segno lasciato sulle pareti dal fango. Dentro le case non è rimasto praticamente nulla da guardare. Da Giuseppe Monticone, in via Forlanini, quei pochi mobili che si sono salvati sono accatastati in qualche angolo di stanze vuote. Appesa a una parete, poco sopra il segno lasciato dall’acqua, solo una vecchia foto del matrimonio. Quella casa, ha raccontato, è stata costruita quasi cento anni fa. Lì Giuseppe ha vissuto con la sua famiglia e i suoi genitori e poi, negli ultimi anni, con la moglie. Dallo scorso 25 novembre, però, deve “approfittare” dell’ospitalità del suocero della figlia, in un alloggio al quartiere Cristo. “Quando ti entra in casa un metro e mezzo d’acqua non è pensabile passarci l’inverno”. Giuseppe è arrabbiato e si sente abbandonato. E come lui anche altri della stessa strada. “Da 20 anni ogni piena del Tanaro spazza via la mia vita” ha sottolineato Monticone. Nel 1994 “non era possibile scamparla“, ha raccontato, ma da allora con il nuovo sistema di arginatura “l’acqua riesce sempre e comunque ad arrivare”. “Capisco che noi siamo solo poche famiglie ma non si può salvare la ‘dama Orti’ e dimenticarsi della ‘pedina Forlanini’. Giuseppe è stanco di gettare ricordi e vorrebbe andare via. “Per la terza volta si dovrebbero buttare soldi in una casa che sarà sempre destinata a essere allagata dal Tanaro. Mi chiedo perché non si applica la delocalizzazione. Le tasse le paghiamo, non siamo abusivi. Ci dicono solo di compilare moduli ma oggi non sembra esserci neppure una cassa vuota, se è vero che non è stato riconosciuto lo stato d’emergenza per alessandrino e astigiano. Per il 90% dei politici, e lo dico perché non è mai bello generalizzare, quindi noi siamo invisibili, non esistiamo“.
La conta dei danni fa male anche a chi non vive in via Forlanini ma in quella strada ha comunque una proprietà che è stata ancora una volta sommersa dall’acqua. Paola De Andrea ha una casa proprio davanti a Giuseppe Monticone. Una seconda casa “e non solo per l’Imu” ma perché lì la sua famiglia trascorreva molto tempo. “Mio marito ha sempre curato questa abitazione che, oltretutto, avevamo ristrutturato da poco. L’acqua e il fango hanno però distrutto praticamente tutto, mobili ed elettrodomestici all’interno, il giardino e l’orto tutto intorno”. Paola, ha spiegato, vuole sapere “cosa fare“. “Ci hanno detto di compilare i moduli ma nessuno sa dirci se arriveranno o meno dei risarcimenti. In passato avevamo avuto subito rassicurazioni. Oggi, a due mesi dall’alluvione, non sappiamo nulla. Qualcuno ci dica se possiamo chiamare le ditte e avviare i lavori o se invece dobbiamo lasciare queste case così, a marcire“. L’incertezza preoccupa anche Cristian Timpanaro che, però, non ha avuto scelta. Lui, ha raccontato, ha dovuto aggiungere “debiti a debiti” perché doveva tornare il prima possibile a lavorare. L’acqua, nel suo caso, ha danneggiato la stazione di servizio lungo la strada per Valle San Bartolomeo che gestisce da quattro anni. “Per prima cosa abbiamo sistemato l’ufficio e l’officina. Sabato abbiamo finalmente rimesso in funzione l’autolavaggio ma ancora non siamo del tutto operativi“. Cristian ha compilato i moduli per segnalare i circa 60 mila euro di danni conteggiati, ma la notizia del mancato riconoscimento dello stato di calamità preoccupa. “Ci hanno detto che non hanno ancora saputo nulla e noi, ormai a fine gennaio, siamo ancora in questa situazione“.