Autore Redazione
martedì
11 Luglio 2017
19:10
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Cronaca - Alessandria

Traffico illecito di rifiuti. Arrestato capo impianto dell’Aral di Castelceriolo

Giuseppe Esposito, 60 anni, all’epoca delle indagini del Noe di Milano capo impianto dell’Aral di Castelceriolo, è ai domiciliari con il divieto di comunicare con l'esterno. Tra i 26 indagati ci sarebbero altre due persone dell'impianto di Castelceriolo
Traffico illecito di rifiuti. Arrestato capo impianto dell’Aral di Castelceriolo

ALESSANDRIA – È partita nel 2014 l’indagine dei Carabinieri del Noe di Milano che ha portato a due arresti e a indagare 26 persone per traffico illecito di rifiuti. L’operazione, coordinata dalla Procura di Brescia, è arrivata fino all’Aral, l’azienda partecipata al 94% dal Comune di Alessandria.

Insieme a Paolo Bonacina, amministratore unico di 46 anni di due società di smaltimento rifiuti, la “B&B s.r.l.” di Torre Pallavicina nel bergamasco e la “B.P.S. s.r.l.” di Abbadia Lariana nella provincia di Lecco, è stato sottoposto ai domiciliari, con il divieto assoluto di comunicare con l’esterno, Giuseppe Esposito, 60 anni, all’epoca delle indagini capo impianto dell’Aral di Castelceriolo.

In base a quanto appurato dai Carabinieri del Noe, i due hanno di fatto “invertito il senso della rotta illegale dei rifiuti”.  Grazie all’intermediazione di un broker di 63 anni (D.S.) della società “Ecosavona s.p.a”, interdetto per 12 mesi dagli uffici direttivi delle persone giuridiche e delle imprese, e a tre società di trasporto conniventi, la “Ressia autotrasporti & C.” di Alessandria, la “Autotrasporti Luterotti” di Brescia e la “Euroimpresa” di Novi Ligure, ora sottoposte a sequestro preventivo, i due arrestati hanno portato e illecitamente smaltito in Lombardia e Piemonte circa 100.000 tonnellate di ecoballe provenienti dalla Campania.

Un’attività che oltre ad aver creato conseguenze sull’ambiente ha anche inquinato i circuiti economici legali. Il mancato trattamento dei rifiuti, poi comunque portati in discarica, ha garantito un risparmio  che  durante le gare ha permesso di avanzare offerte con ribassi d’asta difficilmente sostenibili per le aziende “sane”, assicurando agli arrestati e ai 26 indagati un ingiusto profitto quantificato in circa 10 milioni di euro. In base a quanto ricostruito durante le complesse indagini, Paolo Bonacina era stato l’artefice dell’articolata organizzazione frutto di una “joint venture” tra aziende private e pubbliche. Ruolo di primo piano era anche quello giocato dall’allora capo impianto dell’Aral. Era proprio Giuseppe Esposito ad aprire le porte della struttura di Castelceriolo ai camion carichi di rifiuti. Nell’alessandrino arrivava in particolare la frazione “umida” degli stabilimenti “Sapna spa” di Napoli, Co.la.ri. spa” di Roma, “Acam spa” di La Spezia. Rifiuti che dovevano essere trattati per 21 giorni con materiali stabilizzanti e poi, una volta sanificati, portati in discarica. Le telecamere piazzate dagli inquirenti all’interno dell’Aral hanno però immortalato ben altre procedure.

In alcuni casi, infatti, i camion carichi di umido facevano un semplice giro all’interno del piazzale e, senza scaricare nulla, lasciavano Castelceriolo una volta presa la documentazione compilata ad arte per far configurare il trattamento richiesto dalla legge, in realtà mai effettuato. In altri casi, il carico veniva accatastato all’interno dell’Aral giusto il tempo necessario all’arrivo di un altro mezzo che, una volta riempito, ripartiva alla volta delle discariche.

Una delle destinazioni di quei mezzi era anche la vicina discarica esaurita di Castelceriolo. Lì, in base a quanto emerso dall’inchiesta, sarebbe stata “tombata” una parte dell’umido non trattato ai sensi della legge. Ulteriori accertamenti permetteranno ora di verificare eventuali danni ambientali e, nel caso, aggiungere nuove contestazioni a quella di traffico illecito di rifiuti mossa, in concorso,  anche nei confronti dei 26 indagati, tra cui ci sarebbero altre due persone che, durante le indagini, avevano responsabilità decisionali all’interno dell’impianto Aral di Castelceriolo.

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