11 Agosto 2017
08:00
L’universale e la tradizione nel Mistero Buffo di Mario Pirovano. L’intervista
MONTEGROSSO D’ASTI – Mario Pirovano è stato allievo, collaboratore storico e interprete, oltre che traduttore, dei testi di Dario Fo e Franca Rame. La sua passione per il teatro è nata improvvisamente tanti anni fa con Mistero Buffo e continua ancora oggi, tramandando nel modo più fedele e in tutto il mondo il teatro di Fo. E’ proprio con Mistero Buffo, l’opera più nota del premio Nobel, manifesto della sua poetica, che Mario Pirovano sarà a Montegrosso d’Asti, sabato 12 agosto alle 21,30, nella piazza del Castello, nell’ambito della rassegna Paesaggi e oltre, teatro e musica nelle terre dell’Unesco, diretta dal Teatro degli Acerbi.
Pirovano, come è nato l’amore per Mistero buffo?
Ho conosciuto Mistero buffo quando ero all’estero. Sono emigrato nel 1974 e nel 1983 a Londra lo vidi con Dario Fo e Franca Rame. Per me fu uno shock vedere lì uno spettacolo nella lingua del nostro nord, della mia infanzia e della mia adolescenza, e scoprire che anche gli inglesi, per incanto, ridevano di quelle storie, che sembrano legate alla nostra vita, al nostro territorio, ai nostri dialetti. Non mi sono più sentito un reietto della società, ma portatore di una cultura di valori che erano universali.
E poi è entrato nella compagnia Fo – Rame?
Non fu proprio così immediato. Alla fine dello spettacolo, con un amico, siamo andati a salutare e a ringraziare Dario Fo e Franca Rame. Franca, quando eravamo sull’uscio per andarcene, ci disse: “perché non tornate a trovarci?”. Io sono tornato subito la sera dopo e così per tutto il mese. Abbandonai immediatamente il lavoro che stavo facendo e mi trovai coinvolto nella loro vita. E’ stato amore a prima vista, una passione, quella che oggi forse non riusciamo più a suscitare. Hai presente quella scena “una sera a teatro ti cambia la vita”? ecco, per me è stato così.
Lei porta da anni il teatro di Fo, da lei tradotto, in tutto il mondo. Come ha fatto a tradurre un linguaggio così singolare, fatto di dialetti settentrionali e grammelot?
Ho avuto un apprendimento della lingua inglese non tradizionale, cioè attraverso la scuola, ma foot by foot. Quando sono partito nel ’74 non sapevo neanche una parola di inglese (solo love e by) e ho imparato la lingua della strada, un patrimonio che ho fatto mio per caso e poi mi è stato utile. Così, quando ho incontrato Mistero Buffo e ho iniziato a tradurre Johan Padan, non ho tradotto parola per parola, ma sono andato a ricercare quei suoni, le mezze frasi, le pause, gli afflati dati dal respiro che sono anch’essi teatro. All’epoca avevo vissuto in alcune case occupate a Londra ed avevo incontrato irlandesi, scozzesi ed inglesi di varie parti del paese, venendo a contatto con suoni cosiddetti onomatopeici della lingua, parole gergali, fonetismi che poi ho usato. (E qui mi spiega, anzi, interpreta l’inizio del Johan Padan, ambientato in un porto dove i marinai si esprimono con un codice marinaresco e popolare. La traduzione, mi dice, non può essere letterale, ma forgiata sul gergo della marineria inglese. “Ho abitato in un flat sul Tamigi”, racconta, aprendo un capitolo di vita che pare romanzesco, “e mi ricordo che tutte le mattine i marinai gridavano degli ordini da un capo all’altro di chiatte di 30 metri. Non volevano dire nulla, ma si capivano”).
Cos’ha di universale Mistero Buffo?
I temi legati alla soverchieria, alla povertà, alla disuguaglianza, all’ingiustizia. Ho fatto Johan Padan ad Hong Kong e anche lì è stato capito.
La sua versione è fedele all’originale?
Sì. Ho preso in carico questa tradizione. Dario e Franca erano molto contenti delle mie traduzioni e ci tenevano molto che portassi in giro il loro lavoro come è stato scritto
Dario Fo, tra una giullarata e l’altra, faceva dei prologhi per contestualizzare e fare parallelismi satirici con l’attualità. E’ così anche nel suo Mistero Buffo?
Oggi la realtà ha superato la fantasia e ci sono cambiamenti negli spettatori, certe ironie di anni fa sono difficili da far arrivare adesso, ma c’è sempre l’incontro con il pubblico, perché la storia si ripete. L’attualità entra per esempio nella giullarata di Bonifacio VIII, dove faccio un parallelismo con il cardinale Bertone e lo scandalo dell’attico di 700 metri con jacuzzi dove abitava.
Al termine della serata degustazione guidata di vini dell’Azienda Agricola Tenuta La Graziosa.
L’ingresso è a euro 10,00 (euro 8 ridotto). Info: 339/2532921. Il programma completo sui siti http://www.teatrodegliacerbi.it -www.langamonferrato.it e su fb teatro.degli.acerbi.
in caso di maltempo: rinvio al 13/08
Il festival “Paesaggi e oltre”, teatro e musica d’estate nelle terre dell’UNESCO è promosso dalla Comunità Collinare tra Langa e Monferrato con il contributo di Regione Piemonte, Fondazione C.R. Asti e Fondazione C.R.T.