17 Ottobre 2017
08:00
Presentato al Teatro Sociale di Valenza il Progetto Migranti
VALENZA – Una percezione più precisa ed approfondita, la capacità di essere presenti a se stessi e di comunicare in modo diretto e non mediato, vera particolarità del teatro, sono lo scopo dell’Istituto di Pratiche Teatrali per la Cura della Persona, progetto di Gabriele Vacis e Roberto Tarasco, sostenuto dalla Regione Piemonte e dalla Compagnia di San Paolo. Tutto ciò significa incontrare e ascoltare, partendo dagli ultimi.
Lo scorso luglio alle Fonderie Limone di Torino ben 50 tra attori, formatori , mediatori culturali e altri professionisti hanno partecipato all’Awareness Campus, laboratorio volto al consolidamento di un gruppo per la conduzione di pratiche teatrali per la cura della persona e, in particolare, per il Progetto Migranti da sviluppare sul territorio regionale. Lunedì 16 ottobre al Teatro Sociale di Valenza, il direttore artistico Roberto Tarasco, il regista Gabriele Vacis e il direttore organizzativo Angelo Giacobbe hanno presentato Il Progetto Migranti, che si svolgerà nel Centro Polifunzionale San Rocco i prossimi 3,4 e 5 novembre. L’intento è raccogliere video colloqui. Non interviste, spiega Vacis, bensì storie che non forniscono opinioni, ma narrazione, nell’accezione di approfondimento e consapevolezza. Il progetto è aperto a tutti e vedrà la partecipazione degli ospiti dei centri di accoglienza della zona, come la Kaizencoop di Valenza (realtà che collabora anche con la nota squadra di rugby casalese “Tre rose nere”, formata da rifugiati e protagonista del docufilm di Walter Zollino). Il lavoro fatto in novembre confluirà nel terzo spettacolo del cartellone APRE del Teatro Sociale, “Supplici a Portopalo”, con Vincenzo Pirrotta & Gabriele Vacis (1 dicembre), che vedrà in scena i protagonisti del percorso proposto.
“Siamo partiti dalla considerazione che ormai c’è più gente che fa teatro che gente che va a teatro. Se si considerano i laboratori nelle scuole, il teatro amatoriale, fino all’ultima moda della medicina narrativa che molto ha a che fare con il teatro, ci si accorge di ciò”, dice Vacis, “Sono state elaborate nel corso di un secolo una serie di pratiche che inizialmente erano indirizzate alla formazione dell’attore, ma poi sono state utilizzate anche per altri scopi. Questo perché il teatro ha una caratteristica: chi parla può ascoltare chi ascolta e questo accade solo qui”. Tra tanta comunicazione mediata il teatro è una comunicazione diretta tra persone che sono presenti a se stesse e agli altri, raggiunta attraverso precisi strumenti di lavoro. È attraverso le tecniche della schiera, dello stormo e delle video-storie che l’Istituto di Pratiche Teatrali lavora nell’ottica di teatro inclusivo e volto all’integrazione. I tre giorni di novembre saranno dedicati alla narrazione e all’ascolto, alla raccolta di “storie per ristabilire dei piccoli grumi di realtà” e alla parte di laboratorio, basata sulla fisicità, volta ad un’intesa di corpo e mente, vero significato del termine awareness.