14 Febbraio 2018
13:30
Debutta al Teatro Sociale di Valenza “Riportami là dove mi sono perso”
VALENZA – “Quando nelle relazioni qualcosa non funziona, c’è il desiderio di ritornare indietro per rimettere le cose a posto”, così l’autore e regista Luca Zilovich inizia a raccontare i temi di fondo del suo ultimo spettacolo, che riguarda una coppia, una generazione e la pesantezza della nostra attuale società.
Incontro Zilovich insieme ai protagonisti Michele Puleio e Maria Rita Lo Destro, del Collettivo Teatrale Officine Gorilla, durante le prove per “Riportami là dove mi sono perso”, che debutterà venerdì 16 febbraio al Teatro Sociale di Valenza, nell’ambito della stagione APRE. Lo spettacolo è una ideale prosecuzione, ma solo ideale, ci tengono a dire, del fortunato “Love date”, che la stagione scorsa aveva fatto, sempre al Sociale di Valenza, il tutto esaurito. Alla base della riflessione, sempre il concetto di modernità liquida del sociologo Zygmunt Bauman, che ha teorizzato una società priva di punti di riferimento e in balìa del consumismo usa e getta, dove persone, sentimenti, rapporti e valori scivolano come un elemento appunto liquido. Temi importanti per un taglio sottilmente ironico, che fa sorridere e suggerisce più evoluzioni.
Luca Zilovich, in che senso c’è una prosecuzione ideale con Love date?
Facciamo un percorso di drammaturgia e lavoriamo sulle relazioni e sulla liquidità dei rapporti. In questo senso riprendiamo “Love date”, che è stato scritto quattro anni fa e messo in scena nel 2017, mentre ho scritto “Riportami…” adesso e ne sono molto coinvolto emotivamente. La trama non è direttamente collegata, ma c’è una prosecuzione evidente anche nell’età meno giovane dei protagonisti che, in questo caso, sono sui trent’anni. Mi sono accorto che non sono liquidi i rapporti, ma sono liquide le persone, i rapporti sono i contenitori, perciò rispetto a “Love date” sono più concentrato sulle persone
I protagonisti sono trentenni che vivono nel mondo di oggi
Ho appena letto (su Il Sole 24 Ore) un articolo sulla sconfitta dei trenta-quarantenni ed è esattamente quello che diciamo. C’è un senso di sconfitta, siamo stati cresciuti da una società che ci ha voluto liquidi, ma ci costringe ad una situazione stagnante. La protagonista Emma, già dalla prima scena, vuole migliorare la sua posizione lavorativa, ma sente un senso di inutilità. il punto di vista è dei due protagonisti, ma c’è un terzo elemento che irrompe ed è il mondo esterno, che diventa il confronto e il problema. C’è ovviamente una soluzione (e sarà interessante scoprire se i protagonisti la troveranno): la relazione dovrebbe essere un rifugio per affrontare la società, i bisogni indotti e la competitività.
Quindi i legami forti e la coesione sono la risposta agli urti della vita
Sì. Uno dei protagonisti dice, ad un certo punto, a proposito dello stare insieme: “stiamo sempre parlando di amore”. Non si tratta solo di sentimenti, ma di fare muro insieme, perché insieme si è forti. Il teatro ha una sorta di esoterismo: in “Riportami…” si può vedere la storia di una coppia, ci può essere una seconda lettura sul desiderio di stare insieme e ancora sul farlo per realizzare i propri sogni. L’assunto da cui sono partito è che se uno non si impegna per realizzare i propri sogni, causerà la propria fine e quella di chi è con lui. Non si tratta di riuscirci per forza, ma di impegnarsi.
Michele Puleio e Maria Rita Lo Destro hanno già lavorato insieme l’anno scorso in “Love date”, ma la loro intesa professionale è cresciuta in questo ultimo anno grazie a tanto lavoro e alla frequentazione comune della scuola teatrale di Jurij Ferrini, una palestra per giovani talenti.
Che tipo di donna è la Emma di “Riportami là dove mi sono perso”?
MARIA RITA LO DESTRO: E’ una donna ambiziosa, con obiettivi chiari. Poi si vedrà che partire con idee rigide non è la cosa migliore per vivere nella nostra modernità. Il rapporto tra i due sta nel fatto che sono l’uno l’ancòra dell’altro, c’è un legame molto forte. C’è anche una duplicità e un’integrazione tra punto di vista femminile e maschile
MICHELE PULEIO: Diciamo che sono complementari, si incastrano, non sono due metà, ma un ingranaggio che funziona. Probabilmente il fine è lo stesso, è la visione di come e quando arrivarci che è diversa. La visione del tempo è molto importante, le scadenze sono uno sprone ma anche un limite contro cui si sbatte.
Come parte lo spettacolo?
PULEIO: Parte dal momento in cui tutto si guasta. Ci sono i sentimenti, non sono quelli il problema, è l’esterno che irrompe. E’ un terzo incomodo della coppia, sempre presente con incursioni precise difficilmente equivocabili (e saranno messaggi pubblicitari, telefonate ed altri elementi di disturbo)
LO DESTRO: Quello che succede tra di loro non è circoscritto alla loro relazione, ma è un sintomo di quello che la società si porta dietro. La domanda è a cosa porta tutta questa pesantezza e come fare a tenerla fuori.
E tra punti di vista diversi, coesione che vacilla, società stagnante che corrompe e invade i sentimenti, “Riportami là dove mi sono perso” offre spunti, non dà soluzioni e offre uno spaccato tutto da valutare.
Lo spettacolo è il terzo appuntamento di OFFicina Valenza, la sezione della stagione teatrale 2017-2018 creata per le giovani compagnie.
L’ingresso costa 10€. Info e prenotazioni: 0131.942276 – biglietteria@valenzateatro.it