12 Marzo 2018
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Una lezione di stile. Recensione di “La bottega del caffè” a Tortona
TORTONA – Il rispetto di testi importanti, la ventata di modernità vivificante e il ritmo da macchina comica perfetta sono i tratti dello stile della Compagnia Gank-Teatro de Gli Incamminati, che, domenica 11 marzo al Teatro Civico, tutto esaurito come sempre in questa stagione fortunatissima, ha presentato “La bottega del caffè”. E’ dal 2009 che Gli Incamminati portano in scena il capolavoro di Goldoni, con la regia di Antonio Zavatteri, e la sintesi tra fedeltà e lavoro di credibilità sui personaggi si riconferma di grande qualità.
La vicenda è nota e ruota su un polo positivo, il caffettiere Ridolfo, uomo avveduto e nobile d’animo, e uno negativo, don Marzio, delatore e calunniatore. Il primo si spende per la riconciliazione di Eugenio, preda del vizio del gioco, con la devota moglie Placida. I suoi sforzi si prodigano anche per la coppia formata da Flaminio, che si finge conte per corteggiare una ballerina, con la moglie Vittoria, travestita da pellegrina per riportarlo sulla retta via. Al contrario di Ridolfo, Don Marzio fomenta voci di popolo per aizzare gli animi e favorire la rottura dei vincoli matrimoniali. La bottega del caffè, quella del barbiere e il ridotto, dalle facciate in tinte scolorite da “città vecchia”, delimitano la piazzetta-microcosmo, dove tutto avviene come in un piccolo mondo in sé concluso.
Nel 2012, la prima volta che avevo assistito all’allestimento di Zavatteri della commedia, avevo scritto: “La vicenda è senza tempo e il merito di questa messa in scena sta nello svincolare la storia da una contestualizzazione troppo rigida. Gli abiti non riflettono alcuna moda, paiono appartenere ad un passato e ad un contesto di paese, così lo scenario potrebbe essere dovunque e sempre… Il monito ad essere “prudenti , cauti ed onorati”, che conclude la commedia, non pare provenire da un altro secolo, ma si respira e si comprende qui ed ora…” . Ho rivisto la stessa verità a distanza di anni, mutata solo in alcune sfumature personali, dovute al cambio del cast (in scena Andrea Di Casa, Cristiano Dessì, Massimo Rigo, Marco Zanutto, Ivan Zerbinati, Mariella Speranza, Carlo Sciaccaluga, Cristina Pasino, Sara Cianfriglia), e alla sensibilità delle interpretazioni individuali.
Su tutto il Don Marzio di Marco Zanutto, incombente e dominante nella sua perfidia, tuttavia forte di ragioni contrarie alle riconciliazioni convenzionali e forzate, oggi sempre meno accettabili. Il suo degno contrappunto è il taglio bonario e concreto di Ridolfo/Andrea Di Casa, che svia l’attenzione dall’intento moralizzatore e ne fa un carattere pragmatico e realmente filantropo in senso rustico e nostrano. Il merito della rilettura di Goldoni de Gli Incamminati sta proprio nel non tradirlo e, tuttavia, metterne in luce tratti che possono avere più o meno rilevanza nell’odierno modo di pensare. Le prospettive nuove suggerite, la comicità e i tempi serrati godibilissimi sono ciò che convince e rimane.
Un grande successo al Civico di Tortona, continuato dopo gli applausi con il brindisi con gli attori nel ridotto del Teatro.