14 Gennaio 2014
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L’astrattismo di Kandinsky a Palazzo Reale
Dopo le ultime rassegne, “Il Volto del Novecento”, “Andy Warhol”, “Pollock e gli Irascibili”, “Rodin”, Palazzo Reale ci offre un’altra mostra di ampio respiro internazionale con la retrospettiva monografica “Vassily Kandinsky. La collezione del Centre Pompidou”, inaugurata il 17 dicembre 2013. L’antologica sul massimo esponente dell’astrattismo, Wassily Kandinsky con ottanta capolavori , tra dipinti ad olio, acquerelli, litografie e disegni, ci propone fino al 27 aprile, attraverso un percorso cronologico, la parabola artistica del padre dell’astrattismo, dagli esordi in Germania agli anni in Russia e in Francia. Percorso che segue il processo evolutivo del colto maestro moscovita, segnato da una vita densa di avvenimenti storici, di cambiamenti e luoghi di vita, che dall’espressionismo attraversando il simbolismo tedesco lo portarono all’astrattismo. Nella prima fase di ricerca e sperimentalismo, l’astrattismo del maestro rispose all’esigenza interiore di esprimere emozioni e sentimenti, mentre nella seconda fase, con la progressiva semplificazione e stilizzazione delle forme prevalse la sua necessità di razionalizzazione.
Il linguaggio artistico di Kandinsky (1866-1944) pur apparendo leggero in realtà è complesso, frutto di una lunga ricerca, anche filosofica, che ci ha lasciato, nell’accostamento di colori, forme, linee, segni grafici, accuratamente studiati, vere e proprie sinfonie musicali, cariche di armonia, non scevre di delicate e sorprendenti emozioni e di spiritualità. A Kandinsky non interessava dipingere la realtà della materia ma arrivare all’interiorità delle cose attraverso l’energia, il dinamismo delle cromaticità, delle figure, anche in rapporto alla spazialità. Ogni timbro cromatico corrisponde a una nota, a uno strumento, ad un’emozione, e le forme e i segni grafici pare danzino nell’infinito, al suono di partiture; l’amore e la conoscenza per la musica influenzò tutta la produzione del maestro tanto che nominò diverse opere con espressioni musicali come Impressioni (dettate dal mondo esterno) Improvvisazioni (nate dall’inconscio dell’artista) e Composizioni (rielaborazioni razionali). Le composizioni armoniose, di immense varietà cromatiche e di grandezze, di motivi lirici del padre dell’astrattismo non ci hanno consegnato un mondo onirico, immaginario ma ci trasmettono avvolgente serenità, profusa di spirituale liricità e musicalità. La straordinaria sensibilità estetica e acustica dell’artista russo tradotta nelle sue opere in associazioni spirituali e simboliche del colore e delle forme, arrivano a noi come musica, accarezza le nostre anime.
Di forte impatto nella prima sala del percorso i grandi pennelli alle pareti, ricostruzione dell’opera che il pittore russo aveva eseguito con i suoi studenti del Bauhaus ed esposta in una mostra a Berlino; un’esplosione di colori e forme che emergono dallo sfondo scuro, che ti avvolgono e immergono immediatamente in una dimensione senza tempo e senza spazio, nel mondo e nell’espressione artistica e poetica di Kandinsky.
Tra le opere degli esordi, la serie di paesaggi d’impronta tardo-impressionista, il villaggio inondato di luce di Vecchia città, (1902), lo splendido Mulino (1904) con le sue armoniose proporzioni, i dipinti a Murnau come Parco di Achtyrka (1901), Senza titolo (1906), o Il Parco di Saint -Cloude, viale ombreggiato (1906) e, tranne i primi dipinti che risultano più materici, negli altri si riscontra una pennellata meno densa, le immagini sono più piatte e la cromia é più accesa con contorni più netti. Paesaggi che sembrano esprimere però più i moti dell’anima che le emozioni stimolate dal contatto con la natura, come era per gli impressionisti. Molto interessanti anche quelli più simbolisti come Venezia n.4, con il luminoso ponte, le pennellate mobili e le sfumature cromatiche dell’acqua lagunare, altrettanto splendido Chanson (1906), dipinto che ti immerge nel mondo fiabesco russo, la dovizia di particolari, le sfumature cromatiche, le decorazioni, le figure sulle barche compongono l’opera come un mosaico.
Con il Quadro con macchia rossa (1914), emblema della pittura svincolata dal reale di Kandinsky, gli oggetti sono spariti, escluso un accenno di una figura quasi sfumata e sulla tela predominano sovraesposizioni di macchie cromatiche, senza contorni, con uno splendido effetto luminoso di tipo divisionistico, ma si percepisce ancora inquietudine, forse dettata da una necessità interiore dell’artista russo. Senza titolo (1917) prodotta al ritorno in Russia del maestro, l’opera appare più evocativa che rappresentativa di un paesaggio mentre Nel grigio (1919) su uno sfondo di stratificazione spaziale di colore freddo grigio sembra che fantastiche forme allungate e dinamiche volteggino nello spazio. Nell’opera Giallo, Rosso, Blu (1925), particolarmente significativa e autentica poesia visiva, il complesso universo di forme geometriche e cromatiche, di linee e archi sparsi, di piani colorati sovraesposti crea un armonico effetto tridimensionale. Il rettangolo giallo e le sue sfumature attorno irradiano luminosità ma anche connessione tra la parte destra dai toni dell’azzurro e del viola con quella sinistra dalle campiture più rosse e scure.
Tra le diverse opere anche Composizione IX (1936) nella quale prevalgono toni delicati su un fondo intersecato da quattro diagonali di colori diversi, su cui sembra che fluttino forme geometriche più rarefatte, forme allungate e assemblate, nella composizione cattura l’occhio la calda macchia rossa che pulsa energia mentre nella splendida tela di Azzurro Cielo (1940), emblema della rassegna, vivaci amebe, animali marini, microcosmi dai colori caldi ma tenui, volteggiano magicamente in uno spazio azzurro, metafisico e rasserenante, quadro che pare segnare il distacco dalle tensioni umane e un “avvicinamento” al cielo.