10 Febbraio 2014
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Il liceo Lanza ospita il profugo istriano Claudio Debetto per raccontare il Giorno del Ricordo
A Casale Monferrato continuano le celebrazioni in occasione del Giorno del Ricordo. Dopo la commemorazione ufficiale di sabato organizzata dal Comune, questo lunedì mattina il plesso Lanza dell’Istituto Superiore Cesare Balbo ha ospitato la conferenza “Il confine orientale, le foibe e l’esodo”.
Relatore dell’incontro è stato Mauro Bonelli, professore di Storia e attuale dirigente scolastico dell’Istituto Comprensivo di Cerrina Monferrato, che ha voluto innanzitutto fornire una panoramica sulla situazione istriana e del confine orientale, in modo che fossero ben chiari i retroscena e i meccanismi che portarono al massacro delle Foibe, dove morirono tra le 5 e le 10 mila persone.
«Quella delle Foibe e dell’esodo di tanti istriani fu una grande tragedia della storia italiana, – ha spiegato Bonelli durante il suo intervento – ma fu una tragedia dove tutti ebbero la loro parte di responsabilità. Durante il Ventennio, il regime fascista trattò la popolazione slovena dell’Istria e della Dalmazia alla stregua di barbari da civilizzare, dando vita a una dura forma di repressione e cancellazione della loro cultura. Si andò così creando un fortissimo risentimento tra la popolazione di origine slava e quella italiana, risentimento che si acuì durante l’occupazione della provincia di Lubiana nella Seconda Guerra Mondiale, e che esplose in sete di vendetta dopo l’armistizio del 1943. Alla fine, a pagare per tutto, fu chi non aveva nessuna colpa, ovvero la popolazione istriana, vittima dell’odio incondizionato e sanguinario delle forze partigiane jugoslave».
Mauro Bonelli ha poi introdotto Claudio Debetto, profugo istriano che nel 1946 visse in prima persona il tragico esodo che portò 350 mila italiani ad abbandonare le loro terre natie e a distribuirsi per tutta la penisola.
«Nel 1946, quando la mia famiglia decise di lasciare la città di Pola, che si trova oggi in Croazia – ha raccontato Claudio Debetto agli studenti – io avevo due anni e mezzo. Quando arrivammo a Casale, fummo stipati in un ex deposito dell’aereonautica militare, nei pressi del bivio per Valenza. Purtroppo, non sempre ricevemmo una buona accoglienza: molto spesso eravamo accusati di rubare il lavoro ai piemontesi, e dovevamo affrontare la maggior parte dei problemi che tutt’oggi colpiscono gli immigrati».
«Oltre alle esecuzioni e alle tensioni etniche – ha proseguito Debetto -, uno dei motivi principali per cui tanti istriani decisero di lasciare le proprie case fu la forzata slavizzazione a cui furono sottoposti dal regime di Tito, ovvero il processo esattamente opposto rispetto a quanto era accaduto durante il Fascismo. Ormai erano venute meno le condizioni di pacifica convivenza che si erano stabilite nei secoli passati. Se questa pagina nera della Storia può insegnarci qualcosa, è che bisogna imparare a rispettare le diversità e ad accettare le minoranze culturali».
La domanda a cui alla fine Mauro Bonelli e Claudio Debetto hanno voluto rispondere è stata quella che più fa discutere: perché, per oltre cinquant’anni, la tragedia delle Foibe fu ignorata e taciuta da tutti, quasi non fosse mai esistita? «È inesatto dire che sulle Foibe si è sempre taciuto – hanno puntualizzato – poiché la destra ha utilizzato spesso questa vicenda come un cavallo di battaglia, quando i primi ad aggredire furono proprio gli italiani, occupando la Slovenia e trucidando più di 5 mila civili durante le rappresaglie. Chi ha taciuto lo ha fatto invece per interesse: i rappresentanti della sinistra per la loro posizione difficile nell’aver mantenuto dei rapporti con Tito, gli altri per non fare i conti con il proprio passato, poiché dietro al dramma delle Foibe vi furono anche delle forti responsabilità italiane».