Autore Redazione
lunedì
16 Giugno 2014
00:00
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Eventi - Alessandria

Progetto PIUMA: per un ambiente migliore

Progetto PIUMA: per un ambiente migliore

Sempre più dipendenti, legati e influenzati dal progresso tecnologico-industriale che spesso ci si disinteressa della tutela dell’ambiente, del nostro territorio, della fauna e della flora che ci circonda. Proprio per questo e non solo, l’Ente Parco Capanne di Marcarolo, con la partecipazione di vari docenti universitari, agronomi, economisti e faunisti, ha presentato il proprio programma di salvaguardia della biodiversità, intitolato progetto P.I.U.M.A. Un’iniziativa promossa per il miglioramento di un habitat di interesse comunitario, come le Capanne di Marcarolo, e di gestione e conservazione di specie animali e vegetali. Il termine P.I.U.M.A. è infatti un acronimo con il quale si indica il programma di interventi unitari di miglioramento ambientale: un progetto innovativo che vede per la prima volta il supporto attivo dei cittadini grazie al dibattito partecipato con la popolazione. Le persone potranno così intervenire nelle scelte, discutere e proporre  scenari per la soluzione di problematiche e il miglioramento ed efficacia dei Piani. Veri e propri tavoli d’incontro tra la popolazione, gli operatori economici che hanno un’attività nel territorio del Parco, i politici e gli amministratori e i vari tecnici esperti, la cui conduzione sarà effettuata da un team di facilitatori esperti per elaborare idee e visioni future. “L’idea del progetto è nata perché l’altopiano appenninico è in bilico: la componente boschiva sta aumentando, sottraendo spazi alle aree agricole coltivabili. Per le loro capacità pianificatrici l’entità locali sono fondamentali nel progetto” ha detto Andrea De Giovanni, Direttore del Parco Capanne di Marcarolo. Inoltre, all’interno del piano di tutela, particolare attenzione viene dedicata alla gestione degli habitat di prateria e di prato pascolo, il cui mantenimento è fondamentale per la biodiversità. Già a partire dagli anni ’60 del ‘900, a causa dell’abbandono della montagna, questi importanti ambienti si sono via via ridotti per l’avanzare della vegetazione boschiva. Il ripristino di questi luoghi, oltre a costituire un aspetto qualificante per il paesaggio e fondamentale per il mantenimento e per l’incentivazione delle attività agricole e pastorali, è previsto dal Piano del Parco e dalle norme di attuazione della Direttiva europea 92/43/CEE “Habitat”. Un piano d’azione  per la gestione e conservazione delle praterie, strettamente connesso ad un Piano agronomico per mantenere e favorire la biodiversità e il miglioramento delle attività di pascolo e sfalcio nell’Area protetta interessata. “Per la riuscita del progetto l’entità locali sono fondamentali: sono territori che esigono una gestione pratica, un piano agronomico tra la conservazione alla biodiversità e lo sviluppo dell’ambiente agricolo” ha continuato Andrea De Giovanni. Di fatti, la redazione di un Piano agronomico per l’Area protetta ha l’obiettivo di facilitare l’individuazione e l’affidamento in gestione dei terreni pascolivi, armonizzare le attività agropastorali nonché facilitare l’accesso ai finanziamenti comunitari, previsti per il mantenimento della biodiversità e dell’economia delle aree montane. Ma il programma, oltre la redazione del Piano d’Azione e del Piano agronomico, prevede diverse “azioni” pratiche di miglioramento ambientale e di contenimento delle specie alloctone. “In Europa la gestione delle specie alloctone costa 12 miliardi di euro l’anno. Tra queste si trovano le nutrie, la cui popolazione deve essere tenuta sotto stretto controllo visto che è una specie molto invasiva e che provoca gravi danni, come l’indebolimento degli argini. È necessario un intervento limitativo per impedire la diffusione di questa specie su larga scala. Oltre le specie invasive nel Parco sono presenti molti lepidotteri: una rara specie di farfalle  che vivono nelle zone ecotonali, tra boschi e pascoli, tutelate dall’Unione Europea” ha concluso il Dottor Sandro Bertolino dell’Università di Torino. Solo in tal modo si può assicurare l’equilibrio tra la tutela ambientale e le attività agricole e pastorali.

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