Autore Redazione
lunedì
23 Giugno 2014
00:00
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Eventi - Alessandria

Infernot e Monferrato ‘Patrimonio dell’Umanità’: ecco cosa ha stregato l’Unesco [FOTO]

Infernot e Monferrato ‘Patrimonio dell’Umanità’: ecco cosa ha stregato l’Unesco [FOTO]

Adesso i siti patrimonio dell’Umanità in Italia sono 50. La cifra tonda è stata raggiunta anche per merito della provincia di Alessandria, inserita nel paesaggio vitivinicolo delle Langhe, Roero e Monferrato. Ieri pomeriggio a Doha, in Qatar, è stato certificato che i paesaggi culturali vitivinicoli del Piemonte di Langhe-Roero e Monferrato sono una eccezionale testimonianza vivente della tradizione storica della coltivazione della vite, dei processi di vinificazione, di un contesto sociale, rurale e di un tessuto economico basati sulla cultura del vino. La loro storia è testimoniata dalla presenza di una grande varietà di manufatti e architetture legate alla coltivazione della vite e alla commercializzazione del vino. I vigneti di Langhe-Roero e Monferrato costituiscono inoltre un esempio eccezionale di interazione dell’uomo con il suo ambiente naturale: grazie ad una lunga e costante evoluzione delle tecniche e della conoscenza sulla viticoltura si e’ realizzato il miglior adattamento possibile dei vitigni alle caratteristiche del suolo e del clima, tanto da diventare un punto di riferimento internazionale. I paesaggi vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato incarnano l’archetipo di paesaggio vitivinicolo europeo per la loro grande qualità estetica”.

Lo stesso Plinio il Vecchio circa duemila anni fa diceva che la nostra regione era una delle più favorevoli per la coltivazione del vino. I contadini l’hanno sempre saputo e da oggi in avanti probabilmente lo saprà tutto il mondo. Ma cosa ha reso speciale la provincia di Alessandria, tanto da meritare il riconoscimento Unesco? Un solo termine, anzi due, è la risposta giusta: Infernot e Monferrato. La parola ‘Infernot’ definisce uno spazio in aggiunta alle cantine dove conservare il vino. “Intimamente legati alla cultura del vino e all’esistenza delle arenarie, facilmente lavorabili, sono piccoli vani ipogei interamente scavati nella Pietra da Cantoni. Si tratta di un’appendice della cantina, priva di luce ed aerazione naturale, ubicata comunemente sotto le case, i cortili e talvolta le strade delle nostre colline. Sono vere e proprie opere d’arte, capolavori architettonici, nati dalla tradizione e dal sapere contadino, realizzati nei lunghi inverni, non da semplici cavatori ma da scultori Monferrini, veri artisti rimasti anonimi nella quasi totalità dei casi.
Molti sono gli infernot presenti sul territorio, 47 sono quelli censiti a partire dal 2002 dall’Ecomuseo della Pietra da Cantoni grazie al lavoro dell’Istituto Superiore Statale Leardi di Casale Monferrato“.

Molto più semplice invece definire Monferrato anche se sull’etimologia del termine sussistono ancora dubbi. Tuttavia l’ipotesi più plausibile è quella che mette insieme ‘monte’ e ‘farro’. Quel che importa è che oggi con Monferrato intendiamo l’area collinare del casalese, con i suoi dolci pendii e i piccoli e suggestivi paesi, quasi tutti accompagnati proprio dalla parola ‘Monferrato’.

La zona degli Infernot è quella compresa tra Camagna (foto allegate in parte concesse dall’amministrazione), Vignale, Frassinello, Olivola, Ottiglio, Sala, Rosignano e Cella Monte.

Sia Monferrato che Infernot adesso andranno a braccetto. Come a braccetto dovrà andare tutto il territorio per evitare che i campanili demoliscano questa immensa occasione che ha baciato il territorio. I contadini hanno coltivato la bellezza degli attuali paesaggi, plasmati nel tempo dagli avi. Oggi bisogna raccogliere i frutti. I tempi sono maturi e maturi dovrano essere tutti coloro chiamati a dare un futuro a questa terra per cogliere questa straordinaria opportunità

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