Autore Redazione
giovedì
4 Dicembre 2014
08:17
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Eventi

Il lirico tormento di Modigliani et ses amis

Il lirico tormento di Modigliani et ses amis

Ad Amedeo Modigliani, l’artista tombeur de femme che ha incarnato nell’immaginario collettivo il mito del pittore bello, ma maudit, bohèmien  geniale e tormentato  é dedicata a Pisa una imperdibile mostra “Amedeo Modigliani et ses amis”. Molte leggende sono state ‘costruite’ attorno a Modì,   per la sregolatezza della sua vita tra alcool e droga, per la tubercolosi che lo consumò, per la prematura scomparsa a soli 35 anni, dopo una vie bréve mais intense e per il suicidio della compagna, Jeanne Hébuterne, il giorno dopo la sua morte .

“Le immagini che abbiamo di Modigliani sono così numerose e contraddittorie da rendere difficile stabilire quali siano le più verosimili. Tutte, probabilmente, perché in ognuna di esse brilla la piccola luce istantanea colta in un’espressione, un gesto, un movimento” (C. Augias)

Una vita romanzata, colma di arte, di bellezza, di tristezza e di violenti impeti. Leggende che hanno ispirato  film come “I colori dell’anima,  la stesura di  biografie e romanzi tra cui “Il ricordo di Modigliani”di Osvaldo Licini, “Elvira, la modella di Modigliani”di Carlo Valentini o “Modigliani, l’ultimo romantico” di Corrado Augias o ancora canzoni  come “Modì “di Vinicio Capossela.

Nel sontuoso Palazzo Blu, su Lungarno Gambacorti, l’affascinante retrospettiva che si protrarrà sino al 15 febbraio, gli rende omaggio con l’esposizione di un centinaio di  opere, di cui 70  dell’artista,  le altre di  Soutine, Utrillo, di Picasso (Les pains),  di  Léger, di Kisling (Donna con lo scialle polacco), di Brancusi, (Mademoiselle Pogany). Una mostra dall’atmosfera suggestiva nella ricostruzione dell’ambiente artistico-culturale in cui si era formato Modigliani (1884-1920), in particolare  dopo il 1906, quando andò a vivere a Parigi.  Un excursus che si snoda tra l’infanzia, gli anni vissuti a Parigi, Jeanne Hébuterne, i nudi, i ritratti, i disegni (molti), le sculture, le foto (numerose quelle delle sue modelle).

Nemo propheta in patria  l’aristocratico artista sviluppò il suo talento nel milieu parigino, a quel tempo ‘fucina d’arte’, a contatto con la cultura dell’avanguardia, dei fauves, del cubismo, di  personaggi del calibro di Picasso, Braque, Chagall, Toulouse Lautrec e Brancusi.

Pur traendo ispirazione dalle diverse correnti del suo tempo e dall’arte antica, si distinse  per il suo tratto, per uno stile essenziale e simbolista, per una poetica dalle sfumature intimiste, che i racconta  la tragedia di un artista indomito e lirico, vittima di se stesso e del suo tormento ma che  visse fino alla fine dei suoi giorni per l’arte.

La tematica che ricorre nelle sue opere é la figura umana, ritratti o nudi tracciati in uno stile inconfondibile, volti di donne delicati su colli da cigno, di memoria rinascimentale, sguardi spesso dal taglio a mandorla e senza pupilla.  Ritratti  elegantemente stilizzati, di grande pathos e grazia, permeata di malinconia, talvolta dalle sfumature decadenti, figure che sembrano senza luogo e senza tempo, metafisiche ma gotiche nelle forme slanciate. Nell’innumerevole produzione artistica sembra quasi che il pittore, chiamato dai suoi amici parigini “Le cygne du Livourne”, ricercasse un ideale di bellezza assoluta, assegnando alle sue ‘creature’ una leggerezza quasi spirituale. Ritratti, sia nel primo che nel secondo periodo, che non si attengono tanto alle caratteristiche reali della modella ma piuttosto a ‘tirar fuori’ le qualità psicologiche, l’anima che Modigliani intravede in loro.

Mirabili e seducenti i nudi, mai volgari, dalle linee raffinate che circoscrivono forme ondeggianti e volumi morbidi, carichi di sensualità. In Nudo sdraiato (1917), dalle  cromie rosse, blu e bianche, la donna nuda dalla linea flessuosa volge lo sguardo verso uno spettatore, il  nero corvino della capigliatura, il rosso sulle labbra, la bocca socchiusa rinforzano la sensualità femminile. Nella solidità delle proporzioni ma anche nella sintesi volumetrica si intuisce la componente, la formazione di scultore del maestro.

Il pittore, aveva iniziato giovanissimo a dipingere paesaggi nello stile dei macchaioli come é visibile in Stradina Toscana (1989), colta al calar del sole, ma già da subito sarà la ritrattistica con i nudi la forma espressiva prediletta dal maestro, come il Ritratto di donna che partecipa ad una seduta spiritica (1905), dalle chiare sfumature espressioniste nell’inquietudine e nell’intensità dello sguardo. 

Emozionante il bel volto femminile de La mendicante (1909) dallo sguardo abbassato, quasi imbarazzato, a rinforzare l’umiltà della sua condizione, mentre del Violoncellista ‘rapito’ dalla musica mentre sta suonando il suo strumento si intravedono stranamente elementi di un interno, lo sfondo nelle opere del maestro é quasi sempre inesistente, per centrare maggiormente l’attenzione sul soggetto e dargli  profondità.

Un’intensità struggente negli occhi a mandorla del volto di Soutine (1916), l’amico pittore di origine russa, altrettanto tormentato, con cui il pittore condivideva  l’arte e la vié bohèmien, splendido l’ovale del Ritratto di Dédie (1918), dolce e malinconica,  il capo leggermente reclinato, lo sfondo neutro e la cromia nera della veste, accentuano la tristezza dello sguardo.  Commovente  il ritratto di Jeanne Hébuterne (1918), la pittrice, compagna di Modigliani, lo sguardo ammaliante e triste, l’azzurro intenso, cattura e ipnotizza, occhi che sembrano colmi di lacrime che stanno per sgorgare, le cromie del cappello e della capigliatura evidenziano ancora più il loro colore.

Il percorso si conclude con le sculture, teste in pietra, stilizzate, pure, dal taglio essenziale e allungato, dal naso geometrizzante e gli occhi privi di pupille che risentono dell’arte egiziana e africana, volti enigmatici, quasi sacrali, come Testa femminile (1911).

Maria Cristina Pesce Bettolo

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