Autore Redazione
venerdì
5 Dicembre 2014
06:37
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Eventi - Casale Monferrato

“Gospodin”: la rivolta solitaria e paradossale di un uomo semplice: la recensione

“Gospodin”: la rivolta solitaria e paradossale di un uomo semplice: la recensione

Ho cercato una forma di vita anticapitalistica in una società capitalistica”.

Il dogma di Gospodin, protagonista dell’omonima pièce di Philipp Lhole, presentata al Teatro Municipale di Casale Monferrato mercoledì 3 e giovedì 4 dicembre, per la regia di Giorgio Barberio Corsetti, è “afferrare il capitalismo per le palle”.  In una società consumistica, laddove l’attenzione è volta al denaro , Gospodin sperimenta una vita alternativa e fa di un lama, che gli viene sequestrato da Greenpeace, la  sua fonte di sostentamento. Intorno a lui ruotano personaggi che seguono una logica di vita totalmente differente, si approfittano del suo disinteresse per sottrargli  i suoi averi o mostrano un tipo di affetto, nel caso della fidanzata, volto a modificare il suo credo e ad accusarlo di mancanza di responsabilità.

Gospodin corre, si sfinisce e tenta un’alternativa, mentre i suoi stati d’animo sono descritti da Valentina Picello e Marcello Prayer, che, oltre ad interpretare più personaggi, a turno, con un microfono, diventano narratori a latere del palco.

Il ritmo è rapido, come il passaggio dalle scene nell’appartamento del protagonista, sempre più spoglio e desolato, alle vedute esterne di una città frenetica e ostile. Le scenografie sono proiettate su pannelli, che, all’occorrenza, si capovolgono per diventare sedili. Ogni superficie diventa più oggetti e più luoghi,  grazie a alle immagini che trasformano gli ambienti e si fanno vorticose nella rappresentazione di spazi metropolitani. Claudio Santamaria (Gospodin) è abilissimo nell’interagire con un apparato grafico mutevole e l’effetto è, dal punto di vista visivo e comunicativo, straordinario.

Gospodin troverà la realizzazione del suo sogno utopistico in carcere, nella vita totalmente autarchica, nell’egualitarismo accomunante e nella privazione sia dei beni individuali, che, soprattutto, della necessità di decidere. Solo nella detenzione per lui sussistono  la vera libertà e il rispetto delle sue quattro assolute regole di vita: una partenza è da escludere; i soldi non devono essere necessari; ogni proprietà è da rifiutare; libertà è non dover prendere decisioni.

Il testo è singolare e caustico, forse un po’ troppo echeggiante filosofie utopistiche passate, ma ben calibrato, nel taglio registico, tra umorismo, ideale  e ingenuità.

Punti di forza la scenografia di immagine, essenziale ma di enorme impatto, e l’ottima interpretazione dei tre protagonisti. Claudio Santamaria passa dalla frenesia gestuale della ricerca di una vita vivibile alla tenerezza di un buono in balia di forze avverse, dando credibilità a ciò che altrimenti parrebbe fiabesco. Marcello Prayer e Valentina Picello sono bravissimi nel mutare in continuazione ruoli, voci e abiti, con un’incalzante velocità  di azione e conferendo consistenza a tutti i personaggi.

Le immagini di una prigione e delle sbarre, in contrapposizione alla libertà nella cattività inneggiata da Gospodin, chiudono lo spettacolo nel segno del paradosso che condanna il fallimento della società capitalistica, reale condanna del nostro tempo.

Molti minuti di applausi al Municipale di Casale, colmo per l’occasione. La stagione prosegue martedì 16 e mercoledì 17 dicembre con “Il visitatore” di Eric-Emmanuel Schmit , per la regia di Valerio Binasco , con Alessandro Haber e Alessio Boni.

Nicoletta Cavanna

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