2 Gennaio 2015
09:45
Gavazzana blues è “suonovivo”
Nuovo appuntamento con la musica di qualità a Gavazzana, questa sera. La casa museo dedicata a don Carlo Sterpi, venerabile braccio destro di San Orione, accoglierà, luned’ 5 gennaio, un progetto musicale di alto livello “Suonovivo”. La magia della musica diffusa per passione continua a incuriosire e affascinare sempre più persone che si avvicinano alle attività culturali per sentire da vicino grandi artisti che abitualmente si offrono ad un pubblico meno attento e più distante. L’appuntamento sarà con Massimiliano Alloisio, alla chitarra, e Loris Stefanuto, alle percussioni nelle cantine del Gavazzana Blues (ingresso libero, gradita offerta).
“La scelta di un duo concertante chitarra-percussioni, finalizzata all’interpretazione musicale di testi scritti per chitarra solista e così come è rappresentata in questo CD, ha caratteri di assoluta originalità nel panorama musicale contemporaneo. La fusione virtuosa delle potenzialità dei due strumenti, di non facile realizzazione se si ha in mente gran parte del repertorio classico per chitarra solista, è resa coerente dalla selezione di temi e ritmi, quali quelli derivati dalla tradizione musicale ispanico-sudamericana, che hanno nel colore e nella forma danzante gli aspetti più caratteristici. Ma, al di là del tipo di approccio bi-strumentale, l’originalità qui rappresentata ha come cardine centrale un’idea moderna di interpretazione del brano musicale, che si stacca dallo stereotipo dell’esecuzione ‘quanto più fedele possibile a quanto prescritto dall’autore e che concede libero spazio interpretativo all’esecutore. Il dilemma ‘esecuzione fedele-esecuzione libera divide la critica musicale. Tuttavia, è facilmente condivisibile l’assunto che, se la fruizione musicale debba principalmente generare emozioni, tale finalità possa rinnovarsi attraverso differenti, ancorché plausibili, interpretazioni di brani classici. In questo CD, il ‘tradimento’ nei confronti del testo originale si estende fino all’aggiunta di intere parti melodiche o ritmiche, con continui scambi strumentali di sezioni solistiche apparentemente ‘improvvisative’.
Gli scambi strumentali sono evidenti nei due Valses venezuelani di Antonio Lauro, artista che ha ben tradotto nella sua produzione per chitarra le radici popolari della musica del suo paese. L’interpretazione dei Valses, attraverso il sostegno delle percussioni e con interscambi di assoli, variazioni e pedali armonici, dona ai brani rinnovata vitalità, riavvicinandoli, se possibile, alle radici popolari più genuine. La continua ricerca di nuove varianti ritmiche è particolarmente evidente quando le varianti si succedono all’interno dello stesso brano, come nella modernissima interpretazione de La Catedral di Agustín Barrios, leggendario chitarrista e compositore paraguaiano, e nei tempi sempre più accelerati delle tre versioni del coloratissimo Sons de Carrilhões, del brasiliano João Pernambuco. La forma ‘danzante’ è stata poi esaltata nell’interpretazione di Canarios, brano dello spagnolo Gaspar Sanz, al quale è stato aggiunto un energico interludio iniziale in forma di tarantella. Di tutt’altro registro, il Tango en Skaï del chitarrista francese contemporaneo Roland Dyens, riporta l’ascoltatore in Argentina, in atmosfere struggenti e nostalgiche, sulle quali la sovrapposizione delle percussioni appare del tutto naturale.
Il percorso musicale, che si snoda attraverso i vari linguaggi tecnico-compositivi propri della tradizione ispanico-sudamericana, trova infine spunti e affinità che guidano Massimiliano Alloisio nell’esecuzione di brani di sua composizione, caratterizzati da linee melodiche ben definite e ricchezza di colore strumentale. E’ in queste composizioni originali che si manifesta in maniera netta il criterio stilistico che le ha generate, cioè la fusione apparentemente ibrida, ma in effetto coerente e plausibile, di differenti tecniche esecutive (classica, spagnola flamenca, brasiliana e argentina).
Nel complesso quindi, il CD risulta frutto di un difficile lavoro culturale indirizzato al superamento dei confini che ancora oggi, seppure con eccezioni, separano il linguaggio colto e le tecniche esecutive rigorose della chitarra ‘classica’, dalle forme musicali più popolari e dagli stili esecutivi più esuberanti propri della chitarra ‘moderna’.”