Autore Redazione
lunedì
5 Gennaio 2015
14:50
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Eventi - Lombardia

L’anima bucolica e la potenza espressiva di Van Gogh

L’anima bucolica e la potenza espressiva di Van Gogh

A volte desidero talmente dipingere un paesaggio, come uno anela a una lunga passeggiata per ristorarsi e in tutta la natura, negli alberi ad esempio, vedo un’espressione ed un’anima”. (Vincent Van Gogh) 

All’insegna dell’anima bucolica e dell’amore per il mondo degli umili del pittore olandese  si declina la raffinata e selezionata retrospettiva a Palazzo Reale di Milano “Van Gogh. L’uomo e la terra” che resterà aperta fino all’8 marzo. La mostra, articolata in sei sezioni Vita nei Campi, L’uomo e la Terra, Nature morte, i  Ritratti, Colore e vita, Le lettere, espone un corpus di una cinquantina di opere provenienti dal Van Gogh Museum di Amsterdam, dal museo di Otterlo, di Utrecht e da collezioni private che ripercorrono l’evoluzione stilistica e tecnica tra il 1881 e il 1889 del pittore.

Nell’immaginario collettivo Vincent Van Gogh (1853-1890) ha rappresentato il pittore maudit dalla vita inquieta, travagliata da tormenti esistenziali,  drammatica e sfortunata, l’ artista geniale e incompreso, la cui complessa densità interiore ha tracciato inesorabilmente una vita breve ma intensa. Il suo talento, la tristezza, il tormento, la malattia psichica e il suicidio hanno creato il mito, protagonista ideale di romanzi e di copioni cinematografici dal taglio romantico. Un’icona le cui visioni liriche sono state guidate da sensazioni reali e soggettive che rappresentavano il suo mondo interiore lasciandoci opere di straordinaria emozionalità che entrano con potenza nel cuore e colpiscono lo sguardo. Un ‘sentire’ partecipativo, quasi religioso nei confronti dei ceti più disagiati, empatico con i personaggi che ha fissato sulle sue tele, simbiotico con madre terra, elementi che non lasciano indifferenti, entrano nel profondo e alimentano la nostra sensibilità, estetica e umana. L’intensa poetica dell’anima vangoghiana ha portato i critici a definire l’artista, se non un puro espressionista, un significativo precursore del movimento, pioniere dell’arte moderna.

La bellezza dei paesaggi, dei cieli, l’ambiente, i campi, i faticosi mestieri del mondo agreste, i prodotti della terra, i contadini, l’uomo e il suo indissolubile legame  con la natura nel divenire delle stagioni  sono le tematiche delle opere del pittore olandese. Tematiche che si collegano a quelle di Expo 2015 e che si coniugano a quelle sociali, influenzate dalla pittura di Millet. Vincent Van Gogh assegna una straordinaria dignità ai lavoratori della terra, alla dura e cruda realtà di quel mondo, dell’Olanda più povera, che pur dipinta con totale e crudo realismo, con  tonalità cromatiche cupe che creano atmosfere pesanti, contengono una profonda lirica, l’intenso sentimento di appartenenza alla terra e testimoniano la fatica e la miseria  della vita degli ultimi.

Capolavori dal tratto febbrile, dall’intensa potenzialità espressiva delle figure e delle scene raccontate, la sua pittura è densa, materica, a volte cromaticamente esplosiva, energica, a rappresentare la potente emotività del pittore, la sua solitudine interiore, la tristezza. Una realtà rappresentata attraverso la forza dei sentimenti.

Il particolare allestimento della retrospettiva, dal taglio crepuscolare é una specie di tunnel  con juta per terra che crea scenograficamente un’atmosfera intima, quasi a voler sollecitare nel visitatore l’esplorazione con il giusto spirito, rinforzando il senso intimistico delle opere del pittore olandese e il protagonismo della terra. Nella penombra ecco la prima opera, illuminata, Autoritratto (1888), dalle valenze espressioniste, lo sguardo diretto e intenso del pittore  pare volerti comunicare qualcosa mentre ti segue all’inizio del tuo  percorso.

Disegni e dipinti prima della fase impressionista, che testimoniano l’evoluzione della tecnica, eseguiti dal travagliato pittore dei magnifici dorati Girasoli attraverso lo studio attento delle figure della vita contadina, spesso enfatizzate, dai tratti marcati, dalle mani nodose, operose e vissute.  

Quanta fatica si legge nelle pose, nei corpi piegati delle Contadine che raccolgono patate (1884) e quale intensità ha il volto segnato dal tempo e dall’operosità del Pescatore con cappello di tela cerata (1883),  o  il corpo piegato, in una posa innaturale con  gli zoccoli ai piedi della Contadina che lega fascine di grano (1885), opera eseguita con il gessetto nero che rinforza il senso del  faticoso compito eseguito dalla donna.

O ancora la massa di ulivi dalle fronde rigogliose del Uliveto con due raccoglitori di olive (1889) con la figura femminile in primo piano con le braccia protese verso l’alto che stacca dai rami contorti della verde pianta le olive, in secondo piano una figura maschile  raccoglie il frutto della pianta ‘divina’.

Splendido e intenso il senso di natura infinita ma anche di solitudine rappresentata dall’opera di grande dimensioni Pastore con un gregge di pecore (1884), il corpo maschile leggermente piegato, attorniato dagli ovini e sopra un cielo grigio cupo che incombe.

In Contadine che raccolgono patate (1884),  si coglie il vigore ma anche il ritmo delle due figure femminili che piantano la vanga nel duro terreno, le mani sono forti e il corpo chino sulla terra, sopra un  magnifico cielo dalle tonalità azzurrognole.

Tra i ritratti femminili che colpiscono, non per la bellezza ma per i segni sul volto che raccontano la fatica del lavoro agreste attira l’intensità dello sguardo di pece di Testa di Donna (1885),  mentre tra quelli maschili il Ritratto nell’azzurra divisa del mestiere  di postino di Joseph  Roulin (1889), amico di Van Gogh che il pittore raffigura con il  sereno e bonario volto incorniciato dalla barba.

Diverse le nature morte con i prodotti della terra come Natura morta con cipolle (1889)  o Natura morta con statuetta di gesso e libri (1887) ma anche la splendida e delicata natura morta floreale Rose e Peonie (1886)

Di grande impatto la litografia di una delle mitiche opere di Van Gogh, I mangiatori di patate, opera che narra il frugale, misero pasto serale di una famiglia di contadini che alla fioca luce di un lumino consumano, anche con le mani, patate, frutto del loro duro lavoro. Cromie scure e un gioco di luce e ombre, alla maniera di Rembrandt, l’espressività fisiognomica rende più triste e drammatica la scena rappresentata.

Quanta forza espressiva nei colori dei paesaggi vangoghiani come si evince nella luminosità dei gialli o del blu di Paesaggio con covoni di grano e la luna che sorge (1889), una luna che ha l’oro del sole come i covoni.

Non si può rimanere indifferenti alla splendida distesa violacea della lavanda e dello sfondo di Saintes Maries de la mer (1888) o  affascinati dal calore, l’armonia delle cromie del giallo del viola, del verde della vigna, il senso di spazio infinito o l’azzurro di un cielo nel quale ti viene voglia di tuffarti de La Vigna verde (1888).

Non perdetevi  le straordinarie emozioni che Van Gogh ha saputo magicamente imprimere nelle sue tele!

La mostra è al Palazzo Reale di Milano
Piazza del Duomo, 12, Milano.
Tel.: 02 0202

Aperture:
lunedì
14.30 – 19.30
martedì, mercoledì, venerdì e domenica 9.30 – 19.30
giovedì e sabato 9.30 – 22.30
Aperto anche il 6 gennaio.

Maria Cristina Pesce Bettolo

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