9 Gennaio 2015
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All’Isola Ritrovata di Alessandria i Finisterre si “ritrovano”
ALESSANDRIA – Un connubio di arte e cultura questo venerdì sera ad Alessandria, in via Santa Maria di Castello 8. L’Isola Ritrovata, infatti, ospiterà la 55esima serata del microfestival letterario e poetico “Vi Piace?, Scrittura ad alta voce”, l’occasione non soltanto per la presentazione del libro “Ma che musica suoni” del cantautore Fabio Zuffanti, ma anche la riunione, grazie a Stefano Marelli, dello storico gruppo Finisterre (rock progressivo e musica sperimentale) attivo dal 1994 al 2001, seppur con una effimera ricomposizione nel 2004 per un ultimo album. I Finisterre riproporranno i pezzi più celebri del repertorio.
Si comincia alle 21.30, cena alle 20.
Fabio Zuffanti ha iniziato la sua carriera musicale nel 1994 ed è stato coinvolto nella realizzazione di oltre 40 dischi, solista o leader di numerosi gruppi e progetti, quali Finisterre, Maschera Di Cera, Höstsonaten, Rohmer, laZona, Aries, Quadraphonic, R.u.g.h.e. e altri.
Si è misurato con una moltitudine di generi; dal rock al folk, dal pop all’elettronica, psichedelica e molto altro.
Il genere per cui è conosciuto a livello internazionale è il rock progressivo (detto altresì prog), stile che dopo i fasti degli anni Settanta non è mai morto ma anzi ha continuato a interessare un vasto pubblico sparso il tutto il mondo.
Ha lavorato con importanti produttori italiani (Roberto Colombo e Franz di Cioccio per citare i principali) e i suoi dischi sono stati pubblicati da un gran numero di etichette italiane e straniere. Con i vari progetti si è esibito dal vivo in Italia, Francia, Spagna, Svizzera, Belgio, Olanda, Portogallo, Stati Uniti, Canada, Messico e Giappone.
Grazie a questa capillare attività live e al successo di critica e vendite (che hanno raggiunto la considerevole cifra delle 100mila copie, tra lavori propri e collaborazioni), Zuffanti è considerato oggi il più importante rappresentante del prog italiano di “nuova generazione”. Zuffanti è anche direttore artistico dell’etichetta Mirror Records e lavora come compositore di musiche per sonorizzazioni.
Inoltre ha composto due opere rock, collaborato a svariati reading in compagnia di Tommaso Labranca, condotto trasmissioni radio e televisive e scritto due libri: “O casta musica” (2012 Vololibero Edizioni) e appunto “Ma che musica suoni?” (2014 Zona Editrice).
Il libro “Ma che musica suoni” nasce con il proposito di raccontare la genesi e il concepimento del nuovo album solista di Fabio Zuffanti, “La quarta vittima”, un lavoro importante che segna il ventesimo anno di attività del compositore genovese. Zuffanti è uno dei musicisti più attivi nell’ambito del movimento del Rock Progressivo Italiano, genere dato più volte per defunto ma che puntualmente rinasce dalle proprie ceneri. Il RPI negli ultimi vent’anni ha goduto di una particolare attenzione, specie da parte del pubblico internazionale.
Uno dei principali fautori di questo rinnovato interesse è proprio Zuffanti che dal 1994 porta avanti con costanza e determinazione un lavoro su più fronti, come bassista e compositore in svariate formazioni (Finisterre, la Maschera Di Cera, Hostsonaten e molte altre) e come solista. Lavoro che gli ha permesso di pubblicare quasi quaranta dischi e di presentare in giro per il mondo la sua musica con successo. In un recente articolo sulla pagina culturale di “Repubblica” Zuffanti viene segnalato da Flavio Brighenti come punta di diamante del nuovo corso del prog italiano.
Lo scorso maggio 2013 Fabio comincia a concepire il suo il suo nuovo album da solista “La quarta vittima”, un disco che condensa le sue esperienze musicali di questi vent’anni.
Per documentare questo importante passo decide di scrivere un diario giornaliero che possa narrare della realizzazione del cd. Partendo da ciò molte sono le strade che questa labirintica narrazione ha intrapreso.
Dal lavoro sul disco è stato naturale passare alla storia dettagliata dei vent’anni di musica, dalla musica si è passati alla vita e alle esperienze di tutti i giorni. E qui il libro si è addentrato in sentieri mai toccati prima da Zuffanti con vicende che fanno parte della sua infanzia e adolescenza e che lo hanno portato a essere il musicista e l’uomo che è.
Sono narrazioni di fatti intimi e a volte dolorosi; una sorta di viaggio a ritroso nella psiche e nei ricordi che all’autore è sembrato assai utile per focalizzare in pieno la persona che è giunta ai nostri giorni e quelle che sono state le esperienze che lo hanno portato a comporre la musica che ha composto. In tutto ciò trovano chiaramente ampio spazio le influenze artistiche del compositore. Molti sono i dischi che hanno fatto la storia del rock ad essere analizzati dal punto di vista dell’ascoltatore e del musicista; si parla di Genesis, King Crimson, Van Der Graaf Generator, Pink Floyd, Yes e molti altri.
Fabio si addentra inoltre in uno studio approfondito della fase sperimentale di Franco Battiato, parla del suo fondamentale incontro con la psicomagia di Jodorowsky, dell’influenza delle opere cinematografiche di Andrei Tarkowskij, di ispirazione, di Genova (città spesso avara con i suoi figli ma che nonostante ciò emana un fascino al quale è difficile sottrarsi), delle difficoltà di sopravvivere facendo il musicista, di sport, tournée, viaggi, pensieri giornalieri e incontri con uomini più o meno straordinari.
La narrazione si rivela densa di sfaccettature che racchiudono l’universo artistico e umano di Fabio Zuffanti.