22 Marzo 2015
01:28
Tutto ciò che è teatralmente possibile e di più. Recensione del “Marcido show!” al Teatro Ambra
ALESSANDRIA – “Il borghese gentiluomo” di Molière, “L’uomo dal fiore in bocca” di Pirandello, “Del danno del tabacco” di Cechov, “Non io” di Beckett e Cenerentola.
Testi completamente diversi accomunati in uno spettacolo totale i cui passaggi sono funzionali ad un unicum e i cambi scena sono interpretati a ritmo di musica, non intermezzi, ma parte organica e godibile del tutto.
Il “Marcido Show!”, presentato dalla compagnia Marcido Marcidorjs e Famosa Mimosa, per la regia di Marco Isidori, sabato 21 marzo al Teatro Ambra, è una straordinaria connessione di pièces diverse, che si susseguono senza cesure in un ritmo che travolge e sorprende per le soluzioni registiche e interpretative uniche e straordinarie.
“Il borghese gentiluomo” è impostato su un tono farsesco e corale totalmente innovativo. Tutto è spinto all’estremo: i toni forzati, la mimica gestuale e facciale, le musiche che creano accostamenti improbabili (il maestro di canto propone al borghese, che vuole affinare la sua educazione, il brano “Tanto pe’ canta’ “). La parlata napoletana, utilizzata nel raggiro al protagonista, si mischia ad un grammelot simil-turco in una beffa esilarante che porta al vertice l’arte della comicità.
“L’uomo dal fiore in bocca” contrappone in una dualità, sostenuta con bravura acrobatica, la farsa dell’interlocutore (una splendida Maria Luisa Abate), vestito con un abito clownesco rosso e imbottito all’inverosimile, al dramma del protagonista (Paolo Oricco), che esprime tutta l’angoscia di chi, morente, si attacca alla vita altrui, senza provarne alcun sollievo. Il costume paradossale (creato, come le scenografie, da Daniela Dal Cin) enfatizza l’ottusità di chi sente senza capire e l’acume di chi, vedendo la fine, acquisisce una lucidità piena e terribile.
La coppia Abate-Oricco interpreta a ruota “Del danno del tabacco” di Cechov, un monologo che, nella versione Marcido, si compenetra con un commento gestuale. Paolo Oricco, riverso su un leggio che diventa un trespolo, è un oratore che vomita un’insoddisfazione esistenziale insopportabile, mentre Maria Luisa Abate è irresistibile nel commentare gestualmente ogni passaggio, confermando un connubio comico-drammatico al limite delle possibilità espressive.
“Non io” di Bechett segna il climax dello spettacolo. Ancora Maria Luisa Abate, con una modulazione vocale virtuosistica, è una e molte voci, in un monologo spezzettato condotto in terza persona che, tra mille sospensioni e frasi sconclusionate, riflette su una vita di dolore e privazioni, sul peccato e sul desiderio del tormento espiatorio.
Una versione scoppiettante di Cenerentola alla Disney , con una scenografia di ombrelli colorati che fungono anche da vestiti caratterizzanti i personaggi, termina una successione torrenziale che riempie occhi, orecchie e mente.
Il risultato è un tutto grondante virtuosismo linguistico, gestualità esasperata, mimica facciale a sottolineare ogni sfumatura. E poi musica, sincronia perfetta di movimenti, danza, scenografie create con gli stessi corpi in gruppi scultorei che diventano mobili, sedie o cornice in cui incastonare il monologo beckettiano.
Lo stile Marcido è unico e straordinario, tale da inchiodare lo spettatore per circa tre ore, passando attraverso tutti i registri stilistici e osando accostare la farsa più grottesca al tragico esistenziale più profondo e nero.
Uno spettacolo imperdibile, di rara perfezione e interpretato con estrema bravura da tutti i protagonisti.
In scena (oltre ai citati ed estremamente convincenti Maria Luisa Abate e Paolo Oricco) Stefano Re, Valentina Battistone, Virginia Mossi, Francesca Rolli.
La stagione Ambra Brama di Teatro al Teatro Ambra continua sabato 18 aprile con Casse-Pipe di Céline diretto e interpretato da Massimo Poggio
Nicoletta Cavanna