Autore Redazione
domenica
5 Luglio 2015
20:46
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Eventi

Psychiatric Circus: la declinazione oscura del circo. Recensione

Psychiatric Circus: la declinazione oscura del circo. Recensione

ALESSANDRIA – Un circo che si presenta con una veste inquietante, dalle caratteristiche macabre nelle quali si incastonano tutti i cliché della patologia mentale e della bruttura psicotica.

Psychiatric Circus, della famiglia  Bellucci-Medini, reinventa lo spettacolo circense alla luce sinistra del modello di American Horror Story Asylum, la cui colonna sonora “Dominique” (cantata dalla suicida Soeur Sourire) accompagna gli spettatori sin dal loro ingresso nel tendone-manicomio cattolico tedesco Bergen, negli anni ‘50 ancora memori del nazismo.

L’intenzione è coinvolgere la platea in un gioco che destabilizza. Il direttore del manicomio, padre Josef, è un aguzzino politicamente scorretto e violento, le suore che lo fiancheggiano sono sinistre o indemoniate, i pazienti hanno alle spalle un passato truce e sanguinario.

In questa cornice si incastrano numeri di acrobazia, di giocoleria, danza e arte figurativa.

I punti di forza di Psychiatric Circus sono l’impatto emotivo e la perfetta esecuzione dei momenti acrobatici, con il climax che si raggiunge nel numero di contorsionismo nell’acqua, che simboleggia il bagno purificatore e infine suicida dopo uno stupro. Notevole la danza che rappresenta il ricordo della morte della madre di una paziente rimasta allo stadio infantile dopo il trauma. La rappresentazione onirica danzata è accompagnata da una performance figurativa dell’adulta/bambina che, con le mani, traccia su un telo nero, in uno slancio emotivo nella tradizione dell’action painting, quello che girato apparirà il volto della madre.

Tutti i momenti propriamente circensi sono accompagnati dalla gestualità di tutti i protagonisti, che mantengono costantemente i loro ruoli folli dalla gestualità sincopata e frenetica.

Un po’ debole la parte descrittiva che dovrebbe immergere lo spettatore in un contesto orrido, come poco rapido il ritmo della prima parte dello spettacolo, che prende finalmente quota con il primo bel numero di contorsionismo acrobatico. Si ha l’impressione che, con una maggiore cura dell’aspetto discorsivo, accanto a quello gestuale già ottimo, non sarebbe necessario l’utilizzo di un eccessivo turpiloquio. Lo scopo di creare disagio e sconcerto sarebbe meglio raggiunto dall’ incisività interpretativa nelle parti parlate.

Uno spettacolo nel complesso buono, molto gradito dal pubblico giovane, che va visto per la sua originalità, per il nuovo modo di proporre arti antiche e per la trasgressione nel rivisitare le icone horror.

Un ottimo finale catartico-omicida nel segno della rabbia indemoniata.

Psychiatric Circus sarà in Alessandria sino al 12 luglio.

Per informazioni http://www.psychiatricircus.com/

Nicoletta Cavanna

 

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