Autore Redazione
martedì
2 Novembre 2021
09:54
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Eventi - Incontri - Alessandria

I Venerdì della Fondazione Uspidalet: il 5 novembre Adriano Favole parla del cambiamento climatico

I Venerdì della Fondazione Uspidalet: il 5 novembre Adriano Favole parla del cambiamento climatico

ALESSANDRIA – La Fondazione Uspidalet, ha il piacere di ospitare venerdì 5 novembre alle 18.30, a Palazzo Monferrato ad Alessandria, in via San Lorenzo 21, l’antropologo Adriano Favole, professore all’Università di Torino al dipartimento di Culture, Politica e Società. Titolo dell’incontro “Prendersi cura dell’ambiente: Noi, gli altri, la natura”.Quanti danni abbiamo fatto pensando che l’essere umano fosse al centro del mondo?” La domanda del professor Favole è retorica – visto quello a cui stiamo assistendo soprattutto in questi ultimi anni – ma certo pone ancora una volta l’attenzione su quello che invece saremo disposti a fare nel presente ed in futuro, per salvaguardare quello che ci circonda: la Natura.

Si può prenotare il tuo posto a sedere gratuito su Eventbrite oppure chiamare la Fondazione Uspidalet al numero 0131 206629. Sarà obbligatorio il Green Pass. 

Parlare delle problematiche legate al cambiamento climatico e dei suoi effetti sull’uomo ai venerdì della Fondazione, dove avere a cuore il futuro è tutto, è sembrato quanto mai opportuno al
professor Adriano Favole. I venerdì della Fondazione Uspidalet, hanno infatti, come tutta l’attività della Fondazione stessa, lo scopo di prendersi a cuore il futuro degli ospedali alessandrini
invitando la popolazione che ci segue, alla donazione. Gli ospedali sono patrimonio di una comunità tutta, donare per sostenerli al meglio, significa fare un regalo a se stessi ed ai propri cari.

L’antropologo Adriano Favole, durante il suo intervento del 5 novembre, ci porterà a scoprire cosa hanno fatto ad esempio gli indigeni rispetto all’ambiente ed alla drammatica crisi climatica. Sull’idea di sacralità della terra, sul fatto che si dovrebbe vivere in stretta relazione esseri umani e natura, negli ultimi tempi (soprattutto in America Latina) si son creati molti movimenti di stampo ecologista che hanno influenzato anche l’Europa. Nel 2013 ad esempio il segnale che era arrivato dalla Bolivia, dove si era deciso di regolamentare la protezione legale della Madre Terra, considerandola come se fosse una persona che aveva diritto alla vita, all’acqua, alla diversità, all’aria pulita, aveva incuriosito molti. Ai più era sembrata una mossa folcloristica di un paese del terzo Mondo. Poi abbiamo visto che in Europa ha iniziato a farsi sempre più largo l’idea di un’economia verde e più in sintonia con l’ambiente. Cosa ci insegnano i popoli indigeni rispetto all’ambiente e alla drammatica crisi climatica che stiamo vivendo? La pandemia ci ha messo davanti a una “sospensione” imprevista, questa pausa di riflessione ci ha insegnato (o poteva insegnarci) a capire che i frenetici ritmi di distruzione della natura possono portare l’essere umano a mettere in discussione la vita stessa sulla terra.

Davanti a questo rischio è importante guardare a come, in altri luoghi, per esempio nei contesti insulari, altre società hanno tenuto a bada l’arroganza umana attraverso pause, interdizioni, divieti di accesso a risorse di vario tipo. Curarsi degli altri e degli altri-non-umani o quasi umani, come si dice oggi in antropologia, è un compito che dobbiamo reimparare a condividere. 

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