Autore Redazione
venerdì
13 Novembre 2015
01:10
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Eventi

Essenzialità e modernità. Recensione di “Amleto” al Teatro Alessandrino

Essenzialità e modernità. Recensione di “Amleto” al Teatro Alessandrino

ALESSANDRIA – Il “destino infame di essere venuti al mondo per aggiustarlo” e l’impossibilità di realizzare ciò.

L’Amleto della Compagnia Stabile del Molise, per la regia di  Fabrizio Gili, con Daniele Pecci, presentato giovedì 12 novembre al Teatro Alessandrino, nell’ambito della rassegna Pop&Snob a cura del Gruppo Anteprima, ruota intorno ad un tormento personale in un contesto di corruzione e falsità che potrebbe essere ovunque.

La tragedia del principe di Danimarca, a fronte dell’omicidio del padre da parte dello zio, che usurpa il regno e ne sposa la madre, è il dramma dell’uomo che non si conforma alla corruzione e che affronta la sua inadeguatezza esternandola in monologhi cerebrali.

Intorno una scenografia di pannelli metallici, corrosi da ruggine rossa di degrado e presagio di morte,  che delimitano le tre pareti. La quarta parete è il sipario che si chiude per creare diversioni di luogo e per coinvolgere lo spettatore con i protagonisti che agiscono ai piedi del palco e in platea. Le luci che si accendono in sala sono un costante richiamo al qui ed ora, in una linea di regia che concentra essenzialità, dialoghi e attualizzazione di una vicenda interiore, prima ancora che di sangue, essenzialmente moderna.

Spicca il linguaggio che, rispettando l’integrità del testo, è reso scorrevole con un lavoro di notevole abilità che non intacca i versi shakespeariani (in particolare nei monologhi capitali) se non per limare ciò che apparirebbe oggi ridondanza.

Daniele Pecci è un Amleto convincente e privo di retorica, affronta i momenti salienti di un monumento del teatro trasmettendo un reale tormento e offrendo un’interpretazione attuale e vera, che regge senza esitazioni per circa tre ore di spettacolo. Con lui un cast di 12 attori che esprimono il vertice dell’avidità, della corruzione e della piaggeria, accostati al candore di un’Ofelia che diventa felina nelle movenze della sua follia.

Il secondo fuoco, con Amleto, intorno cui tutto gira, è  Polonio, “zelante buffone”, caricaturale nella gestualità e nella verbosità ingannatrice, eppure centrato e vero anche nell’eccesso.

La tragedia si consuma e “il resto è silenzio”, per un allestimento moderno che non cede alla tentazione di contestualizzare altrove o in altra epoca, esaltando l’universalità e la contemporaneità già tali nel testo. Una ventata di aria nuova nel rispetto di un Amleto che coinvolge per intensità e precisione.

In scena, con Daniele Pecci, Massimiliano Benvenuto, Silvia Benvenuto, Ermanno De Biagi, Luca De Capua, Pierpaolo De Mejo, Vincenzo De Michele, Pietro Faiella, Vito Favata, Filippo Gili, Arcangelo Iannace, Liliana Massari , Omar Sandrini.

Il prossimo appuntamento con la rassegna Pop&Snob al Teatro Alessandrino sarà con il musical “La spada nella roccia”, sabato 14 novembre, alle ore 16 e alle ore 21.

Nicoletta Cavanna

 

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