Autore Redazione
sabato
28 Novembre 2015
00:18
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Eventi

Gioco, infanzia e magia. Recensione de “Peter pan e i bambini perduti” ai Crepuscoli di Casale

Gioco, infanzia e magia. Recensione de “Peter pan e i bambini perduti” ai Crepuscoli di Casale

CASALE MONFERRATO – “Asanisimasa” è una formula magica (tratta da “8 e ½” di Fellini), ma è anche una chiave per entrare in un mondo dove la vita e la morte sono delle “meravigliose avventure “ e dove è possibile il passaggio dal mondo reale all’Isola che non c’è.

Peter pan e i bambini perduti” del Teatro delle Forchette, presentato venerdì 27 novembre al Festival Nazionale Teatrale i Crepuscoli  a Casale, è tratto dal testo teatrale di J.M. Berrie, non dalla versione gioiosa di Walt Disney, e il protagonista è bizzarro e crudele. Il suo gioco consiste nel dominio e nell’affermazione del suo ego in un contesto di regole che lo vedono sempre al di sopra di tutti.

La versione del regista Stefano Naldi (Peter Pan sulla scena) è caleidoscopica. Tutti i protagonisti (ben dieci) interpretano più ruoli, diventano pirati, indiani, bambini perduti, sono sempre in scena e creano la scena stessa con lenzuola che diventano vele, tavoli, case, corde per saltare. Come in una composizione che cambia geometria, si trasformano sotto gli occhi dello spettatore in una soluzione di continuità propria di un teatro molto fisico e in perenne movimento, dove non ci sono attimi che non siano azione. Al centro la finestra, passaggio obbligato tra due mondi distinti, ma anche elemento, montato su una pedana a ruote, che diventa nave o podio rialzato dal quale il protagonista, sempre al di sopra del gruppo, osserva e comanda.

La storia è quella dell’ostinata volontà di non crescere, determinata dalla sindrome dell’abbandono. La finestra, simbolo della vita domestica al suo interno, è aperta per chi vuole tornare nel mondo, tranne che per Peter, dimenticato dalla madre e dunque abbandonato più che ogni altro. La verità è quella enunciata da Uncino nel momento in cui viene battuto da Peter, ovvero la necessità di crescere, o da Wendy, che reclama il suo desiderio di diventare grande, ma è anche l’impossibilità di maturare e di superare i traumi.

L’atmosfera è magica e i protagonisti si muovono e talvolta fluttuano, mentre le favole raccontate da Wendy prendono il posto della realtà, le fate sono lucine che si spengono quando non si crede alla loro esistenza e un immaginario collettivo si fonde in una storia giocosa e tragica. 

Su tutto Peter, dalle movenze agili e imprevedibili da fanciullo dittatoriale e problematico, e il suo alter ego Capitan Uncino, un Massimiliano Bolcioni raffinato (come da testo di Berrie) e ironico, cattivo, ma dispensatore di perle di saggezza.

Uno spettacolo profondo e divertente, ricco di spunti e godibile per le tante letture possibili.  Ottima la coordinazione dei dieci protagonisti, impegnati in ruoli di grande impegno anche gestuale.

“Peter Pan e i bambini perduti” sarà in scena all’Auditorium Santa Chiara di Casale anche sabato 28 novembre alle ore 21.

Nicoletta Cavanna

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