10 Dicembre 2015
15:28
L’albero di Natale ‘brutto’, la bellezza e la ricerca necessaria del decoro
PROVINCIA – Il caso dell’albero di Natale “brutto”, davanti al Comune di Alessandria ha fatto molto discutere in questi giorni. L’ironia ha impazzato sul web e così il vituperato abete ha lasciato il posto a un più scintillante albero natalizio. Al di là del caso specifico il tema ha innescato alcune considerazioni interessanti sul concetto di bellezza. Un argomento che riguarda tutti, tutte le città e anche il nostro modo di vivere. L’albero di Natale “brutto” involontariamente forse ha acceso una voglia, inconscia quanto legittima, di bellezza. Un bisogno forse non così futile come si potrebbe credere, ma necessario, soprattutto nei momenti brutti. Un concetto che ha tentato di spiegare, attraverso un commento sul nostro sito, Danilo Seregni, docente, esperto di comunicazione e grafica, oltre che artista. Ecco il suo pensiero che ci sembra interessante condividere:
“Mi permetto di intervenire anche se non vivo in Alessandria cercando di evitare le facili ironie e le altrettanto facili “dita puntate”. Io credo che questo fatto, un po’ triste e un po’ imbarazzante, dell’albero di Natale sghembo, debba farci riflettere su un atteggiamento diffuso in questo territorio tanto tra chi amministra quanto tra chi è amministrato: la perdita del decoro, una cosa che utilizza l’argomento della crisi economica per instaurare stili di vita sciatti e orientati al basso. Con buona pace dei benpensanti progressisti, occorre ricordare che il borghese concetto di decoro sta alla bellezza come l’educazione sta alla convivenza civile. È una sorta di primo gradino che bisognerebbe evitare di scendere per non proseguire oltre. È il primo, e magari gratuito tributo, che impedendoci di andare per strada in mutande e ciabatte ci incammina verso le potenzialità infinite della “forma” (che non necessariamente diventa “griffe”).
Sopratutto, però, è una cosa che attiene molto meno all’economia di quanto non attenga alla percezione di sé. Per rendersi veramente conto di quanto il decoro sia marziano in queste lande, e di quanto poco c’azzecchi con la ricchezza, sarebbe bella cosa un giro turistico nella vicina cittadina di Valenza. Essa costituisce infatti un meraviglioso esempio di come un’economia e una classe imprenditoriale a tutt’oggi floride, per sorti sia pregresse che attuali, presentino se stessi e la loro città secondo modelli e stili di vita simili a quelli di una triste periferia urbana. Per avere un esempio di segno opposto occorre invece recarsi in luoghi come Casale dove la crisi economica e l’impatto di una tragedia collettiva come quella dell’amianto non hanno impedito e non impediscono stili di vita sociali e individuali mediamente adeguati al contesto. Magia? no, cultura.”