Autore Redazione
sabato
16 Gennaio 2016
23:35
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Eventi

La finzione e il gioco dalla letteratura al teatro. Recensione de “Le relazioni pericolose” all’Ambra

La finzione e il gioco dalla letteratura al teatro. Recensione de “Le relazioni pericolose” all’Ambra

ALESSANDRIA – “…La vanità e la felicità sono incompatibili

L’amore, la finzione e le convenzioni  determinano  “Le relazioni pericolose”, presentato sabato 16 gennaio al Teatro Ambra,  dal Teatro Cargo, per la regia di Laura Sicignano.

Sul palco Aldo Ottobrino  e Elena Dragonetti sono Il Visconte di Valmont e la Marchesa di Merteuil . I due sono complici, amanti e rivali, simili per perfidia nel sedurre per vendetta e per gioco, ma, infine, diversi per un’estrema e tardiva vulnerabilità di lui di fronte all’amore.

Nel romanzo epistolare di Choderlos de Laclos, La marchesa affida a Valmont il compito di sedurre la giovane promessa sposa di un suo ex amante, del quale intende vendicarsi. Valmont, al contempo, intende conquistare e poi abbandonare l’onesta M.me de Tourvel, per la quale proverà un sentimento che non saprà vivere e confessare e che lo porterà alla distruzione.

La soluzione registica è essenziale ed efficace. I due protagonisti dialogano e complottano in un gioco sensuale che li porta al confronto continuo. il contesto pare metateatrale: M.me de Merteuil e Valmont dichiarano di recitare, diventano tutti gli altri personaggi (a turno sono entrambi la giovane Cécile , M.me de Tourvel  o altri) e ne enunciano, come fossero i mittenti stessi a leggerle, le lettere. Prevale la finzione, quella proclamata nella famosa lettera dove M.me de Merteuil  dichiara di aver educato se stessa a mentire e di aver distillato ogni sapere al fine di dominare l’altro sesso e vendicare il suo.

L’effetto è una presenza continua , evocata e interpretata, di più protagonisti che si concretizzano con pochi e significativi gesti. Cécile ha una postura rigida e impacciata, M.me de Tourvel una dolcezza che traspare evidente e che sparisce non appena Elena Dragonetti ritorna ad essere la spietata e invincibile marchesa.

E’ un vortice ipnotico nel quale la recitazione è dichiarata, eppure diventa reale, la passione è simulata, ma porta alla morte, e il gioco diventa lotta e sangue, con il contrappunto di immagini sfocate di animali feroci proiettate sullo sfondo.

Al di sotto della vanità e del gioco crudele non rimane nulla per cui valga la pena vivere. Non un finale moralista, ma il vuoto esistenziale e la solitudine di chi non ama.

Spettacolo notevole per il taglio sorprendente, il continuo variare dei momenti  e il crescendo sino al finale di lotta fisica. Una grande prova per Aldo Ottobrino ed Elena Dragonetti, che convincono sia per versatilità nel continuo passare da un’identità all’altra, sia per le scene gestuali prive di parola, forti e significative.

Molti applausi al  Teatro Ambra ed esplicito apprezzamento del pubblico in sala.

Nicoletta Cavanna

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