Autore Redazione
mercoledì
3 Febbraio 2016
23:35
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Eventi

La forza irresistibile di “Mistero Buffo”. Intervista ad Ugo Dighero

La forza irresistibile di “Mistero Buffo”. Intervista ad Ugo Dighero

ALESSANDRIA – Pensare ad Ugo Dighero vuol dire ritornare con la mente ai Broncoviz, o a Giulio Pittaluga di ”Un medico in famiglia”, ma anche ai suoi tanti lavori con il Teatro Stabile di Genova e con il Teatro dell’Archivolto. Un attore eclettico e completo che confessa ironicamente: “il fatto di essere un attore che ha ricoperto più ruoli , in Italia, è un handicap, perché da noi si va per categorie e il non poter essere inscatolati porta tutti gli svantaggi e nessun vantaggio”. Da sempre impegnato nel teatro, pur lavorando parecchio in televisione, parla volentieri delle sfide della sua professione e del colpo di fulmine giovanile per “Mistero Buffo” di Dario Fo.

Proprio con “Mistero buffo” Ugo Dighero sarà al Teatro San Francesco ad Alessandria venerdì 5 febbraio, alle ore 21, nell’ambito della rassegna MARTE, e al Teatro della Juta di Arquata Scrivia, sabato 6 febbraio,  sempre alle ore 21, per la rassegna MARTE en route – Orange Festival .

Dighero, non è la prima volta che ti cimenti con “Mistero buffo”

Vidi “Mistero buffo” alla televisione intorno ai vent’anni , quando incominciavo a fare la scuola al Teatro Stabile di Genova, e mi tirai direttamente giù il testo dalla videocassetta. Mi lasciò stupefatto quando lo vidi fare da Dario Fo . L’ho prima studiato e ora sono quasi 35 anni che faccio questi pezzi.

Nello spettacolo ci sono i due pezzi de “Il primo miracolo di Gesù bambino” e de “La parpàja topola”, molto diversi tra loro. Che cosa li accomuna ?

In comune c’è la grande capacità di Dario Fo di far percepire con l’ironia e la comicità le cose sotto un altro aspetto. Il primo pezzo (tratto dai vangeli apocrifi) dà una chiave di lettura che consente di empatizzare con le figure sacre e di farci sentire il loro lato umano. Ci tengo a sottolineare che la comicità non ha nulla di blasfemo, Fo non è credente, ma ha un grande rispetto per la religiosità. “La parpaia”  (tratto da un fabliau medievale) è la metafora dell’idiota  (come Forrest Gump),  che con la sua purezza spiazza chi si comporta in maniera diversa. La lezione è che la spontaneità e il candore sono cose impagabili.

Qual è la difficoltà maggiore nel confrontarsi con un gigante come Fo e quale la scommessa nel farlo?

Sono pezzi di affabulazione pura in cui chi racconta interpreta anche tutti i protagonisti che dialogano tra loro, quindi bisogna usare tutte le tecniche, soprattutto la commedia dell’arte, con le maschere. Bisogna entrare e uscire velocemente da tutti i personaggi (a volte tre o quattro in scena); è un arzigogolo virtuosistico in cui si deve essere veloci e preparati. Una volta che si riesce a gestire tutto questo è come sedersi al volante di una Ferrari che bisogna saper guidare, ma va che è una meraviglia. I brani sono scritti sapientemente, con dei tempi comici favolosi ed è un cavallo che galoppa in maniera forsennata . Quando si riesce a starvi sopra è un godimento per chi interpreta e spero anche per chi ascolta.

Dai un tuo taglio personale al testo?

Da quando ho cominciato a studiare “Mistero buffo” non ho più voluto rivederlo, per non farne la copia, cosa che non sarebbe efficace, perché ogni attore ha le sue caratteristiche peculiari e su quelle bisogna lavorare.  Ho cercato di farlo più mio possibile, non di allontanarmi apposta, ma di sfruttare le mie caratteristiche attoriali.  Il linguaggio resta quello di Fo (un misto di grammelot e di dialetti del nord Italia) e anche la scrittura porta a degli appuntamenti comici che non vanno traditi e che sono quelli; io ci arrivo con la mia sensibilità e questo fa la differenza con il lavoro di Fo che è straordinario.

Dario Fo ha visto lo spettacolo ?

Ha visto “Il miracolo” con Franca Rame una volta a Genova all’Archivolto. Mi ha fatto tanti complimenti ed era molto soddisfatto. Farò adesso due repliche a Genova in occasione del suo novantesimo compleanno e per me sarà un onore.

Sei un attore eclettico. Cosa ti manca ancora e cosa ti dà più soddisfazione ?

Mi manca il cinema, ho fatto tanta televisione, ma ho avuto poche occasioni cinematografiche. In ogni caso il teatro rimane per un attore una scuola insostituibile, non c’è nulla che faccia crescere e formi altrettanto. Nel cinema c’è tutta una storia di neorealismo con attori che non sono tali di professione, a teatro ciò non è possibile. Lì si è senza rete, è la cosa più difficile, ma più gratificante, perché consente di vestire un personaggio e di viverlo in maniera fluida e continua.

Il costo dei biglietti al Teatro San Francesco è 15 euro.

Per informazioni 3314019616 www.teatrostregatti.it stregatticomp.teatrale@gmail.com

Per informazioni sull’appuntamento al Teatro della juta di Arquata Scrivia:  345 0604219    http://teatrostregatti.it/marteenrouteorangefestival0

Nicoletta Cavanna

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