31 Gennaio 2016
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L’onestà, la corruzione e l’arma del sarcasmo. Recensione di “Colpi di timone” al Municipale di Costigliole
COSTIGLIOLE D’ASTI – “Portare in scena Govi è stata una sfida…la commedia funziona ancora oggi e, rispetto alle altre (dello stesso autore) ha qualche contenuto in più ed è più attuale…ciò che ho fatto è stato ridurre la lunghezza del testo, lavorare sui tempi e dare più spazio agli altri personaggi, mentre la versione originaria è tutta incentrata sul protagonista“
Jurij Ferrini parla volentieri delle sue scelte tematiche e registiche, dopo lo spettacolo “Colpi di Timone” della sua compagnia Progetto URT, che sabato 30 gennaio ha registrato il tutto esaurito alla “Mezza Stagione” del Teatro Municipale di Costigliole d’Asti.
Il tema di “Colpi di timone” si sviluppa intorno ad un equivoco, dal quale si diramano situazioni comiche sulla verità e sull’ipocrisia interessata. Credendo, erroneamente, di essere in punto di morte a causa di un colpo di timone, subìto durante una traversata marittima, il protagonista svela verità scomode e imbarazzanti, causando conseguenze che, infine e in modo inaspettato, volgeranno al bene.
Le sonorità iniziali sono quelle delle creuze genovesi (il pensiero corre all’incipit di una canzone di De Andrè ) e proprio la sonorità, abbinata al sarcasmo che tutto svela, è l’ingranaggio comico che fa funzionare la macchina-spettacolo. Il dialetto è un’arma e una caratterizzazione che distingue il commendator Giovanni Bevilacqua (Ferrini), piccolo armatore disgustato da un sistema economico corrotto, da un mondo di imprenditori e avvocati privi di morale.
Il taglio registico è fedele e preserva molto dell’originale, evidenziando in modo particolare la dicotomia tra verità e menzogna, onestà e corruzione.
La comicità emerge in particolare nelle riflessioni del protagonista. Gustosa la narrazione della traversata in brigantino, causa dell’incidente che dà il nome al titolo, e apicali la gestualità e il racconto di un incontro-scontro con il disonesto amministratore delegato della provveditoria ligure.
Govi funziona, fa ridere ed è veicolo di un messaggio. Lo rendono contemporaneo il risalto dell’umanità, sottolineata dal gioco verbale e non più, come nell’originale, da una maschera dipinta sul volto a simulare una fisionomia esasperata, e un ritmo più sostenuto negli scambi verbali.
La scenografia suggerisce il contesto, ma è pulita ed essenziale, a dipingere un’epoca senza ricostruire un teatrino datato. Su un lato un divano, luogo dei momenti salienti della pièce, su cui si consumano riflessioni, bevute di grappa ed equivoci. Il privato e l’intimo interiore del divano si contrappone al luogo del lavoro, rappresentato dalla scrivania, e l’onestà intellettuale permea entrambi: in pochi oggetti un chiaro input.
Questi gli ingredienti. Il risultato è un iter comicum che rivaluta un grande del teatro e deride, oggi come ieri, la pochezza umana.
In scena , con Ferrini, Rebecca Rossetti, Paolo Rocca, Claudia Benzi, Angelo Tronca, Matteo Alì e Igor Chierici.
Nicoletta Cavanna