25 Febbraio 2016
12:35
L’Alessandrino, patria piemontese dei paesi fantasma
ALESSANDRIA – Piccoli borghi dimenticati, villaggi rurali d’altri tempi dalla bellezza nascosta, immersi in zone impervie fra monti e valli e spesso inghiottiti dalla vegetazione. Si chiamano paesi fantasma, antichi luoghi abbandonati per vari motivi, dove il tempo sembra essersi fermato.
Vere e proprie rovine di centri abitati dall’eterno fascino, che hanno lasciato tracce indelebili delle persone che per anni ci hanno vissuto e che oggi si trovano dislocati qua e là nel bel mezzo della natura incontaminata, in perfetta armonia con il paesaggio circostante. Se ne contano migliaia in tutta Italia e la sola provincia di Alessandria ne annovera ben sette: Avi, Brusaschetto Basso, Casoni di Vegni, Chiapparo, Connio Vecchio, Ferrazza e Reneuzzi.
Seppur pervasi da un certo senso di inquietudine, ognuno di questi luoghi, abbandonati a causa di fattori economico-commerciali, sociali o per la loro ubicazione sfavorevole, ha un proprio carattere e una storia tutta da scoprire.
Reneuzzi
A Reneuzzi, borgo rurale situato nella Valle dei Campassi, la vita è ferma al 1961. Il piccolo paese fantasma, che nel dialetto locale veniva chiamato Reneuzi o Reneusi, si trova affacciato sulla Liguria, celato tra i fitti boschi del monte Antola, a poco più di 1000 metri di altitudine. Immerso nella folta vegetazione e raggiungibile solo attraverso strette mulattiere e impervi sentieri, Reneuzzi rappresenta uno dei più affascinanti paesi fantasma non solo della provincia ma anche del Piemonte. Oggi del borgo non restano che ruderi di casa in pietra che si fondono perfettamente con la natura circostante. Strette viuzze ciottolate, muri a secco, tetti coperti da ciappe, una piccola chiesa con tanto di campanile e altare decorato con pitture blu e rosse, e due mulini abbandonati a fondo valle. Nei pressi della chiesa, si trova anche un piccolo cimitero dove spicca una grande lapide di una giovane donna uccisa nel 1961 dopo una tragica vicenda amorosa, ultima lapide ad essere posta in questo cimitero.Una disgrazia che all’epoca fece scalpore tanto che in quel periodo Reneuzzi era sulla bocca di tutti. Questo è il quadro che si tinge anche di mistero e, che meglio ritrae la piccola borgata nella quale si possono ancora intravedere i cambiamenti architettonici durante le varie epoche, dalla fastosità dell’ 800 con strutture abitative più ricche fino a quelle più semplici, relative agli anni del declino.
Ferrazza
Situato nella Valle dei Campassi, a 1111 metri di altitudine, Ferrazza è un piccolo borgo fantasma dalla caratteristica struttura agricola. Diversamente da Reneuzzi, il villaggio, composto da una dozzina di casolari in pietra è dislocato in una zona pianeggiante, a metà strada tra la stessa Reneuzzi e Vegni. Le case appaiono costruite tutte nel tradizionale stile rurale della zona: abitazioni povere con annessi ballatoi in legno, abbeveratoi e forni a cripta. Di recente, grazie ad una serie di ristrutturazioni delle abitazioni rurali, un gruppo di amici genovesi ha cercato di dare nuova linfa al borgo abbandonato perché non raggiungibile facilmente da una strada. Oggi infatti, durante la stagione estiva alcune persone ripopolano Ferrazza per godersi il fresco della valle.
Casoni di Vegni
Abbandonato come gli altri villaggi della Valle dei Campassi negli Anni ’60 a causa della complessa ubicazione a 1040 metri di altitudine, il borgo Casoni di Vegni, immerso tra i verdi boschi rappresenta il primo paese fantasma della vallata che si può raggiungere solo attraverso uno stretto sentiero. Oggi l’ambiente si presenta a dir poco spoglio, le rovine regnano sovrane, sommerse dalla rigogliosa vegetazione. Nel piccolo agglomerato si possono notare resti di muri e sulle pareti delle abitazioni in sasso, perlopiù disposte su due piani, l’inferiore per il bestiame e il superiore per gli abitanti, si può vedere ancora l’intonaco giallo e blu. Inoltre all’interno di alcune case sono ancora presenti mobili in legno marciscenti. Ma della storia dei piccoli borghi, come Casoni di Vegni, poco si sa: l’unica informazione temporale è una data, il 1860, che si trova presente su uno degli edifici.
Avi
Il piccolo borgo in val Borbera, che ha preso il nome dal rio Avi,oggi é un insieme di ruderi che si confonde con la boscaglia. Durante la guerra, a 630 metri di altezza, la sua posizione così difficilmente accessibile e nascosta, divenne una base partigiana strategica. Il borgo rurale si spopolò negli anni ’60 per le difficili condizioni di vita anche se fino agli anni ’70 i vecchi abitanti ritornavano ogni tanto nell’antico luogo. Oggi rimangono tracce della vita dell’antico borgo, botti ormai marcite, tegole, camini e un vecchio pozzo, tracce del suo passato agricolo.
Brusaschetto Basso
Anche questa borgata, del comune di Camino non esiste più. Il paesino fu costruito negli anni ’60 come alternativa a Brusaschetto Alto. L’antico borgo doveva essere ‘spostato’ a valle per diversi cedimenti strutturali delle abitazioni dovuti alla posizione che poggiava sopra le gallerie di una cava. L’estrazione selvaggia della marna, roccia usata in edilizia, avevano reso insicuro il luogo e le fondamenta delle case. Le nuove abitazioni costruite a valle, frettolosamente e troppo vicine una all’altra, non avevano tenuto però conto delle necessità degli abitanti, quasi tutti contadini ,che si ritrovarono a non avere più terreni da coltivare. La pessima pianificazione urbanistica del nuovo abitato sollecitò gli abitanti di Brusaschetto Alto a rimanere nel loro luogo natio. Contemporaneamente alla costruzione a valle del nuovo abitato la cava chiuse e pian piano molti degli abitanti se ne andarono, oggi ci vivono solo più una cinquantina di persone. Nel 1994 e nel 2000 lo straripamento alluvionale del Pò rese Brusaschetto Basso luogo inagibile e inabiltabile, tanto che le abitazioni furono murate. Il paese fantasma é stato abbattuto e al suo posto nascerà un’oasi naturale per la protezione della fauna mentre il laghetto ospiterà uccelli acquatici e alcune specie di anfibi.
Chiapparo
Si conosce poco della sua storia, si suppone che il suo spopolamento sia dovuto alla mancanza di risorse e alla ricerca da parte degli abitanti di nuove possibilità di lavoro. Le case rimaste sono ormai fatiscenti e diroccate. Solo in una casa si é trovato un affresco dedicato a San Giuseppe e San Rocco.
Connio Vecchio
A quasi mille metri, in ottima posizione difensiva in caso di attacco, si trovano i resti dell’antico borgo di Connio Vecchio, nel Comune di Carrega Ligure, nella valle circondata dal fiume Careghino. Durante la sua epoca migliore il paesino era abitato da contadini che coltivavano i ricchi territori del luogo, per poi abbandonarli nel dopoguerra, attratti dalla città e dal lavoro in fabbrica. Oggi nel paesaggio é possibile vedere gli antichi ruderi vicini a nuove abitazioni ristrutturate da amanti del territorio e discendenti degli abitanti.