10 Marzo 2016
13:23
La nostalgica “fu Alessandria”: miti e marchi che hanno fatto la storia di una città e del suo territorio
ALESSANDRIA – Nostalgia canaglia. Scontato, banale o retrò, tutte le migliori favole iniziano con “C’era una volta…” . Sarebbe proprio quest’ultima la frase perfetta per iniziare a raccontare i tempi migliori della nostra provincia, quando il grigio andava oltre il colore che identificava la città e il suo umido e brumoso territorio, e il nome del capoluogo alessandrino era sinonimo di grandi realtà dell’industria e del commercio.
Marchi e aziende di prestigio, che di Alessandria e del suo circondario hanno fatto non solo la storia ma anche un’ospitale casa, un salotto di idee e progetti che attraverso creative produzioni ha portato l’Italia ad essere conosciuta in tutto il mondo. Sì perchè Alessandria in epoche poi non così lontane si presentava con una veste variopinta dalle mille sfumature.
Patria di quello che oggi verrebbe definito cult: dai cappelli Borsalino ai liquori Martini, dagli slogan Paglieri fino alle celebri bottigliette di gazzosa con la biglia, realizzate dall’Abbondio. Storie di miti e leggende nati dalla nebbia e destinati al successo.
I primi passi di quella che oggi è conosciuta da tutti come Martini, ma che agli albori veniva chiamata “distilleria nazionale di spirito di vino all’uso di Francia” e dopo ancora “Martini, Sola e C.ia”, furono proprio nel territorio alessandrino. Una zona strategica prima dell’Unità d’Italia che consentiva i rapporti commerciali tra il Ducato di Savoia e il Regno di Francia. Infatti, la leggenda Martini nacque proprio agli inizi del 1847 quando la distilleria realizzò anche una sede produttiva a San Salvatore Monferrato dove veniva principalmente prodotto vermouth. Pochi anni dopo, nel 1850, l’azienda si espanse realizzando anche una fabbrica di birra ad Alessandria. Oggi però non rimangono molte tracce di queste fabbriche. Ma la fabbrica di birra alessandrina non fu l’unica situata nella città tra i due fiumi. Nel 1890 Carlo Michel, celebre industriale dell’epoca che grazie al suo impegno economico e sociale posò le fondamenta della città, costruì un birrificio, inizialmente chiamato “Birra fratelli Michel” per poi cambiare nome, dal 1905 al 1915, in “Birra Michel e Comp.” e, infine, dal 1915 al 1928 in “Comp. generale delle industrie agricole Birra Alessandria”. Figlio di un distillatore, Carlo Michel realizzò una delle ditte più fiorenti di Alessandria in quell’epoca. Secondo i pochi documenti rimasti, in un primo tempo, la fabbrica era situata in via Arnaldo da Brescia, ma poco dopo venne rilevata una birreria già esistente in corso di Piazza d’Armi. Con la morte del noto industriale il declino della ditta divenne inevitabile.
Spostandosi di pochi chilometri da Alessandria, a Tortona, nacque nel 1889 un altro mitico marchio che ha scritto pagine della storia dell’industria italiana, la Abbondio. Fondata da Angelo Abbondio, la “premiata Fabbrica Bibite gassate” fu una delle prime ditte a produrre bibite in Italia. In particolar modo l’azienda tortonese nacque come ditta produttrice di gassosa, ancor oggi principale prodotto dell’azienda, per poi produrre successivamente anche aranciate e chinotti. Tra le tante cose che hanno portato l’Abbondio al successo, una larga fetta la si deve all’originalità e creatività del suo primo contenitore, riprodotto per più anni: una bottiglia in vetro divisa in due scomparti che si chiudeva ermeticamente grazie ad una biglia spinta verso l’alto per mezzo della pressione del Co2. Per aprirla bastava fare pressione con un dito in modo tale da far fuoriuscire un po’ di gas e permettere così alla pallina di cadere sul fondo della bottiglia. In molti se la ricorderanno in quanto la stessa biglia era l’oggetto del desiderio di tutti i bambini. Un vero e proprio cult, specialmente tra gli Anni ’50 e ’60 e che ora rappresenta un oggetto da collezione.
Tra i marchi più significativi di Alessandria non poteva mancare Borsalino. La leggenda della storica azienda di cappelli affonda le sue origini nel 1857. Negli anni in cui il cappello era un rito di seduzione, la celebre fabbrica con sede in corso Cento Cannoni, rappresentava una notevole risorsa nell’economia della città. Pochi anni dopo la sua nascita la Borsalino raggiunse oltre 2.500 dipendenti e la sua dinastia imprenditoriale contribuì alla realizzazzione di importanti opere per il capoluogo alessandrino quali l’acquedotto, la rete fognaria, l’ospedale civile, il sanatorio e la casa di riposo. Nota per la produzione di cappelli di qualità, per molti decenni l’azienda dettò legge nello stile e nella moda del cappello, tanto da sbarcare in tutto il mondo e diventare un mito dal grande fascino. Un’icona unica dell’industria tessile del Bel Paese, celebrata anche dal cinema hollywoodiano, dove nelle pellicole di grandi film il cappello era ben più di una comparsa.
Anche Paglieri é stato un marchio che ha reso il nome di Alessandria, celebre in tutto il mondo, grazie a Lodovico Paglieri. Nel 1876, dopo aver ereditato dal padre un piccolo negozietto che commerciava in parrucche e profumi situato in via Mazzini, Lodovico decise di aprire un laboratorio di profumeria in piazza Vittorio Emanuele che ebbe subito successo presso le signore della borghesia locale. Negli anni ’20 la produzione della Paglieri aumentò con il successo del Talco omonimo e delle acque di colonia Felce Azzurra, due dei prodotti di punta della società alessandrina in quell’epoca. La crescente fama della Paglieri portò poi Luigi, figlio di Lodovico a costruire negli anni ‘30 il Palazzo Paglieri, il primo in cemento armato e con un ascensore in città. Nel cortile del palazzo si trovava anche una piccola fabbrica dove lavorarono circa una quarantina di dipendenti. In quegli anni fece la comparsa la famosissima Cipria Hollywood e negli anni ’40, con spirito imprenditoriale, per risparmiare sui costi delle confezioni e dei contenitori aprìrono un’altra piccola fabbrica che andò però distrutta in un bombardamento. I Paglieri, furono sempre lungimiranti e moderni, tanto da promuovere una campagna pubblicitaria sui loro prodotti ispirata alla bellezza e all’eleganza delle dive americane. I manifesti in bianco e nero e a colori oggi sono ormai diventati oggetti di collezione. Negli anni ’50 i Paglieri presero in affitto uno stabilimento con tanto di asilo nido per la cura dei figli dei dipendenti e negli anni ’60, fecero costruire lo stabilimento definitivo di Spinetta con l’aggiunta di un servizio navetta per andare incontro ai dipendenti. Con le nuove forme di comunicazione, sulla scia della modernità iniziarono anche a promuovere Felce azzurra con gli spot televisivi del Carosello. Tuttora la Paglieri rappresenta uno dei grandi miti alessandrini.