Autore Redazione
giovedì
17 Marzo 2016
23:00
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Eventi - Alessandria

Domenica il Teatro riapre con il vinile, ma c’è un pianoforte che aspetta un pianista e l’affetto degli alessandrini

Domenica il Teatro riapre con il vinile, ma c’è un pianoforte che aspetta un pianista e l’affetto degli alessandrini

ALESSANDRIA – Cosa c’è di più triste, per chi suona o ama la musica, di un pianoforte abbandonato e muto? Forse nulla, o forse solo l’impossibilità di rimetterlo al centro del palco, sotto un riflettore, lucido ed elegante. 

Questa storia nasce per caso, durante un’intervista sulla Fiera del vinile, in programma domenica nel foyer del Teatro di Alessandria. Ma spesso, casualmente, spuntano anche favole a lieto fine. La speranza è che un epilogo felice possa coinvolgere al più presto proprio un pianoforte, un signor pianoforte, costretto in un magazzino sul palco del Teatro comunale. Impolverato, ma dal passato fatto di carezze da parte di artisti prestigiosi il pianoforte, uno Steinway & Sons, è stato liberato dalla polvere malefica che aveva contaminato l’intera struttura e lasciato in un angolo in attesa del suo recupero. L’impossibilità di usarlo e il buio hanno scurito anche i tasti bianchi nonostante il teatro stia provando ora a far entrare spiragli di luce.

Ora, il fatto che uno strumento musicale non suoni è per natura un controsenso, ed è per questo che Paolo Chilin, per 30 anni dipendente del Teatro comunale, parlando con Radio Gold, ha liberato un pensiero, maturato durante tutto il periodo di forzato esilio del polo culturale: “abbiamo bonificato il pianoforte, uno Steinway gran coda utilizzato, a partire dagli anni ’78 in avanti, dai migliori pianisti, italiani e stranieri durante i loro spettacoli al Teatro di Alessandria. Quello strumento è un gioiello autentico e mi auguro che possa essere messo a posto al più presto. Se dovessi esprimere un desiderio collegato al teatro chiederei senza dubbio di vedere un concerto con protagonista quel meraviglioso pianoforte.”

Lo dice con passione Paolo Chilin, illuminato dal pensiero di rivedere lo strumento musicale al centro di un palco, accarezzato dalle mani nobili di chi sa fa parlare le mani: “quei tasti bianchi e neri sono stati toccati da grandissimi artisti e la Steinway stessa forse, se informata, potrebbe dare una mano in questa operazione di recupero, perché sarebbe un gesto storico. Io quindi penso che sarebbe una bella cosa se  si ‘adottasse’ il pianoforte attraverso uno sforzo collettivo che lo rimetta a posto. Probabilmente la spesa per il suo recupero sarebbe di 20 mila euro e con il contributo di tutti, non so come, ridargli il suo posto sarebbe un bel gesto d’amore verso la città e il teatro. Bollani, per esempio, l’ultima volta che ha usato quel pianoforte, era rapito dalla sua bellezza“.

Nieztsche diceva che “senza musica la vita sarebbe un errore“. Probabilmente anche il teatro senza quel pianoforte lo sarebbe.

Fabrizio Laddago

 

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