Autore Redazione
giovedì
14 Aprile 2016
04:00
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Eventi - Alessandria

“Il testimone” al Teatro San Francesco. Il giudice Mario Almerighi racconta

“Il testimone” al Teatro San Francesco. Il giudice Mario Almerighi racconta

ALESSANDRIA – “Quando mi precipitai a Trapani dopo l’omicidio di Ciaccio Montalto, nella sua stanza, sul suo tavolo c’era un foglio con su scritto “telefonare a Mario”. Questo  biglietto è stato il punto di partenza della necessità da parte mia di conservare la memoria di Giacomo e dei suoi valori

Il giudice Mario Almerighi, ex presidente del Tribunale di Civitavecchia, ex presidente dell’Anm ed ex presidente di sezione al Tribunale di Roma, soprannominato pretore d’assalto per aver scavato in vicende oscure della storia italiana , parla de “Il testimone”, da lui scritto con Fabrizio Coniglio, diretto e interpretato  dallo stesso Coniglio con Bebo Storti, in scena venerdì 15 aprile, alle ore 21, al Teatro San Francesco di Alessandria.

“Il Testimone ” racconta la vicenda dimenticata di Giacomo Ciaccio Montalto, primo magistrato ad impegnarsi con grande professionalità contro la mafia del trapanese, anche infiltrata nel tribunale nella persona del suo vicino di stanza. Montalto si confida con l’amico Almerighi, all’epoca a Roma, sino al 25 gennaio del 1983, data in cui viene ucciso di fronte alla sua abitazione.  Il caso, curato inizialmente da un magistrato retto e deciso, sarà spostato in altro luogo, per ordine di un giudice della Corte di Cassazione (tristemente noto per essere stato accusato, due anni dopo, di rapporti con la mafia), e insabbiato. Nel giugno del 1997 Mario Almerighi testimonia al processo Andreotti circa i fatti di cui è a conoscenza, ovvero le manovre per oscurare le indagini sull’omicidio dell’amico.

Giudice Almerighi, come nasce l’idea di mettere in scena “Il testimone”?

Ero molto amico di Ciaccio Montalto e tutto nasce da questo. Ho scritto un libro sull’argomento che spero verrà pubblicato presto, mentre l’idea di mettere in scena i fatti è stata di Fabrizio Coniglio. E’ una storia antica e sempre attuale, dove emergono un segmento di magistratura, la mafia e una parte di politica.

Come si svolge lo spettacolo ?

Tutti i fatti che emergono dall’opera teatrale sono reali. Io ho raccontato la storia e tutti gli aneddoti, Fabrizio ha avuto il merito di alleggerire lo spettacolo con dei momenti umoristici. Per esempio all’epoca ero bravo come pescatore subacqueo, mentre Giacomo lo era come navigante e c’è un episodio dove crede di pescare una cernia, ma in realtà pesca uno scorfano e la scena fa ridere.

E’ un dialogo tra lei e Montalto ?

La soglia è la partenza di una barca da Civitavecchia a Napoli dopo la morte di Giacomo, ma subentrano dei flash back di una crociera di un mese che facemmo insieme. E’ una trama molto dinamica e gli attori sono abilissimi perché interpretano vari personaggi. Io sono interpretato da Bebo Storti, anche se talvolta lui fa battute che io non avrei fatto (ride e, pensando alla comicità di Storti, rido anch’io, è una conversazione straordinariamente piacevole, quella con Almerighi), Fabrizio Coniglio è Giacomo, ma in certe scene ci sono altri protagonisti. Nel finale, per esempio, c’è un dialogo tra me e il capo di gabinetto del ministro Rognoni , dopo la morte di Giacomo (un fatto reale, per contestare la decisione di spostare il processo, togliendolo al giudice Lo Curto, ritenuto pericoloso dalla mafia).

Com’era l’uomo Montalto e come viene descritto ?

Abbiamo passato un mese in barca dalla Sicilia alla Turchia e ci siamo conosciuti a fondo. Ho conosciuto non solo la sua bravura e il suo coraggio di magistrato , ma anche la sua infinita cultura letteraria e musicale. Recitava a memoria brani del Gattopardo e diceva che chi non conosce questo romanzo non conosce la Sicilia,  era un grande amante di Beethoven ed è una persona che mi è rimasta nel cuore. Sono molto contento di questo spettacolo perché Giacomo è stato dimenticato e ciò non è giusto. Ero molto amico anche di Giovanni Falcone, ma di lui tutti si ricordano, mentre non è così per Giacomo.  E’ stato lui il primo a fare indagini sulla mafia attraverso i conti bancari e il riciclaggio.

Può il teatro far riflettere sul passato e fare luce sul presente ?

Mi dedico a scrivere libri e alle attività teatrali perché sono convinto che questo paese abbia bisogno di una nuova cultura. La crisi della politica è la conseguenza della crisi della cultura.  Questa è un’opera teatrale che fa cultura e informazione, presupposti per la libertà del cittadino. In un momento storico in cui c’è la tendenza a manipolare i cervelli, c’è bisogno di questo.

Il Testimone è una produzione Tangram Teatro ed è presentato nell’ambito della Stagione MARTE, con la direzione artistica della Compagnia Teatrale Stregatti.

Posto unico 15 euro
info: 3314019616
stregatticomp.teatrale@gmail.com

Nicoletta Cavanna

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