Autore Redazione
mercoledì
27 Aprile 2016
05:13
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Eventi

“Wild West Show”: la corsa verso il mito e il ritorno. Appunti dall’anteprima

“Wild West Show”: la corsa verso il mito e il ritorno. Appunti dall’anteprima

ASTI – Il west, il mito tramandato dal cinema, il presente e l’identità.

Wild West Show” è il nuovo spettacolo del Teatro degli Acerbi, scritto da Fabio Fassio e diretto da Elvira Frosini e Daniele Timpano, in un lavoro di squadra che ha portato la compagnia astigiana a confrontarsi con le tante sfaccettature dello stile inconfondibile dei due registi romani.

L’anteprima per addetti ai lavori del 26 aprile al Teatro Giraudi, un luogo incantevole all’interno della chiesa sconsacrata di San Giuseppe ad Asti, ha mostrato il risultato di questa nuova collaborazione, arricchimento significativo per gli Acerbi, già diretti da nomi come Luciano Nattino e Oscar de Summa.

Lo spettacolo è dichiaratamente il tentativo di mettere in scena “l’ultimo mito dell’occidente imperialista e trionfante”. Il titolo è quello del più grande spettacolo cialtronesco di tutti i tempi: il “Wild West Show” di William Frederick Cody, in arte Buffalo Bill, giunto in Italia nel febbraio del 1890, preceduto da enormi campagne pubblicitarie, con una carovana di 59 vagoni ferroviari.

Il testo, nelle mani di Frosini e Timpano, assume un andamento torrenziale dove tutto appare, dove le citazioni si moltiplicano e il mito si confronta con il presente e l’assente. L’impronta è quella  che è valsa loro la candidatura al Premio Ubu nel 2012 con “Aldo morto”, vincitore anche del Premio Rete Critica 2012 ed del premio Nico Garrone 2013, oltre a molti altri riconoscimenti e ad una puntata dedicata nel 2014 su rai5 nel ciclo “Roma: la nuova drammaturgia”.  

Cinque attori, privi di ogni apparato scenico, cavalcano alla ricerca di ciò che dal cinema ci è stato trasmesso del far west, ripercorrendo stereotipi, sequenze cinematografiche e menzionando personaggi e luoghi comuni.

Il linguaggio e la mimica sono quelli dei film entrati nella storia e i dialoghi sono interrotti da note di regia, perché il west è quello di John Wayne, di Ringo (qui, un giustiziere che uccide sempre gli innocenti) e degli attacchi alla diligenza. Il mito è sogno ed è parallelo ad una realtà che sfugge nella sua pochezza, che fa arrabbiare e che induce alla fuga.

Si ride molto di fronte ad un’interpretazione sostenuta da un ritmo serrato, da una gestualità forsennata e da una sintonia di insieme che ricrea immagini che si sovrappongono. La cavalcata attraverso i quadri cinematografici di rito di ogni film western non è solo metaforica, ma reale e incalzante nelle movenze. Al suo termine il nulla, una voragine che delude e induce al ritorno all’oggi e ad un’identità nazionale recuperata nella superficie. Alla domanda “Noi chi siamo?” la risposta è una futile sequenza di canzoni e di frammenti di orgoglio nazionale cui non corrisponde una reale memoria.

Il mito sarà un altro perché alla vacuità si deve sostituire un sogno da raggiungere, propinato da una tendenza del momento. “Un italiano vero” cantata in cinese è l’esilarante finale che mostra la nuova frontiera: non più l’ovest, ma l’est.

Massimo Barbero, Patrizia Camatel, Dario Cirelli, Fabio Fassio e Elena Romano divertono dall’inizio alla fine dando vita ad un testo multiforme, che parte da vissuti personali (di loro stessi, che per primi si sono confrontati con i loro ricordi legati ai western) e illumina su un atteggiamento mentale comune. Dal particolare alla società, dal passato all’oggi e dall’immaginario al reale: tanti i piani su cui gioca lo spettacolo, in un tutto organico che fluisce grazie alla perfetta intesa dei protagonisti sul palco, ad un testo intelligente e a tempi comici perfetti.

“Wild West Show”  sarà presto inserito nelle migliori rassegne estive ed invernali anche nella nostra zona

Nicoletta Cavanna

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