21 Agosto 2016
22:14
Euripide oggi. Recensione de “Le Baccanti” al Castello di Coazzolo
COAZZOLO – La perdita di sé e gli aspetti più terribili del rito religioso sono il tema inquietante de “Le Baccanti”, tragedia cupa , dove non appare alcuna ragionevolezza, ma solo la vittoria spietata del dio crudele e vendicativo.
La versione presentata da Magdeleine G, domenica 21 agosto, nell’ambito della rassegna “Paesaggi e oltre”, diretta dal Teatro degli Acerbi, nel bellissimo parco del Castello di Coazzolo, alla luce del tramonto, rispetta totalmente l’ambiguità e la tensione del messaggio di Euripide.
Diciassette protagonisti tra attori, danzatrici e un percussionista, guidati dalla regia di Tommaso Massimo Rotella e dalle coreografie di Silvia Gatti, hanno dato voce e corpo ad una vicenda il cui orrore è intatto ancora oggi.
Penteo, sovrano di Tebe, mette in dubbio la divinità di Dioniso e proibisce i riti a lui dedicati, per soccombere per mano della propria madre Agave, posseduta dal dio e, solo più tardi, una volta ritornata in sé, disperata.
La soluzione registica sfrutta l’ambiente esterno, allestito come un anfiteatro, e utilizza diversi accessi alla scena da parte degli attori-danzatori, sorprendendo lo spettatore alle spalle e creando più punti dove focalizzare l’attenzione, con i protagonisti sempre in scena e sempre in parte.
Gli aspetti più evidenti sono la fortissima fisicità e la perfetta intesa fatta di sincronia e fluidità. Parlando di coreografia viene da pensare ad una danza laddove riconoscere figure note, mentre, in questo caso, manca ogni intenzione virtuosistica: le baccanti non sembrano ballare intenzionalmente, sono entità possedute, i loro gesti sono frutto di un’esperienza mistica e i loro volti perdono ogni compostezza. Così il vino non è immaginato, ma inonda le vesti e i capelli e espande un profumo intenso che inebria e travolge in un’esperienza sensoriale.
È una tragedia densa, che riempie gli occhi e circonda da più parti, che entra nelle narici e risuona nelle orecchie con i versi greci pronunciati nella loro originaria musicalità (ottimo il momento dell’alternanza tra versi in lingua originale e traduzione ), quella di Magdeleine G.
Un ottimo gruppo di giovani attori e danzatrici, una regia che preserva un testo immortale e lo propone con una ventata di aria fresca nel parco di un castello che diventa il luogo di un rito antico e un pubblico numerosissimo e rapito. Rimane impresso nella mente uno spettacolo raro per tanti aspetti, che ha il coraggio di proporre un testo non facile in una veste ritmica e trascinante, dove la recitazione si nutre dell’alternanza e della sintonia di tutti i protagonisti. Da consigliare.
In scena: Carlo De Ambrogi, Ilaria Bacciu, Lara Barbara, Gaia Dimino, Teo Morselli, Federico Orizzonte, Marianna Rotella, Martina Scudeler, Ilaria Vannucci, Iglifh Zorzi
Danzatori: Alice Carello, Jessica Cicalese, Lucia Roberto, Elena Lanzetti, Virginia Parise, Luana Seidita, Giulia Vianzone
Il prossimo e ultimo spettacolo di “Paesaggi e oltre” sarà, martedì 23 agosto, alle ore 16.30, a Montegrosso d’Asti, “La storia di una lumaca che imparò l’importanza della lentezza” dal best seller di Luis Sepulveda, presentato dal Teatro degli Acerbi, per la regia di Fabio Fassio, con ingresso gratuito.
Nicoletta Cavanna