9 Settembre 2016
22:00
Al via a Valenza la celebrazione del 72° Anniversario dell’eccidio della Banda Lenti
VALENZA – Sabato 10 settembre, il Comune di Valenza, in collaborazione con il Comitato Unitario Antifascista e per la Salvaguardia delle Istituzioni Democratiche, la Provincia di Alessandria, i Comuni di Camagna, Ottiglio, Vignale M.to e Casale M.to, l’Ist. per la Storia della Resistenza e della Società contemporanea, A.N.P.I. – F.I.V.L. – A.N.C.R. commemorerà il 72° Anniversario dell’eccidio della Banda Lenti, la brigata partigiana più famosa della resistenza in Monferrato insieme alla banda Tom.
Le delegazioni, le autorità e i cittadini si ritroveranno a Palazzo Pellizzari alle 15.30, da dove partirà il corteo che attraverserà corso Garibaldi, viale Oliva, dove sarà deposta la corona davanti al Monumento ai Caduti, proseguirà poi in viale Cellini, in viale Vicenza, con la deposizione della corona al Cippo Banda Lenti. Il corteo culminerà alle 16.30 al cimitero dove si svolgerà la deposizione della corona al Sacrario Caduti ed al muro della fucilazione. Dopo la Santa Messa in suffragio ai caduti, officiata da Don Massimo Marasini, seguirà il saluto del Sindaco e gli interventi delle autorità presenti.
Durante le cerimonie, che si svolgeranno a Valenza ed a Camagna M.to (comuni gemellati per le tragiche vicende che portarono i partigiani della Banda Lenti, catturati vicino a Camagna, ad essere fucilati a Valenza, sede del Comando nazifascista) per celebrare il triste anniversario, avrà luogo uno scambio simbolico di una pianta di corbezzolo, pianta che presenta i tre colori della bandiera italiana; verde (nella pianta), bianco (nei fiori) e rosso (nelle bacche).
L’orazione ufficiale sarà eseguita da Luciana Romoli Baglioni, la nota partigiana staffetta che già a 14 anni portava volantini e armi ai gappisti e partecipava agli assalti ai forni durante l’occupazione tedesca.
Ascolta l’intervista a Luciana Romoli Baglioni
In caso di maltempo la cerimonia di sabato pomeriggio si svolgerà presso la sala consiliare del Comune di Valenza.
Autobiografia di Luciana Romoli
Sono nata il 14.12.1930 a Roma, nel quartiere periferico di Casalbertone. Mio padre funzionario delle FFSS, era stato ufficiale degli alpini, mutilato e decorato nella guerra ‘15-’18; mia madre apparteneva a una famiglia “sovversiva”, alcuni miei zii erano imprigionati e confinati, Mia nonna materna viveva con noi ed ha avuto un grande ruolo nella mia formazione. Sono la terza di dieci figli.
Il mio primo atto politico l’ho compiuto ad otto anni nel 1938 quando vennero emanate le leggo razziali: frequentavo la terza classe elementare femminile ed ho difeso la mia compagna di banco Deborah, venendo anch’io espulsa da tutte le scuole. Ho preso da esterna la licenza elementare, grazie anche all’aiuto delle compagne che ci portavano i compiti ed alle lezioni che ci impartiva mio padre. Deborah e la sua famiglia sono stati sterminati ad Auschwitz.
A 12 anni ho iniziato a lavorare come operaia in un sacchificio a San Lorenzo, I sacchi normalmente riempiti di cemento erano invece colmati di sabbia per proteggere i monumenti e le fontane. Il sacchificio e altri casamenti furono a loro volta colpiti dalle bombe, che hanno distrutto in parte il mio quartiere. Sono stata 14enne staffetta partigiana portando i volantini e le armi ai gappisti. Nella nostra casa si stampava l’Unità clandestina. Ho partecipato all’assalto ai forni che mia madre patriota e molte donne romane hanno fatto durante l’occupazione tedesca.
Nel dopoguerra non ho ripreso subito gli studi per le difficili condizioni familiari. Operaia nella fabbrica tessile Milatex, sono stata licenziata perché attivista sindacale e processata per aver falsificato la data di nascita per trovare lavoro a 12 anni anziché a 14. E’ stato Umberto Terracini, mio avvocato, a farmi assolvere perché il fatto non costituiva reato: il Giudice si è commosso e ha strappato tutto il mio fascicolo.
Nel 1946 mi sono trasferita a Siena, ospite nel convento dove una zia paterna era suora. Ho anche lavorato come domestica e presso una famiglia di contadini. Tornata a Roma nel 1948, sono stata un’attivista sindacale e dirigente delle ragazze comuniste delle borgate. In quegli anni ho preso parte alle raccolte stagionali del riso e delle ulive, perché come figlia di ferroviere viaggiavo gratis.
Nel 1950 sono stata assunta dalla Direzione del PCI, prima nell’Associazione Pionieri d’Italia, dove ho collaborato con Gianni Rodari, poi fino al 1963 presso varie sezioni di lavoro: Femminile, Stampa e Propaganda, Organizzazione. prima con Giorgio Amendola e poi con Enrico Berlinguer.
Nel 1957 ho ripreso a studiare in corsi serali conseguendo in 3 anni il diploma di ragioneria. Subito dopo, nel settembre 1960 mi sono sposata; mio marito è medico. Sono madre di tre figli e nonna di due nipoti.
Nel 1963 sono stata assunta per concorso come ragioniera all’ACEA (Azienda Comunale Elettricità ed Acque di Roma), ho proseguito gli studi universitari, laureandomi in Biologia. Ho istituito e diretto il Laboratorio di Idro-biologia ACEA, occupandomi della qualità delle acque, in particolare vigilando sugli acquedotti nel tempo del terrorismo.
Dal dicembre 1995 mi trovo in pensione. Attualmente sono attiva in ASSOLEI, associazione femminile che tutela le donne dalle discriminazioni e dalle violenze sessuali nei luoghi di lavoro.
La mia principale attività politica da vent’anni è quella di portare nelle scuole di tutta Italia, assieme ad altre partigiane, la testimonianza della partecipazione delle donne alla Resistenza, incoraggiando le ragazze ed i giovani a proseguire la lotta per la libertà, la giustizia e la solidarietà, che sono i valori primari della nostra Costituzione.