26 Novembre 2016
11:17
I contrasti e i loro estremi. Recensione di “Come vi piace” al Teatro Civico di Tortona
TORTONA – Dramma pastorale, parossismi e comicità spinta all’estremo.
Venerdì 25 novembre, al Teatro Civico di Tortona, la Compagnia del Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale, in collaborazione con L’Estate Teatrale Veronese, ha presentato “Come vi piace”, commedia definita pastorale e mozartiana di Shakespeare, per la regia di Leo Muscato.
Il testo si gioca sulle contrapposizioni . Un duca buono e uno usurpatore del trono, i due fratelli de Boys nemici, crudele Oliver e gentile d’animo Orlando, e il mondo ideale–bucolico della foresta di Arden contro la negatività della corte. Intrecciate alle dicotomie, nascono e vivono i loro tormenti a lieto fine le storie d’amore, la cui principale è quella tra Rosalinda, figlia del duca legittimo, e Orlando.
La regia di Muscato punta all’eccesso. Tutti i personaggi sono caricaturali, la comicità prevale, i costumi appartengono all’immaginario dark o al pacifismo hippie.
Su uno sfondo formato da tre pareti di fettucce, sulle quali vengono proiettate luci o immagini di rami, si creano i due ambienti antitetici: la corte e la foresta. Nella prima prevale il kitch. Le parrucche e gli abiti delle due cortigiane, il trono –poltrona da barbiere e le piume da pavone, insieme alla pelle nera e ad un armamentario gotico, creano un polo grottesco e comico. L’apice è segnato dal duello tra Orlando e il lottatore Charles (Vittorio Cammarota, anche nel ruolo del pastorello) che pare un incontro di pugilato a distanza, scandito dalla musica e da una spettacolarità sfacciata. Di contro, la foresta di Arden, dove vivono esiliati il legittimo duca, i suoi cortigiani fedeli, pastorelle, pecore e amanti tormentati, è rappresentata da un unico albero e da foglie sul suolo. E’ un non -luogo di pace nell’accezione del pacifismo più scontato, quello delle comunità hippie degli anni ‘70, i cui stilemi comuni sono ormai bollati in senso ironico. Il duca è una sorta di santone dall’aria estatica e dal collare di piume, le collane riportano al look proprio dei figli dei fiori e i toni sono di un’accezione buonistica così accentuata da suscitare molta ilarità. E poi pecore che interagiscono con l’azione, che cantano in coro all’inizio del secondo atto e un carattere decisamente pastorale, laddove i pastori sono sullo stesso piano di chi viene pascolato.
Bravissimi gli interpreti, tutti credibili e tanto più bravi quanto più sforzato e portato all’estremo il loro personaggio. Spicca il malinconico Jacques (Michele di Mauro), personaggio controverso e interprete del famoso monologo “tutta la vita è un palcoscenico…”. Nella regia di Muscato ha un aspetto quanto mai tenebroso, è vestito in pelle nera e rimanda alla mente il Piton della saga Potteriana, eppure funziona, pare una creatura della foresta ed è anello di collegamento tra i tanti opposti della commedia. Convince Marco Gobetti, godibilissimo nel doppio ruolo dei due duchi e così il buffone Eugenio Allegri, che attinge alla commedia dell’arte per un ruolo di folle-saggio. Splendida la Rosalinda di Beatrice Vecchione, nei suoi giochi d’amore en travesti con l’amato Orlando (un Daniele Marmi in abiti simil-tirolesi, altro aspetto che tende ad accentuare la caricatura e a cancellare l’immagine canonica del bel giovane). E’ proprio nelle scene di Rosalinda in abiti maschili, le più tendenzialmente leziose, che traspare carattere e grande credibilità. Notevole la Celia, figlia del duca crudele, di Silvia Giulia Mendola, sempre in parte senza mai cadere nella scontatezza della bontà melensa e dell’innamoramento repentino per Oliver ( Matteo Baiardi in mantello da signore delle tenebre). Si prodigano in più parti Mariangela Granelli, Laura Pozone (pastorelle, pecore, cortigiane, sempre in scena in coppia), e Giulio Baraldi, in un gioco di continui travestimenti nel quale sono così bravi da apparire irriconoscibili.
Dunque prova ottima per tutti i protagonisti, generosi e alle prese con un allestimento che mette a dura prova il carattere originario dei loro personaggi. Sì, perché questo “Come vi piace” inonda lo spettatore di immagini diverse, di stimoli visivi, di accenti vernacoli, di parodia dello spirito bucolico e un poco destabilizza. Ormai è diventata una consuetudine interpretare Shakespeare in modo smaccatamente personale e ciò suscita pareri contrastanti. Leo Muscato centra tuttavia la direzione dell’opera originaria, perché, salvo qualche particolare come il coro delle pecore che pare ridondante, la commedia ha un ritmo veramente musicale (dettato letteralmente dalla musica della chitarra e del violino di Dario Buccino), suscita ilarità in continuazione, come per una commedia deve essere, e gioca sul grottesco senza penalizzare il testo. La macchina teatrale funziona e le due ore e mezzo della pièce scorrono e divertono, con qualche apice poetico che emerge per intensità.
Molti applausi dal pubblico del Teatro Civico di Tortona che ha mostrato un chiaro apprezzamento di questo terzo spettacolo in cartellone. La stagione del Civico, che da quest’anno aderisce al Circuito Regionale Piemonte dal Vivo, continuerà, martedì 20 dicembre, con “Una giornata Particolare”, con Giulio Scarpati.