28 Novembre 2016
11:11
E’ partita la Rassegna Open. Recensione di “Ah, com’è bello l’uomo” al Teatro Giraudi di Asti
ASTI – Il Teatro Giraudi è uno spazio all’interno della ex chiesa barocca di San Giuseppe, che presto sarà ribattezzato con un nome scelto dallo stesso pubblico nell’ambito di “? – The stage game”, un gioco in due puntate (di cui la seconda venerdì 2 dicembre), interattivo, coinvolgente e, naturalmente, teatrale.
La Fondazione Piemonte dal Vivo, l’Associazione CRAFT e il Teatro degli Acerbi intendono rilanciare questo luogo dalle forme antiche con una rassegna giovane, ricca di spettacoli propositivi, danza, nuovo circo e soprattutto idee originali.
L’effetto è affascinante, come in ogni accostamento azzardato. L’interno della ex chiesa di San Giuseppe trasuda antichità e gli spettacoli nuovi, di una novità di concetto e di ingegno, che vi sono programmati, sembrano infondere alle pareti e alle volte nuova vita. In effetti ciò che è bello non può che attirare bellezza, viene da pensare.
Open è il nome della Rassegna e vanta tante collaborazioni prestigiose, da “Parole d’artista”, del Teatro di Dioniso (la direzione artistica è di Valter Malosti) , al circuito Concentrica, un vero network teatrale, che veicola in più città lavori di compagnie emergenti di particolare interesse.
Open è iniziato nel fine settimana scorso ed è entrato nel vivo con due spettacoli del progetto contemporaneo del_Presente, entrambi nell’ambito della rassegna Concentrica. Domenica 27 novembre è stata la volta di “Ah, com’è bello l’uomo”, della Compagnia Zenhir, uno spettacolo appartenente al genere del nuovo circo.
Quando si parla di circo, l’immagine legata alla memoria collettiva rievoca tendoni, lustrini, animali ammaestrati e tanto altro. Il nuovo circo eredita il carattere giocoso della tradizione, ma è una nuova concezione di spettacolo globale, che si presta, per le sue caratteristiche anche teatrali, ad essere messo in scena anche in altri luoghi.
Elena Bosco, Giulio Lanfranco e Flavio Cortese, tutti membri del circo Magdaclan, i primi due in quanto artisti, Cortese come tecnico, hanno presentato uno spettacolo straordinario come le prestazioni circensi e fluido nel suo scorrere come una narrazione animata. Il tema è scherzoso e tratta l’evolversi del modo di comunicare, riassumendo, in quadri che appaiono epocali, i diversi approcci tra i due sessi e l’interazione in genere.
Le evoluzioni con la scala, le acrobazie e le prove di equilibrio trovano una modulazione con l’espressività del teatro danza. I protagonisti commentano con parole le varie fasi di passaggio in un’escalation dall’homo primaris all’homo superlativis, passando attraverso la psicosi della dipendenza da media. Con loro in scena anche il tecnico Flavio Cortese, una presenza che, oltre ad essere indispensabile all’azione, aggiunge un ulteriore tocco ironico.
Al termine dello spettacolo sono gli stessi artisti a spiegare il loro intento iniziale di raccontare qualcosa attraverso le loro specifiche modalità artistiche. Il progetto è approdato all’argomento dei social perché “siamo parte di quella generazione che ne può parlare, perché abbiamo visto il cambiamento, ci ricordiamo ancora di come era prima”.
Lo spettacolo risulta divertente e fresco. Stupisce per le prodezze fisiche, ma ancora di più per la nuova idea teatral-circense che da tempo è sdoganata in altri paesi (in particolare in Francia, dove esistono molte scuole di circo) ma è ancora tutta da conoscere da noi.
Uno spettacolo da vedere e una rassegna da seguire, che riserva molte sorprese.