16 Dicembre 2016
05:00
A Serravalle un tuffo nei versi danteschi con Benito Ciarlo e Andrea Chiave
SERRAVALLE SCRIVIA – “Questa montagna è tale, che sempre al cominciar di sotto è grave; e quant’om più va sù, e men fa male”. Sarà questo uno dei passi che Benito Ciarlo e Andrea Chaves, in occasione dell’iniziativa “Lettura del IV Canto del Purgatorio”, presenteranno venerdì 16 dicembre, alle 21, alla Biblioteca Comunale “Roberto Allegri” di Serravalle Scrivia.
Una serata culturale in omaggio ai versi del capolavoro di Dante che, vedrà alternarsi sul palco lo scrittore e il giovane novese per affrontare le terzine del IV Canto del Purgatorio. Con una recita viva e grazie alla forza della poesia, i due esperti danteschi meraviglieranno gli spettatori e trasporteranno il pubblico in una curiosa esperienza immersiva.
La serata terminerà con un piccolo rinfresco che costituirà l’occasione per uno scambio di auguri prenatalizio.
La scena si svolge nel primo balzo dell’Antipurgatorio (cioè il primo ripiano del monte, prima delle cornici) di cui il custode è Catone. Qui Dante e Virgilio incontrano le anime dei negligenti, cioè coloro che attesero a convertirsi fino al momento della morte. Hanno come pena quella di rimanere nell’Antipurgatorio il tempo che vissero, sedendo all’ombra di grandi macigni, in un ozio che contrasta col desiderio di ascendere a Dio. Il personaggio principale descritto nel canto è il fiorentino Belacqua.
Dopo aver salito faticosamente il primo ripiano del monte, Virgilio descrive a Dante il movimento del Sole e dei pianeti e le caratteristiche della montagna del Purgatorio. I due poeti incontrano poi Belacqua, che spiega il perché se ne sta ozioso in quel luogo. Il tema principale è quello del contrasto tra l’ansia di purificazione di Dante e la neghittosità delle anime penitenti.
Viene qui delineandosi il compito di Dante come pellegrino, chiamato alla dura fatica (fisica, e metaforicamente anche spirituale) della scalata del Purgatorio; l’espiazione è un cammino lungo e faticoso, specialmente nelle sue fasi iniziali. Il personaggio di Belacqua è dunque adoperato dal poeta come avvertimento: scoraggiarsi di fronte all’enorme salita, evitando l’impegno con essa e tardando con frequenti pause e ripensamenti, è grave colpa e sintomo di un animo indisposto alla fatica.
Una colpa della quale Dante non si sente macchiato; sostenuto dalle esortazioni di Virgilio, riesce a guadagnare l’obiettivo fissato (il balzo sopra di sé) senza fermarsi e senza tentare di mutare strada, trovando persino la forza di affrontare una difficile spiegazione squisitamente scolastica (segno di un intelletto ancor più infaticabile).