Autore Redazione
venerdì
16 Dicembre 2016
01:23
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Eventi - Valenza

Candore, poesia e trasversalità. Recensione di “Kish Kush” al Sociale di Valenza

Candore, poesia e trasversalità. Recensione di “Kish Kush” al Sociale di Valenza

VALENZA – “Io vivevo in uno spazio mio , poi sei venuto tu ed è venuto fuori un pasticcio, uno scarabocchio” (Kish Kush in ebraico)

Giovedì 15 dicembre “Kish Kush, tracce di un incontro”, storico spettacolo di Teatrodistinto per la regia di Daniel Gol,  è stato messo in scena, nel suo nuovo allestimento, al Teatro Sociale di Valenza, per un pubblico di adulti e bambini.

Entriamo e veniamo fatti accomodare sul palco del Teatro, diviso in due da un muro di carta, così da vedere solo una parte di ciò che accade, ovvero il punto di vista di uno dei due protagonisti, e l’ombra in controluce dell’altro. La storia, molto gestuale e in parte parlata in italiano ed ebraico, è quella di un incontro temuto e desiderato, che genera scontro e scoperta del diverso. L’azione scenica è giocata sul contrasto di due fisicità diverse, alto Andrea Polia, più basso Giuseppe Palasciano, su simboli che rappresentano appartenenze differenti e su una sincronia ed un’intesa molto credibili.

Kish Kush è stato rappresentato in tutto il mondo, in otto anni di tournée, ha avuto numerosi riconoscimenti ed è stato recensito ovunque in toni elogiativi. Tutto si è già detto circa l’eloquenza della simbologia, la poesia della metafora e l’universalità del linguaggio gestuale utilizzato. Il candore sembra essere il segreto di tanta immediatezza. Il bianco del foglio su cui si muovono i protagonisti riflette la loro anima e l’abbinamento è fresco e geniale. Lo stesso foglio viene disegnato e sporcato, diventando specchio della vita, uno scarabocchio confuso e ricco. Non molte le parole, ma mirate e divertenti, imperniate sugli equivoci generati dalle due diverse lingue parlate. Su tutto una gestualità calibrata alla perfezione, una sincronia che è l’asse portante della trama e un tono giocoso e poetico. Ciò che rimane impresso è la trasversalità, un valore puro ed intrinseco riconosciuto da spettatori di età molto diverse.  Il pubblico, tra cui  non pochi bambini, nonostante l’orario serale, è stato trasportato, ha riso di gusto e si è immedesimato in due ragazzi di diverse etnie, curiosi, desiderosi di amicizia, ma anche timorosi di perdere qualcosa di proprio.

Kish Kush è una macchina perfetta, interpretata da due bravissimi giovani attori che esprimono tutte le varianti della sorpresa e dello scontro con il diverso, regalando un piccolo gioiello da non perdere.

 

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