Autore Redazione
sabato
17 Dicembre 2016
01:38
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Eventi - Alessandria

Memoria e sfida. Recensione de “Il sogno di un’Italia. 1984-2004, vent’anni senza andare mai a tempo” alla Sala Ferrero

Memoria e sfida. Recensione de “Il sogno di un’Italia. 1984-2004, vent’anni senza andare mai a tempo” alla Sala Ferrero

ALESSANDRIA – Un cerchio che si apre con le parole disilluse sull’abitudine all’accettazione e sulla mancanza di riscatto dell’Italia di Mario Monicelli e si chiude su quelle analoghe dell’ormai anziano senatore a vita Parri, per rilanciare una scommessa.

Venerdì 16 dicembre, alla Sala Ferrero del Teatro Comunale, nell’ambito della stagione SIPARIO -MARTE, con la direzione artistica degli Stregatti, Andrea Scanzi e Giulio Casale hanno presentato “Il sogno di un’Italia. 1984-2004, vent’anni senza andare mai a tempo”,  spettacolo di teatro-canzone tratto dal libro di Scanzi “Non è tempo per noi” .

Il tema spazia attraverso un ventennio e le sue occasioni mancate a partire da un punto di declino fisso nella mente collettiva: il discorso di Berlinguer del 1984, poco prima della sua morte.

I fili sottesi alla narrazione e alle canzoni sono parecchi e ricorrono con una logica ferrea e un ritmo che spesso diventa ilare, lasciando il passo a dialoghi scherzosi tra i due protagonisti.  Alla base degli eventi e dei personaggi ricordati c’è il trait d’union della ricerca di un senso di appartenenza che sollevi dalla solitudine. E’ una storia sbagliata, direbbe De André, quella di una generazione che ha deluso le aspettative di cambiamento e se stessa. E allora, intorno ad un fulcro di vuoto, ruotano fatti, idoli della musica, dello sport o dello spettacolo da seguire per compensazione. Sfilano poi i personaggi che hanno incarnato la lotta per l’ideale, siano essi Falcone , Borsellino, ma anche Troisi e Pantani,  sullo sfondo di uno scenario di acquiescenza e di sedazione.

Nel ventennio dall’84 al 2004 le  illusioni, gonfiate da termini tronfi come quello di seconda repubblica, si sono sommate a nodi storici cruciali, i match point, laddove sarebbero potuti scaturire cambiamenti.

Lo spettacolo è movimentato e si avvale di azioni che travalicano la narrazione giornalistica. La gestualità diventa persino danzata in una versione quasi grottesca di “Viva l’Italia” di De Gregori, dove Casale canta mentre corre e Scanzi balla forsennatamente, momento riuscito e dall’effetto trascinante.  Le canzoni di  Fossati, Battiato, Vasco Rossi, Bennato, Gaber, Cohen (nell’Hallelujah  nella versione di Jeff Buckley) sono rese da Casale con un tratto teatrale, una voce inconfondibile e una presenza scenica che sembra donare profondità ai testi. Splendida e incisiva l’interpretazione de “Il cancro” di Gaber, sintesi di un dramma individuale ed epocale, che pare il centro dello spettacolo per drammaticità, ironia e metafora.

La regia di Angelo Generali punta su una teatralità che dà valore aggiunto al taglio giornalistico e su un’interazione tra i due protagonisti che ridono, giocano a ricordare pezzi musicali e alternano momenti di grande intensità emotiva.

“Il sogno di un’Italia” diverte, ricorda ciò che non si deve dimenticare e lancia una sfida difficile, quella di smentire le parole rassegnate dell’ultima intervista di Monicelli e del senatore Parri a fine carriera. Andrea Scanzi e Giulio Casale, dal canto loro, hanno già vinto la sfida del teatro, come confermato dai lunghissimi applausi in Sala Ferrero.

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