25 Gennaio 2017
05:00
“Alessandria da mangiare”: la storia della città attaccata alla parete
ALESSANDRIA – In ogni angolo di Alessandria, c’è sempre qualcosa da scoprire, e intendere l’arte come un mezzo per guardare con nuovi occhi ciò che da sempre ci sta intorno può rappresentare il primo passo verso la riappropriazione della città da parte dei suoi cittadini. È così che l’estro artistico del giovane e talentuoso artista Lele Gastini ha deciso di lasciare un proprio segno tangibile ad Alessandria, luogo dove l’illustratore è nato e vissuto e con il quale ha mantenuto un indissolubile legame affettivo.
Il bar ristorante Caffè Teatro di Alessandria, situato sotto i portici del comune, lunedì 16 gennaio si è impreziosito infatti di una nuova opera in bianco e nero con una parete del locale decorata da una grande illustrazione, 400×320 cm, realizzata proprio da Lele Gastini. Si intitola “Alessandria da mangiare” e racconta la storia del capoluogo attraverso i suoi simboli iconici, tra passato e presente, riuscendo a far dialogare in armonia spazi storici e culturali ma anche rappresentando la vocazione alessandrina verso l’enogastronomia.
Una sorta di omaggio alla città “per raccontare Alessandria in tutti i suoi dettagli” come spiega Lele. “Il titolo dell’opera si rifà al Caffè Teatro e l’idea è nata per puro caso: avevo saputo che volevano dare un tocco nuovo al locale e così ho proposto al titolare Simone Ceccato, di scegliere tra due illustrazioni da realizzare su una parete. La prima era dedicata esclusivamente alla storia della città mentre il secondo disegno era incentrato sul tema mangereccio. Ovviamente è stata scelta la seconda”.
L’opera, ammirabile da vicino da tutti coloro che quotidianamente frequentano il bar appare fin dal primo sguardo suddivisa in due parti e si innesta perfettamente in questa location. “A spiccare nella parte alta dell’illustrazione sono i monumenti e i luoghi simbolo di Alessandria, come il ponte Meier, Santa Maria di castello, Palazzo rosso, il Duomo, lo stadio e l’obelisco” come ci spiega l’autore. Sono questi alcuni dei tasselli che caratterizzano il labirinto urbano dell’illustrazione, accompagnati da linee e tratti che per certi aspetti ricordano Keith Haring, artista al quale Lele si ispira da diversi anni.
“Nella parte superiore ho voluto rappresentare Alessandria per quello che, ossia una bella città con una forte anima, e anche per ridare un po’ di dignità a scorci che diamo per scontati mentre nella parte bassa ho voluto dare più importanza al tema del locale, riproducendo un groviglio di mani, braccia, camerieri, piatti e realtà che si incontrano. C’è tanta mescolanza e questo rappresenta un tutto dinamico sotto la città” ha continuato il giovane illustratore.
Tra le note curiose appaiono tanti personaggi, alcuni ben nascosti altri più visibili. “Io mi sono divertito nel disegnare quest’opera, inserendo qua e là, dei miei amici, che comunque fanno parte della mia vita. Poi la maggior parte delle persone riprodotte nell’illustrazione identificano il modello alessandrino che io ho in testa, con il classico Borsalino, in bicicletta e in vespa” ha concluso Gastini.
“L’arte non riproduce ciò che è visibile, ma rende visibile ciò che non sempre lo è” affermava Paul Klee. Una frase famosa che torna a risuonare come una sorta di leitmotiv in “Alessandria da mangiare”.