25 Gennaio 2017
08:00
L’armonia nella differenza. Recensione di Smith & Wesson al Teatro Sociale di Valenza
VALENZA – “Tanti saltano nello stesso modo via dalla loro vita, oltre se stessi, rischiando tutto per sentirsi davvero vivi”
“Smith & Wesson” , spettacolo su testo di Alessandro Baricco e regia di Gabriele Vacis, andato in scena martedì 24 gennaio, di fronte ad un veramente numeroso pubblico, al Teatro Sociale di Valenza, è una storia che coinvolge tre vite, che dà loro uno scopo e che parte da tre fallimenti per trovare la forza di unire talenti e volontà.
Tre personaggi diversi per attitudini, carattere e modo di esprimersi si incontrano nel 1902 davanti alle cascate del Niagara, in una baracca-gabbia semi sospesa che, nella notevole scenografia di Roberto Tarasco, diventa anche sommità delle cascate e botte che rotola nell’abisso.
Nei nomi dei due uomini, Smith e Wesson, Tom e Jerry, c’è già un gioco di parole che crea complicità, nonostante le evidenti differenze. Smith (Natalino Balasso), è un meteorologo- inventore geniale, consapevole di esserlo, sebbene ricercato per truffa. La sua dialettica affettata e rigorosa, che fa delle parole delle macchine perfette, si scontra in modo esilarante con scoppi di ira improvvisi, che sorprendono e danno un tocco surreale al personaggio. Wesson, pescatore di corpi annegati nelle rapide, è interpretato da un Fausto Russo Alesi che dà il senso delle forti emozioni trattenute. La postura è sempre un po’ goffa, i gesti di tenerezza sono sul punto di esprimersi, ma lo fanno solo in accenno, tutto in lui desidera uscire e vivere, ma aspetta un elemento catalizzatore. Rachel Green, una giornalista di 23 anni alla ricerca di uno scoop(Camilla Nigro), diventa la scintilla capace di unire i loro tre destini nell’impresa folle di buttarsi dalle cascate del Niagara per acquisire notorietà, ma, soprattutto, per iniziare ad esistere e trovare un posto nella vita.
Fallimento e rinascita, diversità e complicità, l’agire comune che crea relazioni profonde, età matura disillusa e giovinezza sfidante. Queste le dicotomie che si fondono in un’impresa che appare man mano giusta e necessaria, in una frenesia che troverà l’epilogo nella narrazione a posteriori dei fatti. Sarà la signora Higgins, finanziatrice dell’impresa più volte citata e infine sulla scena(Mariella Fabbris), a dare voce alle ragioni di chi appare irragionevole.
Su tutto una moderazione che dà il tono della naturalezza a decisioni estreme, che suggerisce forti sentimenti e regala momenti di ilarità. I protagonisti sono talvolta estremi, litigano, ma ritornano immediatamente alla gentilezza reciproca (con un effetto decisamente irresistibile), sono anacronistici, ma sviluppano un forte legame nella loro convivenza e diventano inseparabili, nella vita come nel ricordo.
La loro sfida è per l’esistenza e la sfida riuscita dello spettacolo è l’armonia nella differenza che si respira nei passaggi dall’ironia, alla tenerezza, alla progressiva comprensione reciproca.
Molti applausi e un grande successo al Sociale di Valenza.