Autore Redazione
domenica
29 Gennaio 2017
10:35
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Eventi - Alessandria

La tensione dell’incomunicabilità. Recensione di “Un leggero malessere” al Teatro Ambra

La tensione dell’incomunicabilità. Recensione di “Un leggero malessere” al Teatro Ambra

ALESSANDRIA – Incomunicabilità, vuoto, apparenza e situazioni al limite dall’assurdo che svelano nevrosi.

Sabato 28 gennaio, al Teatro Ambra, nell’ambito della Rassegna Ambra Brama di Musica & Teatro,  La Compagnia dell’Ambra, in collaborazione con I Pochi, per la regia di Daniela Tusa,  ha messo in scena, di fronte ad un numeroso pubblico, “Un leggero malessere” di Harold Pinter, drammaturgo che, come pochi altri, ha saputo esprimere il disagio interiore.

La pièce unisce l’elemento della vacuità della vita routinaria di una coppia di coniugi con l’aspetto dell’assurdo, che ne scopre il lato oscuro.

Edward (Maurizio Pellegrino) e Flora (Claudia Chiodi) parlano del nulla, non comunicano e ripetono frasi inutili per coprire il niente abissale. I loro non-discorsi diventano a tratti logorrea accelerata che accentua la mancanza di qualunque significato. Il leggero malessere è esistenziale, è un dolore agli occhi di Edward, che somatizza il mal di vivere, ed ha una forma antropomorfa: quella di un inquietante venditore di fiammiferi (Marcello Barbera), fermo davanti  all’abitazione della coppia.

Sarà lui il personaggio muto, invitato nella casa-rifugio dei protagonisti, davanti al quale, singolarmente, Edward e Flora libereranno le loro frustrazioni, finalmente comunicando. Il paradosso sta nella necessità di vero dialogo che si esprime con un interlocutore silente e immobile, specchio e cartina tornasole di un disagio interiore.

L’allestimento ha una patina raffinata (musiche di Bach, scenografia sobria di Sara Amodio) che rivela fin da subito una tensione progressiva. Le forze sottese sono violenza, ricerca di condivisione, paradossale infantilismo e carica sensuale. Restano impressi gli accessi repentini di ira di Edward/Maurizio Pellegrino, immediatamente repressi e alternati ad atteggiamenti infantili al limite della patologia nervosa. Eccellente il monologo di Flora/Claudia Chiodi, un crescendo da seduta freudiana a sensualità liberata. I passaggi sono tanto rapidi quanto inattesi, sottolineati da una fisicità intensa e, talvolta, improvvisa.

E’ un Pinter teso, denso e moderno quello della Compagnia dell’Ambra.  Da vedere per l’interpretazione convincente, per l’eleganza dell’insieme, che permette spiragli ironici nel dramma, e per il ritmo sostenutissimo imposto dalla regia.

 

 

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