Autore Redazione
lunedì
20 Febbraio 2017
01:03
Condividi
Eventi - Valenza

Comicità e delirio. Recensione de “L’avaro” al Teatro Sociale di Valenza

Comicità e delirio. Recensione de “L’avaro” al Teatro Sociale di Valenza

VALENZA – “L’avaro” di Molière tratta temi di sempre e offre lo spaccato di una famiglia dove le passioni combattono con la grettezza e i rapporti sono compromessi dal disvalore dell’avidità.

Domenica 19 febbraio al Teatro Sociale di Valenza, nell’ambito della Stagione APRE,  la compagnia Arca Azzurra Teatro  ha presentato il suo allestimento de “L’avaro” con Alessandro Benvenuti e la regia di Ugo Chiti.

La vicenda è nota e verte sull’avidità del ricco Arpagone, che intende destinare i figli a matrimoni di interesse, mentre progetta di sposare una giovane, di cui è innamorato il figlio Cleante. Intorno a lui,  una corte di persone che tramano nell’intento di persuaderlo o di ingannarlo, come con un despota sempre più solo.

La scelta registica di Chiti privilegia una scenografia stilizzata, nera, che suggerisce una fuga di ambienti e che pare tetra e fredda. Sul nero imperante spiccano gli abiti candidi di Cleante ed Elisa, i figli di Arpagone, che sembrano stranieri in un luogo che non ha nulla di accogliente.

Due i registri privilegiati nel rispetto del testo, non contaminato, come spesso capita di vedere, ma solo snellito ad arte. Prevale una comicità fatta di equivoci, ritmo e sapiente interpretazione e, parallelamente, una vena tragica che ingigantisce la solitudine psicologicamente malata del protagonista, che esplode nel finale con un dialogo, patologico perché felice, con le monete d’oro.

Tutto gira attorno alla frattura tra il mondo esterno e Arpagone, chiuso nella sua ossessione. Anche i personaggi mascherati, che richiamano la commedia dell’arte, sono funzionali allo scopo di focalizzare l’attenzione su di lui, sui suoi dialoghi con interlocutori muti o falsamente compiacenti.

Un’ottima prova da parte di Benvenuti, che dona al suo avaro delle inflessioni ironiche toscane ed è irresistibile nella sua psicosi. La sua incomprensione di fronte alla dichiarazione del servo Valerio dell’amore per Elisa è giocata con un ritmo perfetto per comicità e il finale è un delirio di paranoia. L’intero cast formato da Giuliana Colzi, Andrea Costagli, Dimitri Frosali, Massimo Salvianti, Lucia Socci, Paolo Ciotti, Gabriele Giaffreda, Desirée Noferin si rivela all’altezza e in parte, per uno spettacolo che regala un Molière immediato e meritevolmente rispettato.

Molti applausi al Teatro Sociale di Valenza.

 

Condividi