18 Marzo 2017
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Una prospettiva che svela connessioni. Recensione di “1968, lo sport narra la storia” a SET, Festival Sport&Teatro alla Sala Ferrero
ALESSANDRIA – Ogni spettacolo ha un’anima e quella di “1968, lo sport narra la storia”, di e con Nicola Roggero, è l’intelligenza applicata alla narrazione dei fatti. Lo spettacolo, presentato venerdì 17 marzo alla Sala Ferrero del Teatro Comunale, nell’ambito di SET, Festival Sport&Teatro, è un monologo che ha la precisione di una lectio magistralis.
Roggero racconta, collega fatti storici e sportivi, fermenti intellettuali e movimenti politici; si sposta dal contesto europeo per parlare di quello d’oltre oceano. I fatti sono quelli del ’68, ma non solo, hanno delle radici precedenti e delle conseguenze posteriori, in una catena storica e umana dove tutto è legato da una capacità di comprensione illuminante.
La nausea di Sartre e il filo logico secondo il quale la realtà esiste attraverso i pensieri e le azioni sono il punto di partenza filosofico per una storia di uomini e di nazioni. Il 1968 e gli anni ’60 in generale sono stati un periodo storico molto intenso e Roggero, con una completezza rimarchevole, parla della primavera di Praga, dell’invasione sovietica, della contestazione alla Sorbona. Oltre oceano la segregazione razziale, Martin Luther King, Malcom X, il Vietnam e i Kennedy. Lo sport c’è ed è la logica ferrea che ricorda la sua stretta connessione con la storia. Le vittorie dei cecoslovacchi sull’Urss al Mondiale di hockey del 1969 sono state conquistate con una vera guerra sul campo da gioco, le storie del pugile Cassius Clay/Mohammed Alì e dei cestisti Bill Russell e Wilt Chamberlain sono strettamente legate alla lotta contro la segregazione razziale e così innumerevoli altre vicende.
Il ritmo della narrazione è dato dalla musica del sassofono di Felice Clemente e dal contrabbasso di Roberto Mattei, una colonna sonora costante che accompagna e accentua l’attenzione. Roggero non si risparmia, sciorina nomi, date, puntualizza particolari che poi riprende per concludere ragionamenti in cui sempre le azioni, l’esistenza per Sartre, sono ciò che davvero conta. Il taglio dello spettacolo è giornalistico, nel senso più alto e più contenutistico del termine. Ciò che rimane è una prospettiva ampia di lettura della storia e il ricordo di grandi campioni che hanno fatto scelte da grandi uomini del loro tempo.